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Fascismi

Allora, Breivik, il pluri-omicida dal cervello piccolo e dal grilletto facile, che ha ammazzato per letterale idiozia un’ottantina di sconosciuti innocenti, è stato condannato dalla corte norvegese a soli 21 anni di carcere. In Svizzera, invece, un violentatore e omicida di una ragazzina si è beccato il carcere a vita, un provvedimento che è stato reintegrato nella locale legislazione nel 2004 con un referendum, e che da allora è stato applicato soltanto 4 volte. Da noi, in Italy, l’amministratore delegato della nostra unica multinazionale, la FIAT, essendo stato costretto a reintegrare 19 operai che aveva licenziato in quanto sindacalisti non graditi (cosa illegale), si vendica adesso licenziandone altrettanti 19, del tutto innocenti, per, dice lui, far posto ai precedenti (cazzata paradossale che non può tuttavia far ridere i 19 malcapitati, specie nel napoletano). Dunque, cosa lega queste vicende così lontane le une dalle altre? È semplice: la democrazia.
I norvegesi, pur di non derogare dalla loro costituzione democratica (e anzi applicandola integralmente) in grazia di un criminale ottuso, feroce e subumano, indulgono ad una assurda clemenza nei confronti del reo di una insensata carneficina. Si riservano poi di vedere, fra 21 anni, cosa sarà di lui.
In Svizzera, invece, patria di una democrazia fallace e cinicamente malleabile, la si piega ad interessi contingenti, cercando di adattarla ai gusti dell’elettorato, pur di non perderne il consenso. E così si deroga facile dal "massimo della pena" al "carcere a vita".
Prassi che vorrebbe adottare l’amministratore delegato della FIAT, per significare che “i tempi sono cambiati”, “non è più il ‘68”, eccetera. Cioè, il revisionismo del diritto, costruito con pazienza e sacrifici durante il corso di secoli. Discorsi qualunquisti (è l’epoca del qualunquismo, una forma di decadenza…). Il diritto, o è universale e vale per sempre (come insegna l’Etica Nicomachea di Aristotele, che, appunto, vale sempre), o non è nulla. L’industria, la FIAT è obsoleta, non il diritto dei lavoratori. Di tutti i lavoratori, compresi quelli del terzo mondo la cui mano d’opera a buon mercato ispira i metodi, i criteri e le parole di quelli come lui.
Se il mondo è cambiato, magari in peggio, proprio perciò è necessario, è vitale fare così che le regole della democrazia, pagate così caro attraverso secoli di sacrifici, non vengano calpestate dal primo malintenzionato, venuto a difendere soltanto il suo tornaconto personale. Per altro, badi bene costui a proporre una produzione più accattivante e coerente coi tempi, per esempio puntando sull’ecologico, invece di de-costruire il destino di migliaia di poveracci.   
Io sto coi norvegesi. 
 

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