Scritto da © Piero Lo Iacono - Dom, 31/10/2010 - 12:32
Passiamo come immagini.
Comparse allo specchio.
Plasmate Parvenze.
Logorate dall’andirivieni
di sostanze e assenze.
Tonnara di passanti.
Passaggi di tempo.
Passiamo come pesci che scivolano, forse volano,
ma traccia di loro non lasciano.
Come api operaie o formiche soldato
privi degli organi riproduttivi.
Passiamo.
E caduco è ciò che siamo. Ciò che amiamo.
Il mio nome ho scritto sui noccioli delle pesche.
Ma è apparenza il cerchio
dal seme al fiore al frutto fino al seme.
Non riesco a dare un senso a ciò che fugge.
Troppo rincorro ciò che non si afferra.
La foglia vola e marcisce accanto al frutto dove cade.
A molte cose sono morto e vivo desiderando.
Morendo di tante morti al giorno.
Valga la fugacità più della sua ferocia!
E il fiore non meno di una colonna dorica!
È l’effimero che dà senso all’esistenza.
Come la tua bocca quando s’apre in un sorriso.
Scendi dal treno in corsa da cui guardi il mondo.
Scendi! Scegli un dettaglio, un oggetto, un tratto.
Guarda! Rifletti! Comprendi!
Guarda ma con lo spirito di osservazione perduto!
Poi vaglia l’inezia e cogli l’istante
in cui la realtà più concentri il suo significato.
E scatta una foto….
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