Scritto da © maria teresa morry - Gio, 18/10/2012 - 21:15
Indubbiamente stiamo attraversando tempi cupi e carichi di proccupazione, per il nostro futuro. Molta incertezza , non solo nell'economia e nella convivenza , ma anche nel procedere di questa nostra " civiltà" , ci opprime il cuore. Quando c'è timore diffuso, le idee circolano meno e il Nuovo non si afferma, perchè la gente tende a rimanere conservatrice, non si sente di rischiare su nulla. Così riflettendo mi ha molto colpito la frase di un uomo del 1500, Erasmo da Rotterdam, il quale commentando di aver compiuto già 51 anni e quindi " di aver vissuto più o meno abbastanza", scriveva ad un suo amico, tal Wolfgang Fabriciu Capito: " Nondimeno mi verrebbe quasi voglia di tornar giovane per qualche tempo, unicamente perchè nel prossimo futuro vedo nascere, per così dire, un secolo d'oro". E questo perchè egli vedeva profilarsi la pace tra i Principi regnanti in quegli anni, e il sorgere di una letteratura nuova e " bellissime scienze".
Questo ci dice che la Storia ha i suoi ritorni, ogni epoca non è mai l'ultima, a momenti di grande " ristagno" seguono riprese e fasi positive. Sintomatico è tuttavia che per progredire, anche ai tempi di Erasmo, era necessaria la pace.
( La parte della lettera di Erasmo è tratta da L'autunno del Medioevo di Joan Huizinga, profondo studioso del passaggio da Medioevo a Rinascimento).