Scritto da © ComPensAzione - Mar, 09/07/2013 - 20:35
Salì piano sull'autobus appoggiandosi al braccio proteso, aveva una figura magra e fragile, ma dall'aspetto curato di una bambola invecchiata, l'altra una donna di mezza età, bionda e prosperosa senza essere volgare : la guidò a sedere e rimase in piedi accanto a lei, chinandosi di tanto in tanto a parlarle piano, dolcemente, con una voce rassicurante dall'accento straniero. Alla fermata dell'ospedale la aiutò ad alzarsi ed a scendere...e notai il sorriso che le rivolgeva l'anziana, lo sguardo pieno di gratitudine . Invidiai quel sorriso, quello sguardo...
Io, della generazione di donne 'di mezzo' , affrancate dal destino di 'donne di casa' da una vita di lavoro autonomo, sento di aver perduto qualcosa del passato : delegando ad altri la cura della famiglia ho visto sfumare la gratificazione di raccogliere l'esperienza delle prime parole e dei primi passi dei miei figli, ed ora non sono partecipe agli ultimi momenti della vecchia generazione. E' 'mancato' il passaggio delle consegne, presa dagli impegni di dare alla mia vita un senso diverso, più soddisfacente di quello che ritenevo quasi degradante delle donne di un tempo, non sono riuscita a cogliere l'importanza del 'fulcro' , necessario per mantenere vivo il senso della famiglia.
Certo, la scelta per alcune può essere stata determinata dalle necessità contingenti della famiglia stessa e non solo da un desiderio di autonomia e gratificazione personale, ma è indubbio che questo cambiamento si è riflesso nella vita e nelle esperienze della nuova generazione, cresciuta in un universo di valori stravolti cui l'apparenza ha preso la predominanza assoluta. La cura dell'Altro, la disponibilità, il sacrificio sono considerati ormai un peso di cui liberarsi, come anche la malattia, la vecchiaia e la morte che vengono 'nascoste', relegate ai confini dei pensieri, come qualcosa da tenere lontano senza coinvolgerci.
Ogni cambiamento ha pro e contro...solo che spesso la bilancia pende più da un lato...quale ?