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Avete qualche rito particolare che riguarda la lettura?

Si dice che Machiavelli, quando leggeva, si vestisse con abiti del periodo in cui era vissuto lo scrittore che stava leggendo; si dice anche che, quando era immerso nella lettura, facesse imbandire la tavola sia per lui che per l'autore che stava leggendo.
 
Marcel Proust, nello scritto “Sulla lettura” – che nacque come introduzione alla versione francese di Sesamo e gigli di John Ruskin – parla di quella speciale liturgia che accompagna la lettura di un libro speciale:
 
"Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di avere perduto senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro. Tutto quello che piaceva ai più lo allontanavamo come un volgare ostacolo per un piacere divino: l'amico che veniva a cercarci per giocare quando stavamo nel passaggio più interessante; la molesta ape o il raggio di sole che ci obbligava ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posizione; la merenda che ci avevano obbligato a portare con noi e che lasciavamo intatta..."
 
E Corrado Augias nel libro Leggere. perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi scrive a proposito di questa esperienza di Proust:
 
“Molti anni fa lessi una frase di Marcel Proust che mi parve subito assai bella, ma, per dire la verità, anche un po' eccessiva. Era il periodo in cui, come scrive il poeta Giorgio Caproni, la vita s'avverte in modo più intenso: "Oh, altezza / mai più raggiunta dal fuoco del cuore". Le parole di Proust, allora, mi sembrarono troppo lontane da quel "fuoco del cuore". Dicevano: "Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di aver perduto senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro".
È passato parecchio tempo e quelle parole mi sono tornate spesso alla mente con un sapore sempre più intenso di verità. Non perché il "fuoco del cuore" abbia attenuato le sue fiamme, che sarebbe una ragione troppo biografica e un po' scontata; piuttosto, perché la lettura tende con gli anni a diventare una specie di doppio dell'esistenza, anzi, un concentrato di esistenza raramente eguagliato, per intensità, nell'ordinario scorrere delle giornate.
 
Ho letto molti libri, alcuni per intero, altri parzialmente. Qualcuno l'ho tralasciato dopo le prime pagine, qualche altro l'ho detestato. Con l'esperienza ho imparato, credo, a riconoscere i libri che mi piacciono, i soli che valga la pena di leggere per davvero. Diceva Franz Kafka: "Se il libro che stiamo leggendo non ci colpisce come un soffio di vento nel cranio, perché annoiarsi leggendolo?... Un libro dev'essere l'ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi".
 
E voi, amiche e amici di Rosso, avete una qualche particolare liturgia quando vi mettete a leggere? Seguite una sorta di rituale che vi permette di amoreggiare con il libro che avete fra le mani?
 
 
(dal web)
 

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