Scritto da © Lorenzo - Dom, 04/12/2022 - 10:05
Recensione di Catene di libertà di Padre Pier Luigi Maccalli
Raccontare del libro “Catene di libertà” di Padre Pier Luigi Maccalli, Missionario della SMA, è immergersi nell’alone dello Spirito Santo a cui Padre Luigi si è affidato durante il tempo della prigionia, rapito nella Missione di Bomoanga il 17 settembre 2018 e tenuto prigioniero nel deserto del Sahel per due anni fino a ottobre 2020. Il Sahel (dall'arabo Sahil, "bordo del deserto") è una fascia di territorio dell'Africa subsahariana, estesa tra il deserto del Sahara a nord, la savana sudanese a sud, l'oceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est e che copre (da ovest a est) gli Stati del Gambia, Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, Burkina Faso, la parte sud dell'Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Camerun, la parte centrale del Ciad, il sud del Sudan, il nord del Sudan del Sud e l'Eritrea. Il territorio costituisce una zona di transizione tra l'ecozona paleartica e quella afrotropicale, ovvero un'area di passaggio climatico dall'area arida del Sahara a quella fertile della savana arborata sudanese. Il libro di Padre Luigi rappresenta un “quaderno dal carcere” in cui si alternano cronologia del tempo e riflessioni che man mano si affacciano nella mente, circa la sua triste esperienza di prigioniero, rapito da un gruppo di uomini armati, mentre alla sua domanda chi siano, ottiene come risposta: “Chiamaci terroristi o jihaidisti, va bene tutto”. (pag. 18) Padre Luigi non ha una Bibbia su cui meditare, né un altare dove celebrare la Santa Messa, se non sabbia del deserto e la Memoria che non gli fa dimenticare di recitare la Passione e la Morte di Gesù, in cui il Salvatore si fa Pane di Vita Eterna. Ha i piedi incatenati, legati ad un alberello nel deserto, ma il cuore è libero di innalzarsi alle più alte vette della Fede che mai abbandona, pur tentato alla conversione all’islam dai carcerieri di turno. Il manoscritto è diviso in sette capitoli, in cui Padre Luigi racconta i tempi e i luoghi in cui trascorre i due anni della sua vita. Il primo capitolo “Parole nel vento” racconta la notte del rapimento in cui diviene “un trofeo di guerra” incatenato ad un alberello; ma nella prova delle catene il suo Spirito si libera (pag. 35). Recita il Santo Rosario e a memoria l’Ordinario della Santa Messa e il momento della Consacrazione “Questo è il mio Corpo”. Nel primo solstizio d’inverno s’incanta ad ammirare il tramonto con le tonalità di colori che il sole cambia nell’atmosfera, mentre la luna in contemporanea, rinasce con lo stesso colore, per poi innalzarsi e divenire bianca nel suo viaggio nel cielo stellato. Viene tentato alla conversione, ma il suo perentorio “resistere” diviene assoluto e forte. Il “Silenzio di Dio”, secondo capitolo, è solo apparenza, infatti, risuona in Lui l’esortazione “non temere, Gigi” (pag. 50). Dio non lo abbandona e gli fa ricordare o vedere messaggi lungo il percorso sul fiume Niger: “Dio ti ama” è scritto su una piroga. Continua la sua avventura di prigioniero con un altro rapito, Luca e finisce, così, la sua solitudine e almeno inizia la compagnia con l’altro compagno di prigione, attraverso il racconto delle loro vicissitudini e disavventure. (pag. 67) Intanto, viene la “Primavera” capitolo terzo. “oggi è Pasqua, un nuovo inizio” (pag. 78) e le serate con Luca servono ad approfondire la loro conoscenza reciproca, mentre ogni sera ricordano che “La liberazione è di un giorno più vicina”. (pag. 86) Nel Quarto capitolo ascolta “La Musica del Silenzio”, dove, anche le conversazioni con Luca si fanno sempre più rare. (pag. 101) “Il vento continua a suonare note di silenzio” (pag. 102) ma il vento è la parola di Dio che viene in soccorso di Padre Luigi. Scrive così una lettera al Signore come risposta, il 19 giugno 2019, come atto di fiducia e di totale abbandono alla Sua volontà: “Fai di me quello che vuoi, qualunque cosa, purchè la Tua volontà si compia in me”. (pag. 106) Il Quinto capitolo “Settembre nero”, si apre con la fuga di Luca, subito, però, ripreso e Padre Luigi, viene ritenuto complice della sua fuga (pag.131) e di nuovo, la sgradita sorpresa delle catene notturne anche per Lui. (pag. 131) Il racconto continua nella solita distesa del deserto, fra spostamenti improvvisi per la presenza di droni nel cielo e cambi di guardia ai prigionieri, ogni quindici giorni e operando durante la giornata con varie attività, facendo persino il pane (pag. 139), infornandolo sotto le braci ricoperte di sabbia; pane di tutti i tipi, all’olio, al latte e pandolce. Arriva, intanto, il secondo Natale di prigionia con la nostalgia della famiglia, riunita attorno alla Mensa Eucaristica e poi attorno alla tavola del pranzo di Natale, così come accade in tutte le famiglie del mondo libero. Per Padre Luigi, invece, è il secondo Natale di solitudine e di tristezza (pag. 140) e il Rosario di stoffa diventa lo strumento della sua pace interiore. (pag. 141) “Vivo la Fede, nuda e spogliata di tutto” e ancora, “la mia forza è il Crocifisso che ha attraversato la sofferenza innocente”. (pag. 142) Tra i rovi del deserto, intravede una Croce disegnata sul ramo principale (pag. 142), simile al Roveto ardente di Mosè nel deserto del Sinai. Guardare il Crocifisso è la sua unica consolazione, l’unica parola di senso che lo sostiene nella solitudine. E si configura come Maria “Stabat Mater” sotto la Croce. (pag. 143) Le Croci dei vari luoghi di sofferenza si somigliano tutte e la Croce diviene il suo simulacro, tanto che si intaglia due pezzi di legno separati e conservati gelosamente nello zainetto, ben nascosti, “Memoriale di questa esperienza” (pag. 143). Il suo Calvario diviene la Croce tra i rovi, dove sgrana il suo Rosario di stoffa. Intanto, c’è aria di liberazione, tanto che gli vengono dati vestiti nuovi per quel giorno. Intanto, la Croce tra i rovi è germogliata con foglioline verdi (pag. 146) mentre nel Sesto capitolo “Attendere, prego” si attende la partenza di liberazione, ma, tra alti e bassi, la segreteria telefonica del deserto, pare che si sia inceppata, ripetendo all’infinito “attendere, prego attendere, prego” (pag.145) La strada dell’esodo sembra trovarsi di fronte un mare impossibile da attraversare” (pag. 150) “ma nulla lo turba, nulla lo spaventa, solo Dio basta” : Padre Luigi rievoca il Canto di Taizè. (pag 151) Ma le catene diventano ancora più pesanti il giorno della nuova fuga di Luca, assieme alla consorte Edith, nel frattempo riunita nel gruppo di prigionieri. Luca in un giro di ricognizione con il guardiano ha visto la strada camionabile e l’ha impressa nella mente, così non si trovano, forse ripresi, forse liberi con la fuga attuata. (pag. 154) Nel tempo di Pasqua si rinnovano le Promesse Sacerdotali: Eccomi, Signore e con esse si riconsegna a Dio come Prete Missionario, (pag. 160) mentre, nei giorni successivi recita la Via Crucis del Venerdi Santo, il Silenzio del Sabato Santo e la Domenica di Pasqua, gioiosa per le Comunità che hanno festeggiato l’Alleluia della Risurrezione. (pag. 161) Intanto, il Silenzio è stato fecondo, infatti, i venti mesi di prigionia trascorsi fino ad ora sono densi di silenzi, pianti, grida e gemiti interiori. (pag. 167) In questo tempo ha ascoltato il Silenzio di Dio. (pag. 167) Silenzio apprezzato in mille sfaccettature e arricchito di sfumature per la realtà umana di quel mondo, poliedrica e multicolore. (pag.168) Nel Capitolo sette “Dopo il Ramadan” c’è la fine del “digiuno di libertà” (pag.171) come auspicato dai suoi carcerieri, mentre Padre Luigi ascolta alla radio la canzone “Partirò” come buon auspicio, con l’altra buona notizia dell’atto firmato dal Santo Padre che riconosce come “Venerabile” il Vescovo Fondatore della SMA. (pag. 173) e ascolta la voce di Papa Francesco all’inizio della Messa di Pentecoste, trasmessa dalla radio del Vaticano, con l’Omelia del Papa, accolta come una boccata di ossigeno spirituale che gli riempie i polmoni, in cui rinasce e sente quel dono come una carezza. (pag. 176) Intanto, viene trasferito con i suoi compagni di prigionia, nella valle delle formiche, sfiorati dal maestoso muro scuro di pioggia, vento e sabbia. (pag. 182) In questo luogo desolato le formiche sono le più veloci del mondo e attraversano le dune nel nord del Sahara nel loro manto d’argento, dovuto alla peluria che riveste il loro corpo, permettendo di disperdere più facilmente il calore. Intanto, la notizia del colpo di Stato nel Mali azzera le fragili speranze di una prossima liberazione, ma, forse, c’è una speranza perchè avvenga, assieme ad altri ostaggi, (pag. 183) mentre il Papa in Assisi firma l’Enciclica “Fratelli Tutti” auspicio di liberazione; nel contempo, viene annunciato dalla radio, il rilascio di un centinaio di Jhaidisti, moneta di scambio per la libertà di prigionieri, “forse ci siamo anche noi, sussurra Padre Luigi, così finalmente, dopo un viaggio in macchina a forte velocità da voltastomaco (pag. 185) sente la parola “Liberation, liberation (pag. 186) da una toyota piena di uomini armati. La prigionia è finita, ma Padre Luigi pensa che gli incidenti aerei si consumano nella fase del decollo e atterraggio. (pag. 186) Naturalmente è una metafora che indica la delicatezza dei due momenti, quello del rapimento, il decollo del percorso e quello della liberazione, atto finale o atterraggio della terribile avventura. (pag. 186) Si viaggia ancora e i prigionieri vengono consegnati all’appuntamento al Colonnello Sawadogo e da questi portati all’aereoporto militare di Tessalit e fatti salire sull’aereo già pronto sulla pista di decollo. (pag. 190) Padre Luigi viene accolto in Italia con un grande abbraccio commovente dalla famiglia, come da tutti in un “abbraccio internazionale di fraternità”. (pag. 191) Assieme a Padre Luigi ci sono le poche cose che ha portato con sé: un anello della catena che lo legava ogni notte, la Croce intagliata e custodita nello zainetto, il Rosario di stoffa con il quale ogni giorno si affidava alla Vergine Maria, gli appunti scritti su fogli di quaderno, un pezzo di cartone e una etichetta presa da una scatola di frutta sciroppata, con la scrittura del resto degli appunti, (pag.193) preziose testimonianze della sua prigionia. Al riguardo, Padre Luigi afferma: “Questi preziosi appunti mi hanno aiutato a rileggere l’esperienza e fanno da ossatura a questo scritto. (pag. 193) “Con il cuore ancora carico di emozione e denso di commozione, dico a tutti il mio immenso GRAZIE ! (pag. 194)
Caro Padre Luigi, Ti ringrazio dal profondo del cuore per questo “Breviario” da leggere, meditare e custodire. Ho letto e riletto questo libro e lo conservo nella memoria come ricordo incancellabile.
Lorenzo
11 Settembre 2022