Scritto da © Lorenzo - Ven, 28/07/2023 - 13:59
Fonte Wikipedia
L'acquedotto pugliese è l'infrastruttura pubblica di approvvigionamento idrico-potabile della regione Puglia e di alcuni comuni della Campania.
Storia
Costruzione del canale principale
L'acquedotto pugliese è costituito da un complesso di infrastrutture acquedottistiche tra loro interconnesse.
La prima importante realizzazione, che tuttora rappresenta la spina dorsale dell'intero sistema acquedottistico pugliese, è il canale principale, alimentato dalle acque del Sele e, a partire dal 1970, anche da quelle del Calore.
La sua costruzione, fortemente voluta, tra gli altri, da Antonio Jatta, fu avviata nel 1906, con l'intento di risolvere il millenario problema della penuria d'acqua nella regione: già Orazio descriveva la Puglia come terra assetata: siderum insedit vapor siticulosae Apuliae (arriva alle stelle l'afa della Puglia sitibonda).
Infatti, non essendo il sottosuolo pugliese ricco di acqua facilmente estraibile, da sempre veniva adoperata l'acqua piovana raccolta in cisterne, che non garantivano quantità sufficienti e la necessaria prevenzione da epidemie.
L'opera venne caldeggiata da alcuni deputati pugliesi che ottennero la creazione dapprima di una commissione di studio cui seguì il finanziamento e l'affidamento dei lavori in concessione, a seguito di una gara internazionale.
La realizzazione dell'opera fu possibile grazie all'utilizzo di ingenti mezzi finanziari (125 milioni di lire dell'epoca) e materiali, per cui non mancò chi ebbe a pronosticare l'irrealizzabilità della stessa.
La galleria di valico dell'Appennino, da Caposele a Conza fu ultimata nell'anno 1914. Essa ha il nome di Galleria Pavoncelli. La sua lunghezza, al momento della costruzione era di 12 750 m (allora superata per lunghezza solo dal Frejus, Gottardo e Sempione). Nello stesso anno 1914 furono già alimentati con la sua acqua alcuni paesi della Puglia. Dapprima convogliò le acque del Sele; in seguito riuscì a convogliare dentro di sé anche i 2 000 L/s delle acque del Calore per una portata complessiva di 6 500 L/s.
A Bari la prima fontana fu inaugurata in Piazza Umberto I il 24 aprile 1915, pochi giorni prima dello scoppio del primo conflitto mondiale. Solo verso la fine del conflitto i lavori ripresero per completare alcuni tratti urbani, e l'acquedotto raggiunse le zone di Brindisi, Taranto, Lecce e, con la realizzazione della diramazione primaria per la Capitanata, anche Foggia.
Nel primo dopoguerra, e successivamente durante il fascismo, furono realizzati altri tronchi a servizio di zone non ancora raggiunte dall'acquedotto, costruite fontane d'approvvigionamento in ogni città e paese, costruita una fitta rete capillare di tubazioni per cercare di raggiungere ogni centro abitato. Tra i principali tronchi realizzati tra le due guerre, il principale è denominato Grande Sifone Leccese e costituisce il prolungamento del canale principale fino alla cascata monumentale di Leuca che termina nel mare, utilizzata occasionalmente come scarico terminale della grande opera acquedottistica, è realizzata ai piedi del santuario di Santa Maria di Leuca, ultima propaggine del Salento. L'opera terminale fu inaugurata poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale dallo stesso Benito Mussolini, che volle personalmente la costruzione della cascata monumentale. Per l'occasione, lo stesso Mussolini donò la colonna romana installata di fronte a essa a sancire la fine di una delle più grandi opere di ingegneria idraulica del mondo, come monito delle vittorie dell'uomo che col suo duro lavoro ha portato l'acqua in una terra arida, quale era la Puglia prima dell'Acquedotto.
Ai piedi della cascata monumentale, di fronte alla colonna romana, fu collocata (per imposizione del governo fascista) una lastra con incisa la sagoma della Regione Puglia e i tratti principali percorsi dall'acquedotto pugliese con una serie di dati su portata e lunghezza complessiva dell'opera. Sono stati tuttavia asportati, nel secondo dopoguerra, i simboli e i riferimenti al fascismo un tempo presenti sulla targa, essendo stata usata l'opera come un mezzo di propaganda del regime fascista.
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