Scritto da © Mariagrazia Tum... - Mer, 09/11/2011 - 17:07
le righe più belle le scrivo con la morte ai miei piedi, adorante sulle mie ginocchia, quando non le risparmio i miei tic feroci, le smagliature all'anima, le ferite che mi sono provocata senza ragione, la religiosa attesa, con lente parentesi di respiro, di un'alba nuova ad illuminare le mie giornate brulle; la poesia migliore si crea da sé, emerge dalle fratture del nostro io più fragile, sommergendo tutto e inabissandosi prepotente tra le maglie del domani incerto.
Non si scrive da mani esperte, la poesia, le immagini sono già lì, in supplica di essere raccolte, frequentate, amate e rovesciate, per poi trovare riparo all'ombra di un foglio muto, che le culli come bimbo deisderoso di cure materne..
chiediamolo, direttamente a lei, interlocutrice privilegiata, la poesia, come voglia essere amata, troveremo il nostro stesso desiderio.
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