Le pietre svelano i Misteri del Crocifisso | pubblicazioni | Lorenzo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Le pietre svelano i Misteri del Crocifisso

Cappella Votiva Ricostruita .jpg
[...]
 
Attualmente di fronte alla chiesa si erge solitaria la Cappella ricostruita nel 1955 per opera dell’amministrazione comunale, così come è riportato sulla lapide collocata internamente all’edicola. Il progetto pare sia stato redatto dall’allora capo dell’Ufficio Tecnico, in uno stile novecentista, quindi più asciutto e semplificato, diverso da quello delle cinque vecchie cappelle. All’interno, sulla parete frontale, campeggia un’opera sulla Crocifissione realizzata con la tecnica decorativa policroma del mosaico, su disegno del pittore F. Speranza, mentre all’esterno sulla parete laterale, che guarda verso la città antica, è sistemata l’epigrafe proveniente dalla corrispettiva vecchia cappella: “1739, Consummatum est …” (tutto è compiuto), a memoria delle ultime parole pronunciate sulla croce dal Redentore prima di morire.
 
A sinistra, la Cappella ricostruita nel 1955, a destra il mosaico interno realizzato su disegno di F. Speranza, che nell’affrontare questo tema dell’iconografia classica sembra ispirarsi al dipinto della sacrestia, però come sempre, con grande maestria, introduce nella composizione dell’opera e nella collocazione delle figure un’impronta innovativa. Il protagonista ovviamente è Cristo, al centro della scena, e poi i tre “dolenti”: la Vergine, San Giovanni e la Maddalena. I primi due, con pose ed espressioni di dolore e compassione, sono disegnati di profilo rispettivamente a sinistra e a destra, in posizione corrispondente agli estremi della croce, con il loro sguardo fisso al Gesù che soccombe, sembrano offrirgli l’ultimo sostegno. Maria Maddalena, invece, inginocchiata ai piedi di Cristo, è di spalle nell’atto di stringersi alla croce: un gesto esasperato che funge da raccordo tra la rappresentazione sacra e lo spettatore, compiuto con una tale forza espressiva che segna il culmine del pathos della scena, invitando tutti alla sofferenza del momento. Speranza, inoltre, riduce la rappresentazione della Crocifissione all’essenziale, con i personaggi principali e un lembo di terra a simboleggiare il Golgota: niente deve distrarre dall’evento tutto umano. Il fondo dell’opera musiva non è color oro come nella tradizione classica bizantina, ma non è neanche dipinto di blu o di azzurro, come nelle sue pitture, è invece di color verde, il colore dominante del mondo naturale che ci circonda, che rappresenta appunto la vita che continua e si rinnova: il colore della speranza, insomma, e non poteva che essere così. Qui le pennellate del maestro sono pietrificate e cristallizzate nei frammenti delle varie tessere. Persino la sua firma non è quella solita calligrafica, ma viene riprodotta a destra, tra pietre, ceramiche a smalto e paste vitree colorate, assieme a quella della ditta esecutrice del mosaico a sinistra.
 
Dettagli del mosaico: a sinistra il nome della ditta esecutrice dell’opera e a destra quello dell’autore.
 
Insomma la Chiesa del Crocifisso e la Cappella ricostruita sono la testimonianza di un’arte espressa in modo differente da due pittori, appartenenti a due secoli diversi, con opere fuori dal comune, davvero singolari. Carlo Rosa con un’opera architettonica del 600, e Francesco Speranza con un’opera musiva del ‘900 rendono questo luogo denso di memoria, che si solidifica appunto nella pietra.
 
Fonte Primo Piano 

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