Scrive Robert Graves, professore emerito di storia dei miti - religioni ad Oxford, Inghilterra:
“...quando si voglia interpretare il significato di un'opera narrativa mitologica o pseudo mitologica, bisogna sempre esaminare con la massima attenzione i nomi, le origini tribali e il particolare destino dei personaggi descritti, per poi risalire alla forma primitiva di dramma rituale...uno studio della mitologia greca deve iniziare dall'esame della situazione politica e religiosa dell'Europa prima dell'invasione degli Ariani. In tutta l'Europa neolitica, a giudicare dai miti sopravvissuti, le credenze religiose erano molto omogenee e tutte basate sul culto di una dea madre dai molti appellativi, venerata anche in Siria e in Libia.
L'antica Europa non aveva dei. La grande dea era considerata immortale, immutabile e onnipotente e il concetto della paternità non era stato introdotto nel pensiero religioso. La dea si sceglieva degli amanti per soddisfare il suo piacere e non per dare un padre ai propri figli. I maschi temevano la matriarca, la riverivano e le obbedivano; il focolare che essa alimentava in una grotta o capanna fu il loro primo “centro” sociale e la maternità il loro primo mistero. Ecco perché la prima vittima di un sacrificio pubblico greco veniva sempre offerta a Estia del Focolare. Il bianco simulacro aniconico della dea, il più diffuso dei suo emblemi, che si trova a Delfi come omphalos o ombelico, rappresentava forse, in origine, il bianco cumulo di cenere ammucchiato sopra la brace viva, che è il sistema più facile per conservare acceso il fuoco senza fumo. In seguito fu identificato col tumulo sbiancato a calce sotto il quale era sepolta la bambola del grano e coi tumuli...che coprivano le tombe dei re defunti.
Non soltanto la luna, ma ( a giudicare da Emera in Grecia e da Grainne in Irlanda) anche il sole era uno dei simboli celesti della dea. Nei miti greci primitivi, tuttavia, il sole è meno importante della luna, che ispira un terrore superstizioso, non attenua la sua luce quando l'anno volge al termine e ha il potere di concedere o negare le benefiche piogge ai campi.
Le tre fasi della luna si riflettevano nelle tre fasi della vita della matriarca, in seguito...per identificazione con le stagioni...la dea fu identificata con la madre terra che all'inizio dell'anno vegetativo produce soltanto foglie e boccioli, poi fiori e frutta e infine si isterilisce...ma all'epoca classica il santuario di Stinfalo in Arcadia era uno dei pochi dove tutte e tre le persone della triade portassero lo stesso nome: Era.
Quando il rapporto tra il coito e la gravidanza fu ufficialmente stabilito e questa svolta di capitale importanza per la religione si rispecchia nel mito ittita di Appu, (il sempliciotto) la posizione dell'uomo migliorò sensibilmente e il merito di fecondare le donne non fu più attribuito ai fiumi e ai venti. La ninfa tribale pare, si sceglieva ogni anno tra i giovanotti del suo staff un amante, il re che poi sarebbe stato sacrificato alla fine dell'anno e che così diveniva (n.d.t con il nome del re del grano una volta sopravvenuta l'agricoltura) un simbolo della fertilità più che uno strumento del piacere della ninfa. Il suo sangue, sprizzando tutto intorno, avrebbe reso fecondi i campi... e le sue carni erano fatte a pezzi e divorate crude dalle ninfe compagne della regina, sacerdotesse anch'esse, che portavano maschere di cagne, giumente e scrofe.
Questa usanza fu poi modificata: il re moriva quando la forza del sole con il quale il re veniva identificato, cominciava a declinare a mezza estate e un suo gemello o simile diventava allora l'amante della regina per essere a sua volta sacrificato a metà inverno reincarnandosi, come ricompensa, in un serpente oracolare. Questi temporanei principi consorti potevano esercitare il potere vicario esecutivo solo parlando a nome della regina ed indossandone le magiche vesti.
Così si svilupparono i regni...gli uomini potevano tuttavia agire liberamente, senza controllo femminile, in certi campi...potevano cacciare, pescare, custodire greggi, e armenti e difendere la tribù dagli invasori, purché non infrangessero le leggi matriarcali...la società matrilineare più primitiva che ancora esiste è quella dei Nayars nell'India meridionale dove le principesse, benché sposate a mariti fanciulli dai quali divorziano subito, hanno figli da vari amanti che scelgono senza curarsi del rango. Così si comportano anche le principesse di varie tribù matriarcali dell'Africa occidentale ,le quali sposano stranieri o persone del popolo. Pare inoltre che anche le principesse dell'antica Grecia volentieri scegliessero gli amanti tra schiavi, sempre che le cento case di Locri e di Locri Epizefiria non significhino un'eccezione.
...il numero sette acquistò uno specifico carattere sacro perché il re vicario veniva trucidato durante la settima luna piena che seguiva il giorno più corto (solstizi ed equinozi).”
Ugualmente, a queste tradizioni e rituali, conseguenti sia al pensiero umano primitivo, (concezione della casualità della fecondità femminile) sia all'impatto dell'agricoltura nelle tribù, risalgono le prime osservazioni astronomiche, scientifiche e religiose in quanto aventi finalità pratiche tendenti a stabilire la massima coincidenza tra i cicli femminili, i cicli di vita dei re vicari, e il ciclo degli astri. Sicché il mesi furono conteggiati di ventotto giorni, (che divenne anch'esso un numero sacro) i mesi 13, (qui alcuni pendono da una parte altri dall'altra) e l'anno, cosiddetto lunare, di 364 giorni.
Tale calendario, in Occidente fu in uso fino all'avvento del Calendario giuliano, (46 a.C. sotto il pontificato di G.Cesare-calendario solare) cioè molto dopo che, sulla base di una diversa e graduale concezione di pensiero (vertente sull'importanza della fertilità maschile) e acquisita consapevolezza, nelle questioni pratiche, delle facoltà specificatamente maschili, (abilità nella caccia, pesca, difesa od offesa della/per l'esistenziale proprietà del territorio) il matriarcato aveva perso l'importanza capitale posseduta ed era stato sostituito dal patriarcato. Conseguenza ne era stata evidentemente la patri-linearità e, di fatto, l'acquisizione dei poteri pubblici da parte della popolazione maschile.
Tale calendario lunare, per longevità, aveva tenuto testa ai miti pelasgici, omerici ed orfici della creazione, ed era ancora grande pari nei miti olimpici vigenti, che volevano Zeus, dopo le sue tante vicissitudini personali, padrone del mondo.
Né la filosofia, né l'astronomia, né la fisiologia, né le religioni erano ancora in grado di ipotizzare-stabilire la parità dei generi.