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23 - Se la notte si vuole raccontare

(Brano  scritto su canovaccio minore, ma con appoggio  maggiore di Opere  d'Autore)
 
Mi  hanno fatto molte  domande, oggi si dice  interviste, nel corso dei millenni. Cercano in me la donna,  ma possono trovare l’uomo, come viceversa.
Parlare di me?  Che dire che non sia già stato narrato, poetato, scritto, osservato  sul mio conto ?…vero è che sono state solo parole di  uomini, forse imperfette.
 
 “ La notte  s’era svegliata, come al tintinnio di una sonagliera.” (1)
 
Dall’ alba del Mondo, io sono …legata al  dinamismo dei pianeti  e delle stelle, al  movimento  della   Terra , al suo ruotare.  Sono pur io una “creatura”… recita infatti  il Libro : “  Dio chiamò la luce  giorno, mentre chiamò le tenebre  NOTTE, e fu sera e fu mattina:  giorno primo” . Esisto , quindi,  ancor   prima della  definitiva    separazione delle acque  terrestri.   Sono colui o colei  che  suscitò  nell’Uomo   la terribile domanda “ perché il buio? “ , costringendolo a trovare un riparo , un nascondiglio, allo spengersi del Sole e   all’incedere  del Sonno, mio  alleato. In natura   Notte e  Sonno  vanno all’unisono. Giorno  e Sonno sono una forzatura ,  un’anomalia. Ne soffre  moltissimo  l’Uomo moderno.
 
La mia presenza e il mio colore  - il color ombra-  sono necessari a  rendere nitidi i pensieri e quei fatti che  –  nelle ore del  Giorno – non si  distinguono   mai nel loro  tutto e compiutezza:
 
“ A mezzanotte ancora non dormiva , ma rimaneva in un confuso  dormiveglia , il pensiero  rivolto ai fatti della vita “ . (2)
 
“ Quella notte Matilde non aveva potuto prendere  sonno .Il pensiero  dominante , che di solito la teneva  desta: il  matrimonio di Andrea, la vendita di Balizaou e di Cernès  l’aveva ossessionata fino all’alba..l’angoscia notturna  non è mai  semplice “ ( 3)
 
Così io offro sempre  un proscenio, allestisco  un palco  e vi sospingo l’Uomo. Faccia quello che non può o non sa o non deve fare nelle ore del giorno. E così …si ruba preferibilmente di notte; si pesca di notte; meglio l’amore di notte;  si sono combattute  battaglie storiche, di notte;  soprattutto si nasce, di notte. Di notte  cambia la pressione arteriosa e muta il battito  del cuore   negli esseri  viventi. Di notte  si studia e si prega anche meglio. Soprattutto si trama, di notte:
 
“ Durante la notte Grandet  aveva accarezzato altre idee, ordendo una trama per burlarsi dei  Parigini, per estorcerli, aggirarli, renderli malleabili, costringerli ad andare  e venire, a spargere sudori  e a farsi lividi  di timore o di speranza “ ( 4).
 
Nulla  sfugge ai miei sfilacci  bluastri, allo stendere dei miei velluti. Quando arrivo o calo , più o meno illuminata dal chiarore lunare e dalle stelle,  tutto sembra cadere in un muto immobilismo. Ma è solo apparenza.  Vero è che,  con me,   arriva il senso dell'Attesa, la quale  inizia  nel mutarsi  del tono dei  colori,  ritirandosi la  luce e  avanzando l’ombra.  Avete  osservato come cambia il colore dell’acqua  del lago, mentre la sera si affossa in me  ?  Ed il verde del bosco si incupisce tendendo al blu? Le stesse onde del mare, così trasparenti di giorno, si trasformano: 
 
“  Qualche notte bisogna che  facciamo una sortita – dissi – voglio  vedere come sono  le colline con  la luna. Ieri ce n’era già una fatta.”
“  L’abbiamo  fatto in mare, il bagno sotto la luna – disse  Oreste  - Sembra di bere latte freddo.”  (5).
 
In queste   oscure varietà cromatiche si prepara sempre qualche cosa  di insicuro  , una sorpresa,  ed è solo merito mio:
 
“  Quando calò la notte un’altra volta, ci fu il generale barricamento nelle case, ma un minor numero  di famiglie  si riunì per trascorrere assieme le ore buie. Poi al mattino le famiglie di Elmer Frye e Seth Bishop raccontarono di cani irrequieti e di indistinti  rumori e fetori che provenivano di lontano “. ( 6)
 
Ma chi mi  mette  davvero in moto e mi incita a stare sveglia,  accudente e presente, è proprio l’Uomo,  poichè io, la Notte,  mi metto al suo  fianco  e lo seguo,  lo invito, lo   isolo  dal mondo e lo tormento, seppure.ù
 
“   E poi che farò domani, il resto della giornata?  Che farò doman l’altro? Che farò dopo doman l’altro? E la notte?  La notte che tornerà  tra dodici ore? Oh la notte! No, no, la notte”.  (7)
 
Così  s’afferrava alla mie trine,  respingendomi,   colui  al quale,   secoli fa,    diedi un sussulto di coscienza, rimasta a futura memoria, letta e riletta da  studenti, interpretata a teatro da sommi   attori. E quanti,  alla  fine,  si posso  davvero riconoscere in costui?  Tanti, quasi tutti.
Il Giorno non   sarebbe mai  arrivato a consigliare tanto…
 
Eppoi :  chi può immaginare  Eros , senza di me? Ne ha fatta di strada l’Amorino alato!  Forse da almeno  due secoli a questa parte,  non è nemmeno credibile  il figlio di  Venere  districarsi nelle vicissitudini  d’amore umane. Io osservo e talvolta approvo:
 
 “  E così  le follie  fatte in quella notte  dalle nostre anime ci affaticarono più di quelle della carne. Le une sembravano riposarsi  delle altre: in realtà , ci sfinivano entrambe. I galli  più numerosi  cantavano. Avevano  cantato tutta la notte. Mi accorsi della poetica menzogna:  i galli  cantano al sorgere del sole “  ( 8)
 
In certune circostanze  , inorridisco  e abbasso  il  mio blu – blu   all’inverosimile, presagendo avvenimenti torbidi:
 
 “ Il  duca e Curval ,stranamente in forma ,dissero che non volevano andare a dormire e ,  fatti  portare dei liquori,passarono la notte a bere con le  quattro narratrici e Julie, il cui libertinaggio  aumentava ogni giorno, facendola   considerare una  creatura  amabilissima…” (9)
 
 Lo so, non sempre creo  situazioni  ideali;  a volte mi trovo davanti a tragedie annunciate , ma io stessa sono  incalzata dal  Tempo; a lui non posso chiedere  “ Fermati !  lascia fare questa cosa al Giorno..” . Io stessa  sono vittima di Krònos. E mi accadono,  davanti agli occhi  privi  di iridi, cose cui assisto  impotente:
 
“  Ore 22.39  Su  in valle, sopra la  diga , un silenzio  feroce. L’ultima bava di ragno   che teneva unita  la frana al resto della  montagna  si rompe. E la frana  sta là. Sul piano inclinato. Non c’è più niente  che la tiene   attaccata al resto della montagna. E poi  va.  Cos’è che la fa andare? …non so . So che  260 milioni di metri  cubi di  roccia , coste di montagna alte 300 metri ,rocciose , con i boschi sopra ,……”    ( 10)
 
 nemmeno  oggi lo posso ricordare   fino in fondo.  L’ondata che  scavalcò la diga del Vajont  mi colmò di nebbia fangosa per  tutta la  vallata del Piave.
 
Nel mio effondermi capita che mi insinui  tra le sbarre di  finestre  o bocche di lupo,  raccoglinedo  le ultime riflessioni  di una giornata  molto  faticosa e particolare:
 
“Ore 22.00 Finalmente  hanno spento la luce,  deve essere già tardi. Questa maledetta lampadina  gialla appesa al  soffitto, abbacinante, non mi  dà tregua . Penso sia  tardi,  non ho orologio qua. Sono in cella di isolamento da stamattina. Mi hanno  arrestato alla stazione ferroviaria,  avevo giusto giusto sfilato il portafoglio  dalla  tasca dei  jeans di  un ragazzo. Certo, mi spiace  rubare ai ragazzi. Quello, poi , non era nemmeno  vestito meglio di me. Ma il portafoglio di cuoio  spuntava con i bordi piegati, dalla tasca posteriore. Solo che questi maledetti jeans attillati  non fanno  sfilare  in fretta. Per quanto io sia abile,  e abbia spesse volte messo mani in borsette e  valigie, questa volta sono rimasto incastrato. Non posso nemmeno  dire di aver rubato per bisogno. Io rubo perché sono un ladro. Ho già collezionato diverse condanne. Pure la qualifica di  “ delinquente abituale”. Stare in  cella di isolamento non  mi piace affatto… tanto un tipo come me non è che tema  il contatto con altri delinquenti..,Almeno  ci avrei parlato  assieme  durante 'sta nottata. Domani la solita trafila della convalida dell’arresto  e del processo per direttissima.  Copione già visto. Stanotte però mi andava davvero di  dire  due parole…Inutile provare con l’agente di custodia perché lo vedo stanco morto ed è a fine  turno…”
 
C’è...  ci sono parvenze di persone , che non posso trascurare;  una, la seguo  da almeno  trecento anni, sia che io l’avvicini  avvolta in  un matello  di pioggia , sia che  mi  sospinga un vento estivo.
 
“  Ore  23.00/24.00. E’ finito  l’ultimo giro della  guardia giurata all’interno della  stanza dell’alcova. Dai pesanti tendaggi damascati s’infila, sottile come  una lama levigata fino alla trasparenza, una spera  di luna bianca e  fredda. Cigola la porta del piccolo  armadio guardaroba , incassato  in un mezzanino. Era  là che il nobilomo  Rezzonico cambiava i  suoi  abiti e indossava le morbide camicie di lino e trine. Se spingo ancora un poco,  posso  uscire da questo trasparente vaso cinese importato  da mercanti  veneziani ,  devo solo stare attenta a non  fare cadere  il coperchio  panciuto che lo chiude. Ho passato qui dentro, alquanto  sacrificata, un’intera giornata, udendo attraverso le sottili pareti  di porcellana  blu , i passi  dei visitatori e i loro commenti. Questo,infatti, non è il  posto nel quale mi ritiro durante il  giorno.  Sono  stata costretta ad  infilarmici  in fretta e furia poiché, mentre girovagavo per il palazzo, oramai chiuso al pubblico, è arrivato improvviso  il fascio di  luce di  una pila elettrica del personale di sorveglianza. Un guizzo veloce come  una sciabolata. Non ho affatto paura di mostrarmi, ed anzi, forse una cinquantina d’anni fa ciò è accaduto. Non mi sono  sottratta in tempo  alla vista di un custode  notturno, il quale,  credendomi una persona vera, s’era infuriato con me e voleva sapere come mai  mi fossi intrufolata nel palazzo…. Ricordo che  fuggii  attraverso la grande cappa del camino del  salone da ballo e finii  nel  sottotetto.
Da quanto tempo non  ammiravo la notte!  Ero convinta che  noi fantasmi potessimo svanire anche solo alla luce della luna…invece mi trovai accovacciata sullo  sporto  dell’ abbaino  sopra la strana geometria dei  tetti di  Venezia.  Che  effetto  tutti  quei  “ coppi”  incastrati !  Oggi lo chiamerebbero “ Astrattismo”  . Sotto di me, come una grossa vena scoperta  di acqua densa, si muoveva  appena il Canal  Grande. La notte lo  imperlava di piccole luci fosforescenti. Un effetto delle alghe  d’estate. Rimasi a riflettere, a ricordarmi della mia vita terrena….”
 
Ecco  perché  , alla fine della mia clessidra, arrivo spossata. E cedo arrendevole alla prima luce. E’ tutto un rincorrere, passare  da un posto ad un altro. Mi lascio con languore penetrare dal primo  raggio di  luce che viene da oriente, prima di essere ancora sospinta in un altro luogo. Tuttavia, accade  che, per  un  inarrestabile attimo , quando il mio  blu passa al cobalto, io  afferri quello di cui non  ho mai  goduto: ammirare ,  con le mie iridi  fredde,  la nascita del  Giorno.
 
Note:
 1)     R. Musil “ Il compimento dell’amore”.
2)     S. Conweng “  Racconti della Cina”.
3)     F. Mauriac “  Angeli Neri”
4)     H. de Balzac “ Eugènie Grandet”.
5)     C. Pavese  “ La  bella estate”.
6)     H.P.Lovecraft “ L’orrore di Dunwich”
7)     A.Manzoni “ I promessi sposi”  ( monologo notturno dell’Innominato).
8)     R. Radiguet  “ Il diavolo in corpo”
9)     D.A.F  de Sade  “ Le  120 giornate di Sodoma”.
10)  M.Paolini e  G. Vacis  “ Il  racconto del  Vajont”.)
 
 
L'autore si scusa se  ancora vi fossero  dei refusi, pur avendo controllato il testo più volte. Purtroppo non sono molto abile con p.c. Se qualcuno volesse segnalare, ringrazio sin  d'ora.

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