La radici della differenziazione fra uomo e donna si perdono nella notte dei tempi e hanno motivi antropologici spiegabili con la natura dell’uomo, le asperità dell’ambiente e i modesti strumenti di difesa.
Procacciarsi il cibo è un’attività che richiede forza e l’esporsi alla natura non ancora amica. E’necessaria, forza, prestanza fisica e l’allenamento alla fatica.
Caratteristiche che favoriscono la naturale predisposizione del’uomo. La donna può, invece, badare alla casa, cucinare i cibi che l’uomo si procaccia fuori, accudire ai bambini.
Pian piano di determinano perimetri di competenza e responsabilità che assumono i contenuti di modelli che iniziano a standardizzarsi.
Col tempo i ruoli si disegnano sempre più e si arricchiscono di altre competenze che rimangono all’interno di questi due emisferi senza mai l’uno lambire l’altro.
Se vogliamo provare a fare una sintesi o a tracciare un’equazione possiamo facilmente affermare che tutto quanto avviene al di fuori del focolare è competenza dell’uomo, tutto quanto sta al di dentro è responsabilità della donna.
I secoli, lo sviluppo delle società e le diverse culture non fanno altro che stratificare questi modelli fino a consolidarli o ingessarli secondo schemi ormai bel definiti e quasi immutabili.
La donna, per costituzione psico-fisiologica diventa un elemento subalterno che vede sempre di più il suo ruolo secondario in una gerarchia sociale che non ammette più la possibilità di alcun cambiamento.
I rari casi in cui la donna assume ruoli diversi o riesce a riscattarsi sono numericamente modesti e sono tali perché molto rari e così piace ricordarli agli storiografi di tutti i tempi che si affrettano ad esaltarli per la loro unicità.
L’anno internazionale della donna proclamato dall’ONU nel 1975 doveva essere l’inizio di un processo di cambiamento che doveva portare ad una maggiore sensibilizzazione prima e ad una consapevolezza, poi, delle necessità che le due figure fossero protagoniste ridisegnando competenze, ruoli e responsabilità.
La manifestazione se pur importante, ha dimostrato nel suo fallimento successivo, che non c’era alcun interesse a fare dei passi in avanti e iniziava a passare il sospetto e poi il pensiero che la donna stava assumendo un ruolo competitivo e poi conflittuale con l’uomo.
Disposizioni legislative successive, a dir poco infelici per le loro motivazioni, tentavano di dare dignità alla donna, basta pensare alle “quote rosa” o altre simili stranezze, dimenticando che il percorso è ben diverso e non può essere ridotto a leggi che tendono comunque a congelare i parametri stessi già fissati.
La questione donna, che qualche infelice chiama problema, non può essere risolta nel contesto politico, ma deve trovare il suo spazio, il suo sviluppo e la sua DEFINITIVA soluzione nel contesto sociale.
La donna ancora oggi, è parte importante della politica familiare, a fatica riesce a farsi spazio nel sistema produttivo e deve combattere per entrare nel sistema di potere dimostrando una disparità enorme rispetto all’altro sesso.
………… e allora ??? ………….
Il cambiamento deve iniziare dal rapporto uomo / donna a livello di individui, poi gli stessi visti nella famiglia, infine gli stessi nel contesto sociale.
Il cambiamento non può avvenire dall’alto a colpi di leggi, deve avvenire dal basso attraverso un nuovo modo di fare educazione, formazione e cultura.
Deve rafforzarsi il concetto di COPPIA, ruolo nuovo tutto da definire. Ma è la coppia che affronta i problemi della famiglia, che parla ai figli e che si pone come interlocutore privilegiato per i problemi sociali.
Quindi non uomo e donna separatamente, ma coppia, uniti, insieme per comuni obiettivi e credibili prospettive.
L’uomo deve convincersi che il nuovo patto sociale con la donna non può che portare vantaggi e benefici enormi sia a livello individuale che sociale.
La globalizzazione ha portato sullo scenario universale questioni che non possono più essere risolte al maschile, ma devono essere comprese, gestite e risolte unendo le diverse culture e sensibilità.
L’era della necessità della forza fisica è stata già da tempo consegnata alla storia, non ha più senso la strenua difesa di un potere che ormai, di fatto, l’uomo non ha più.
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