Scritto da © Lorenzo - Dom, 18/12/2022 - 08:45
Raccontare dei giochi che i ragazzi facevano una volta, significa immergersi in un mondo scomparso e rimosso dalla nostra coscienza, non più trasmesso alle generazioni successive per motivi ben noti. Infatti, viviamo in un’epoca dominata dalla tecnologia, un’innovazione continua e irrefrenabile che ha cancellato definitivamente ogni traccia del passato.
Basta guardare ai giochi dei ragazzi: smartphone e tablet hanno preso, ormai da tempo, il posto di pomeriggi trascorsi in partite di pallone nel cortile di casa o in corse sfrenate per le strade di campagna.
Per non dire dei giochi di settanta anni fa, negli anni cinquanta. Facendo il confronto con i ragazzi di oggi sembra parlare di un’altra era geologica.
Ma vi ricordate come si divertivano i nostri genitori e noi dopo di loro? Negli anni ‘70 non c’erano i pc o le playstation a polarizzare l’interesse dei più giovani; la strada, il pallone, i ciottoli, le biglie e una buona dose di fantasia, uniti ad un certo impegno fisico, erano gli ingredienti naturali dello svago e del divertimento tra ragazzi. “Cìcce rré cavadde (Francesco re cavallo)”, era uno di questi giochi che esaltava le capacità di equilibrio dei contendenti; la strada e i vicoli del borgo antico erano gli strumenti veri e necessari per un sano divertimento e di socializzazione. Ho già parlato del gioco della patessa, in cui semplici noccioli di albicocche, messi in fila lungo il muro delle case, rappresentavano il sano divertimento dei pomeriggi assolati del nostro borgo, come altri giochi ancora di cui ne farò memoria.
Basta guardare ai giochi dei ragazzi: smartphone e tablet hanno preso, ormai da tempo, il posto di pomeriggi trascorsi in partite di pallone nel cortile di casa o in corse sfrenate per le strade di campagna.
Per non dire dei giochi di settanta anni fa, negli anni cinquanta. Facendo il confronto con i ragazzi di oggi sembra parlare di un’altra era geologica.
Ma vi ricordate come si divertivano i nostri genitori e noi dopo di loro? Negli anni ‘70 non c’erano i pc o le playstation a polarizzare l’interesse dei più giovani; la strada, il pallone, i ciottoli, le biglie e una buona dose di fantasia, uniti ad un certo impegno fisico, erano gli ingredienti naturali dello svago e del divertimento tra ragazzi. “Cìcce rré cavadde (Francesco re cavallo)”, era uno di questi giochi che esaltava le capacità di equilibrio dei contendenti; la strada e i vicoli del borgo antico erano gli strumenti veri e necessari per un sano divertimento e di socializzazione. Ho già parlato del gioco della patessa, in cui semplici noccioli di albicocche, messi in fila lungo il muro delle case, rappresentavano il sano divertimento dei pomeriggi assolati del nostro borgo, come altri giochi ancora di cui ne farò memoria.