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3.La gita fuori porta

Continuammo sino a tarda mattinata, il tempo sembrava essersi fermato, le lancette dell’orologio no. Dopo la sbrinatura in stazione ero tutto sudato fuori e freddo dentro.
Aspettavo come dovessi fare un tuffo, bagnato dagli spruzzi, indugiavo su quello scoglio, trepidante per il fatto di non vedere il fondo, nascosto ai miei occhi dalla schiuma. Tuttavia anche lei indugiava, allungavamo lo sguardo come in cerca di un’onda più alta per garantirci un più ampio margine di sicurezza. Così si fece ora di pranzo, sarà stato un crampo allo stomaco, lei notò un mio cangia mento, mi chiese cos’avevo, così avviamo la discussione su come e dove riproporci. Avevo previsto e pianificato anche questo.
Non è razionalità la mia, a denti stretti me lo dico: solo paura degl’imprevisti.
Lei accettò tra le proposte quella di andare fuori città, venne a prendermi con la sua auto. Dopo meno di mezz’ora.
L’aspettavo in strada, passeggiando sul marciapiedi opposto a quello del B&B.
Il gestore del quale mi aveva chiesto se volevo far colazione da loro ma declinai l’invito dicendo che andavo ad una colazione di lavoro e che forse sarei tornato la sera, niente, ringraziai ma ripetei che forse non avrei avuto bisogno di nulla. Volendo avrei potuto ospitarla quella e le altre notti, la camera in realtà era una suite, con ingresso indipendente ed il tutto molto riservato. Cercai di capire e vedere anche se c’erano delle video camere di sorveglianza, non se ne notavano e se c’erano erano anche ben celate agli occhi degli ospiti. Immerso in questi pensieri mi sentii osservato. Su una macchina ferma sul mio stesso lato di strada, poco più indietro alle mie spalle, c’era una persona che mi osservava, il motore dell’auto era spento, mi diressi in quella direzione senza dare a vedere che avevo notato la sua presenza, poteva essere lei ma anche altri, non sapevo che auto aveva, né me ne aveva fatto cenno. Quando ci fui vicino riconobbi lei, lo sguardo era come perso non so dire cosa e dove guardava, era così diversa da poco prima in stazione, quando finalmente i nostri occhi si incrociarono sembro dirmi “guida tu” e dall’interno dell’auto si spostò sull’altro posto, di fianco alla guida.  Questo ci distrasse e spostò il problema, non conoscevo quella macchina ed oltretutto dovevo adattare il posto di guida alla mia “dimensione”  lei sebbene alta era filiforme, scura di pelle ma non abbastanza per sembrare un ebano. Fu l’occasione per un vero e proprio contatto, mentre mi aiutava a sistemare  la seduta, m’indicava i comandi essenziali, ci sfiorammo, non era fredda, sembrava velluto, il suo profumo ora era appena avvertibile, l’essenza non era acre o dolce, ma era gradevole, ma avevo altro a cui pensare che a questi dettagli.
Mi incanalai nel traffico della via stando attento a non farmi saltare addosso, come mi capita spesso, per metterla a suo agio le chiesi dove andiamo…..?
in collina… rispose lei, lo sapevo già, al mare è molto conosciuta, mentre in collina ci si reca raramente e sempre da sola o coi nipoti.
Bella la collina Toscana, cangiante, dal curato scrupoloso al bosco selvaggio, con isole attrezzate molto riservate, cavolo non avevo previsto questa possibilità, mai e  poi mai avrei immaginato che sarebbe potuto essere come per le solite sortite locali, avevo pensato che stavolta avremmo fatto una cosa  in grande, da telenovella. Io suo ospite nel talamo nuziale (che depravato) oppure lei mia ospite nel B&B, giorni e notti di sesso, corse in spiaggia, bagni di luna, nulla di tutto questo si prefigurava. Salivamo su per la stradina tortuosa parlando non so di cosa, evitavamo di entrare nei dettagli di questo nostro incontro, quando i nostri sguardi si s’incrociavano in lei notavo imbarazzo, questo lo notai subito, dopo il profumo, desideravo prendere possesso d’altro di lei, credevo di averla in pugno, quando stavamo in chat, nell’anima ora era il momento anche fisicamente. Sempre di più m’accorgevo che questa persona era un’altra, non era solo il cangia mento dovuto alla presenza fisica, in effetti la ns relazione era stata una relazione virtuale, fatta di sguardi, confessioni, mai un rapporto virtuale diretto, tutto avveniva sotto la scrivania e senza mani, gli occhi, le orecchie erano gli spettatori e più che la bocca era la lingua e la gola a fare da protagonisti.
Ora lo scenario era cambiato.
 

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