Scritto da © 'O Malament - Dom, 10/02/2013 - 15:17
“Tutto procede per aggiustamenti progressivi, spinte e controspinte" trovo in La Repubblica di oggi, a firma di Marco Lodoli. Il senso dell’articolo è naturalmente tutto un altro da quello che gli sto attribuendo io.
Io parlo di “Democrazia”, lui di Pasta e Fasoi, di semplicità del gusto, di fame.
Il “tutto procede per aggiustamenti progressivi, spinte e controspinte” è un concetto in effetti che si attaglia a moltissimi aspetti del vivere e, nessuno si azzarderebbe a negare, da uomini ragionevoli quali siamo, che anche in questa accezione allargata ci rientri l’idea politica di Democrazia.
Idea nata nella repubblica ateniese, quando il potere assoluto di un solo uomo sulla città volle essere frenato; ebbe prima a trasformarsi in Oligarchia, (potere allargato a pochi altri) e quindi ad altri ancora. Quindi si dovette parlare di Democrazia, parola tratta da Demo, campagna..
Si trattava a ben vedere, di una pressione di questi “altri ancora” ad un quieto vivere, un fai salire anche a noi sul ponte di comando, nella stanza dei bottoni si sarebbe detto oggi, di un invito non tanto amichevole quanto supportato da una evidente minaccia sottostante: “altrimenti, con le armi o meno, ti facciamo fuori in quanto evidentemente siamo forti come te se non, insieme, di più. Pertanto, se vuoi rischiare, cavoli tuoi, sai cosa ti aspetta.”
In sostanza, succo d’arancia o di melagrana, al volere di un solo individuo si stava sostituendo quello di molti "altri".
Ma vediamo chi erano “questi molti altri".
Non certamente gli emarginati del demo e della città, quelli che non possedendo alcunché tranne le braccia, nemmeno le armi per andare a combattere in difesa della città, (Marx lo chiamerà proletariato da Proletarius, persona iscritta nei registri censuari romani solo quale padre di nuovi nati= prole) avrebbero potuto far ascoltare convenientemente le loro voci (e cosa avrebbero potuto difendere, quali interessi, possedendo nulla?- gli ateniesi avevno già uno spiccato senso dell'ironia derivante loro dai tragici in particolar modo) ma gli abitanti del Demo (campagna-periferia) che potevano permettersi, avendo ancorché piccole proprietà, di avere e fornire armi e cavalli, legno per le navi, che, quindi, potevano tornare utili, contribuire secondo possibilità in caso di guerre di difesa od offesa per conquistare altri territori e quindi ulteriori ricchezze.
Il peso specifico, ponderale, del voto nelle discussioni nell’Agorà ateniese era distribuito in maniera siffatta.
Anche la Monarchia romana in origine formata e supportata da compagni d’arme, e poi maggiormente la Repubblica allargatasi al demo per le conquiste avvenute nel frattempo, con la distribuzione delle magistrature ed un oculato riconoscimento dell’equità intesa alla "romana", rispettò questa distribuzione di forze militari e, di conseguenza, politiche.
A questa moltitudine romana fu dato il nome di Plebe, ed in forza della suddetta "equità romana", in cambio dell'unico tributo che davano (la carne loro e dei loro figli) gli si riconobbero dei rappresentanti, i cosiddetti Tribuni. In cambio della carne potevano continuare a vivere dentro i possedimenti, a non subire razzie, e ad avere nulla.
Cesare si occupò, nella sua immensa ambizione, di far finire una volta per tutte le guerre intestine tra le varie forze al potere, riconoscendone la nocività per Roma, passando il Rubicone.
Dopo di lui, Ottaviano, cioé il diluvio, cioé l'Impero. Nella migliore tradizione "barbara", quella d'Oriente, o persiana che dir si voglia.
Quelle di Ciro e Dario, pur se se l'erano presa nel fiocco da quegli straccioni di Greci, erano, nel complesso, macchine statali perfettamente organizzate che comprendevano, come l'Impero romano, varietà consistenti di popolazioni. Lì si ebbero, per la prima volta, grandi strade, lì si inventarono i Pony express: stazioni di posta equestre.
Lì, si applicava o si cercava di applicare alla lettera la concezione statuale " dal Centro alla Periferia", avvalendosi, in qualità di strettissimi collaboratori, dei Protettori delle varie Province, Governatori quindi, cioé i Satrapi, tradotto con parola greca.
Il grande Impero romano, inteso quale impero unitario si spense alla morte di Teodosio venendo scisso in due, quello d'Occidente e quello d'Oriente, come si sa, e quello d'Occidente morì definitivamente nel 476 d.C. con l'invasione degli Eruli (Odoacre il loro condottiero e re) e con la deposizione di Romolo Augusto.
Per ragioni di opportunità politica Odoacre, volendo avere a disposizione l'Italia nonché gli immensi e ricchi spazi europei, raggiunse un compromesso con l'allora imperatore d'Oriente, Zenone, al quale rimise le insegne imperiali tolte a Romolo Augusto relegandolo, in tal modo, in territori ben definiti.
Con l'avvento-invasione dei cosiddetti "Barbari", popoli di carattere eterogeneo provenienti da oltre i Balcani, dall'Asia continentale principalmente, attirati dalle grandi ricchezze che si trovavano nell'Occidente, saltò anche la Concezione politica, la divisione dei poteri, così come l'Impero romano li aveva strutturati nei secoli precedenti.la sua fine.
Questo qui da noi.
In Oriente, nell'impero bizantino, la concezione politica imperiale saltò nel 1453 ca., quindi un migliaio di anni più tardi.,con la conquista da parte dei Turchi Ottomanni di Costantinopoli.
Europa: secondo Segnalibro: siamo nel 8oo d.C: -Regno franco-longobardo di Carlo Magno, poi divenuto Sacro Romano Impero con l'incoronazione di questo re da parte di papa Leone III, stabilendo in tal modo un fortissimo legame politico temporale tra il Governante, l'Impero, ed il Papato che era in grado di dargli l'"imprimatur", influenzando per molti secoli, le future divisioni con cui il Potere poteva esercitarsi con l'appoggio dell'Istituzione religiosa di riferimento.