La resa dei conti | [catpath] | Antonella Iurilli Duhamel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La resa dei conti

A.Iurilli Duhamel
......Arriva un tempo, nell'educazione di ciascun uomo, in cui egli si convince che la competizione è ignoranza; che l'imitazione è suicidio; che deve saper accettare se stesso per il meglio e per il peggio, come parte sua; che per quanto il grande universo sia buono e generoso, nemmeno un chicco di nutriente grano può arrivare à lui se non attraverso la fatica prodigata su quel pezzo di terra che gli è stato dato da dissodare.
 

Il potere che è in lui è qualcosa di nuovo in natura, e nessuno, eccetto lui stesso, può sapere che cosa sia quello che egli può fare, né può mai saperlo finché non ha provato. Non per nulla una faccia, un carattere, un fatto possono maggiormente colpirlo, e un altro lasciarlo indifferente.
 

Né è senza una prestabilita armonia che vi sia, per così dire, questa scultura nella memoria. L'occhio fu collocato là dove un raggio sarebbe caduto, di modo che potesse testimoniare di quel particolare raggio. Noi esprimiamo noi stessi soltanto a metà e quasi ci imbarazza quell'idea divina che ciascuno di noi rappresenta. Si può, certo, senz'altro ritenere che essa sia qualcosa di buono, di equanime e di giusti esiti, per cui a buon diritto se ne dovrebbe parlare.
 

Un uomo si sente sollevato e lieto quando ha riposto tutto se stesso nella propria opera e ha fatto del suo meglio; ma ciò che ha detto o fatto in diversa maniera non gli darà pace. È una liberazione che non libera. Nei tentativi, il suo genio l'abbandona; nessuna musa lo soccorre; non ha più inventività, non ha speranze.
 

Confida in te stesso: ogni cuore vibra a una tale corda di ferro. Accetta il posto che il divino provvedere ha trovato per te, la società dei tuoi contemporanei, la connessione degli eventi. Gli uomini grandi sempre fecero così, e affidarono se stessi fanciullescamente al genio della loro età, testimoniando la loro percezione che l'assolutamente affidabile aveva preso posto nei loro cuori, operando attraverso le loro mani, prendendo possesso di tutto il loro essere.
 

E siamo ora anche noi uomini, e dobbiamo accogliere con la più alta convinzione il nostro trascendente destino; e non come minorenni e invalidi riparati in un cantuccio, non come codardi in fuga davanti a una rivoluzione, ma come guide, redentori e benefattori obbedienti allo sforzo Onnipotente e avanzanti sul Caos e le Tenebre.

Ralph Waldo Emerson, Self- reliance

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