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Se questo è un uomo

Barbed_wire_near_by_the_entrance_of_Auschwitz_Fonte Wikipedia.jpg
Se questo è un uomo è un'opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947. Rappresenta la coinvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall'autore nel campo di concentramento di Auschwitz. Levi sopravvisse infatti alla deportazione nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz e sede dell'impianto Buna-Werke proprietà della I.G. Farben.
 
Scrittura e pubblicazione
 
Il testo venne scritto non per muovere accuse ai colpevoli, ma come testimonianza di un avvenimento storico e tragico. Lo stesso Levi diceva testualmente che il libro era «nato fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi» ed è scritto per soddisfare questo bisogno. L'opera, durante la sua genesi, fu comunque oggetto di rielaborazione. Al primo impulso da parte di Levi, quello di testimoniare l'accaduto, seguì un secondo, mirato a elaborare l'esperienza vissuta, il che avvenne grazie ai tentativi di spiegare in qualche modo l'incredibile verità dei lager nazisti.
 
Il destino del libro doveva rivelarsi in qualche modo imprevedibile, paragonabile da questo punto di vista alla sorte umana con i suoi più impensati alti e bassi. Infatti, il manoscritto fu rifiutato da Einaudi in due occasioni: nel 1947, visto sfavorevolmente sia da Natalia Ginzburg, allora consulente della casa editrice e che comunicò a Levi la bocciatura, sia da Cesare Pavese, secondo il quale erano già usciti troppi libri sui campi di concentramento; nel 1952, morto Pavese, il rifiuto einaudiano si ripeterà. L'autore fu costretto a rivolgersi quindi alla piccola casa editrice Francesco De Silva, fondata e diretta da Franco Antonicelli, che stamperà l'opera nell'autunno del 1947 in sole 2500 copie, nonostante la pubblicazione, a scopo promozionale, di alcuni capitoli in anteprima su giornali di Vercelli, L’amico del popolo, e su Il Ponte, prestigiosa rivista letteraria diretta da Piero Calamandrei. Fu Franco Antonicelli, direttore della casa editrice, ad accettare di sostituire il titolo scelto da Levi, che nella stesura iniziale pubblicata su L'amico del popolo era Sul fondo e nella versione proposta alle case editrici I sommersi e i salvati, con il celeberrimo Se questo è un uomo, suggerito da Renzo Zorzi e subito accettato da Antonicelli e Levi stesso. Per la copertina della prima edizione fu scelto uno schizzo preparatorio di Francisco Goya da El tres de mayo del 1808.
 
Dai versi introduttivi dell'opera, pubblicati per la prima volta nel maggio 1946 su L'amico del popolo con il titolo Salmo, e ispirati all'antica preghiera dello Shemà, è tratto e si spiega il titolo definitivo.
 
«Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.»
 
l successo e la notorietà del libro si fecero attendere fino al 1958, anno in cui l'opera venne pubblicata finalmente proprio dalla casa dello Struzzo nella collana Saggi con un risvolto di copertina anonimo, scritto da Italo Calvino. Nel 1964 Primo Levi ne produsse una riduzione radiofonica che venne trasmessa il 25 aprile dello stesso anno alla quale avrebbe fatto seguito nel 1966 la riduzione teatrale di Pieralberto Marchesini.
 
Anche dopo la pubblicazione del libro, la scrittura dell'esperienza personale vissuta nel campo di sterminio rimase un rovello perennemente acceso. Successivamente a "Se questo è un uomo" pubblicò "La tregua", che descrive l'interminabile itinerario nei paesi dell'Europa Centrale che Levi attraversò sulla via del ritorno in Italia dopo la liberazione del campo. Quest'opera deve il suo titolo al fatto di rappresentare una fase in cui la mente del protagonista resta in parte libera dal pensiero assillante della prigionia. Un pensiero che comunque lo avrebbe riassalito al momento di ritornare a casa e anche negli anni successivi. Nel 1986, infatti, pubblicò il saggio I sommersi e i salvati, che ritornava a trattare la tematica del lager nazista.
 
[...]
 
Fonte Wikipedia 

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