Scritto da © Anonimo - Mar, 16/08/2011 - 10:17
Spesso tutto resta uguale. Come quei giorni, quelle settimane, i mesi, sempre uguali, sempre gli stessi, come quei sabati sera mestamente malinconici, come un cuore sempre vuoto e triste. E poi ogni tanto arriva la morte di qualcuno. A ricordarti che la vita è breve e non sai cosa c’è domani e dovresti vivere intensamente ogni oggi senza affannarti per cose che non ci sono e che forse non arriveranno mai. E sai anche che dovresti essere tu a fare in modo che i giorni non siano sempre gli stessi e sempre uguali. Perché nulla cambierà mai da sé se non sei tu a fare in modo che cambi. Ciò che rende i giorni uguali è l’apatia, il rifiuto di sé. Lo scandire del tempo rotondo come la sveglia che suona sempre alla stessa ora. La solita sveglia fastidiosa di prima mattina, lo sforzo solito enorme per alzarsi magari perché la sera prima hai fatto tardi per vedere il film in tv. Ennesimo sogno interrotto, solita colazione, abituale problema davanti all'armadio perché non sai ancora cosa mettere; cosi prendi quella maglietta rossa che ti balza prima all'occhio anche se stai ancora dormendo e poi quei pantaloni scuri, anzi no, meglio i jeans appoggiati sulla sedia due sere prima. Ennesimo sorriso davanti lo specchio, magari cercando che cosa è cambiato da ieri. Ti radi facendo le solite smorfie; solito sorriso a pieni denti davanti allo specchio dove non puoi fare a meno di notare come ti stà e ti aspetti magari il saluto di quel bambino che tieni ancora chiuso in te. Ma ok, con un po' di autostima sistemi i capelli ancora addormentati. Poi via. Ti siedi al tuo tavolo di lavoro, passano le ore, solita passeggiata in corridoio magari sperando di incontrare quel viso che gradisci, o sperando in quel saluto o in quel sorriso a cui avevi pensato prima di uscire. Ed ecco che mentre cammini lei è là, col solito sguardo intenso ma perfetto. Il solito batticuore e il solito tremolio alle gambe, il solito convincimento che non te lo scorderai mai. Ciò che li tende diversi, i giorni, è l’inquietudine, i sentimenti forti come la rabbia per non essere riusciti ancora a trovare risposte adatte alle tue domande. I sentimenti negativi cui vuoi ribellarti per lo spirito di sopravvivenza che ti perseguita. Sai di essere destinato ad un altro tempo fuori di questi giorni che scivolano via. La percezione della precarietà dell’esistenza, ecco che cosa rende diversi i giorni l’uno dall’altro. L’esistenza che non ci appartiene perché è labile, fine come sabbia che sfugge tra le dita. Il senso di fragilità che ti rende bisognoso di sognare, di sperare, di lasciare una traccia buona di te, per chi verrà dopo.
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