Scritto da © maria teresa morry - Mer, 13/06/2012 - 11:03
Reggio Emilia
caldissimo pomeriggio
nella campagna tua incolore.
Nessun albero
campi
nessun albero
campi.
Un treno attraversava
l’arsura della tua breccia.
Alla stazione un gioco d’aria
dalla porta a vetri
rinfrescava ragazzi bangladesh,
si muovevano fogli di giornale.
Un’estate opaca
s’allungava discinta sui tuoi selciati
lucidi e spossati.
Negozi con serrande abbassate
a mezzo
come nei paesi.
Gradevoli finestre verdi
appena socchiuse su geranei stinti
brusii e forse un pianto
dal ballatoio.
In quell’attesa di un inizio sera
guardavo la schiuma della birra
ritirarsi sopraffatta da un malore.
"A Treviri in Germania
tutti si chiamano Marx
è la città del filosofo
ma non sono tutti comunisti."
Non so perché
feci questo pensiero a Reggio Emilia.
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