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In merito all'astensione

 

L'osservazione spontanea di un povero cittadino, di fronte al penoso spettacolo di una tragica classe politica depravata e scellerata, non può essere che di disgusto. Eppure è proprio su questo disgusto che siamo tenuti a ragionare. Se la nostra classe dirigente si è ridotta in questo stato nessuno di noi, al di fuori dei bambini, si può chiamare fuori. Per utilizzare una frase scioccante di un poeta moderno – Da qui non esce vivo nessuno – ( J. Morrison ) è proprio ciò che succederà alla nostra nazione.

Il totalitarismo dei deboli è nascosto dietro l'angolo, sta a noi tenerlo lontano, sta a noi creare le condizioni migliori affinchè anche i deboli si possano sentire tutelati anche senza pugni di ferro, tanto anelati per quanto temuti.

Noi cittadini di questa Italia sfatta del duemilaedodici siamo chiamati a scrollare dal disfattismo quelli che come noi, sopraffatti dal quotidiano, fatto di balzelli e mutui a cui far fronte, con lo spettro alitante della miseria, si accasciano su se stessi e giustamente arrabbiati, piuttosto che mettere in campo le proprie energie, preferiscono accanirsi, come un cane sulla propria coda.

Siamo noi che dobbiamo trascinare quella parte del popolo, che soggiace priva di aspettative e che, piuttosto di rendersi complice attraverso il voto, preferisce disertare le urne; ignorando forse che è proprio la diserzione a premiare i meno degni, quelli cioè in grado di comperarsi voti, persone, aria e acqua.

Per quanto sia giustificato il nostro sentirsi offesi e vilipesi come cittadini e soprattutto come contribuenti; per quanto ci sembra che qualsiasi schieramento politico nasconda ombre di malaffare, tale da non meritare la nostra fiducia, non lasciamo che la sfiducia e la rinuncia abbiano il sopravvento. Bisogna sempre tenere bene in mente che, se uomini come Falcone, Borsellino, Livatino e tanti e tanti altri di cui ora non mi sovviene il nome, avessero cessato di lottare dal di dentro, dall'interno del loro ruolo, ora non avremmo tutte le conoscenze sulla Mafia e i suoi intrecci. Bisogna ricordarsi di persone come Rizzotto, Impastato e tutti quelli, che come loro non hanno esitato a mettere in gioco la loro vita, per costruire una società più giusta.

Abbandonare, gettare la spugna e chiudersi tra le proprie mura domestiche, non ci aiuta a vivere meglio.

Non abbandoniamo la politica, esiste quella buona, fatta di incontri, di discussioni e di certezza del diritto e di giustizia.

Non deleghiamo più a terzi la nostra politica, costruiamo insieme una realtà più vivibile per donne, bambini, anziani, disabili,. Una realtà in cui l'essere umano e l'ecosistema hanno la priorità sul denaro.

Per questo non abbandoniamo la politica nelle mani di quei pochi, che con la politica hanno costruito un impero economico.

Pretendiamo un cambiamento delle regole: la politica non è e non deve diventare un mestiere.

Pretendiamo un cambiamento di facce, ci vogliono forze nuove e fresche, che ridiano smalto alla politica, perchè i giovani hanno il cuore buono che pulsa a ritmi veloci e senza tutte quelle idiote paure tipiche della cosiddetta " età matura ".

 

 

Non corriamo dietro però a facili populismi, cerchiamo di solidificare concetti di uguaglianza sociale, gli unici finora ignorati ma i soli che potranno salvare questa nazione da una deriva violenta.

 

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