Scritto da © Sara Cristofori - Gio, 13/12/2012 - 01:31
La tradizione natalizia è fortemente radicata nell'animo genovese e ligure: quella del Natale è sicuramente la festività più attesa dell'anno. Le antiche cronache parlano di usi e abitudini dalle origini che si perdono nella memoria dei vecchi. Il Confuoco (Confêugo), gli auguri del Doge di Genova: consisteva in un carro addobbato con nastri e campanelli trainato da buoi che trasportava un grosso tronco d'alloro, simbolo di pace e prosperità; ancor oggi in uso in molte località della provincia di Genova dove viene bruciato un ramo d'alloro. O dinâ da noxe era la mancia che i padroni davano ai loro commessi, aiutanti od operai ma era pure l'omaggio che il bottegaio faceva ai suoi clienti più affezionati. A Genova c'era la fiera natalizia di piazza Nuova dove si compravano i giochi per i più piccini.
Vi erano poi i vari preparativi. L'albero era d'alloro, addobbato con nastri bianchi e rossi, maccheroni, frutta secca, arance, mele, ecc. L'antivigilia di Natale era il giorno della preparazione del pandolce e, in casa, l'animazione era incredibile. Si impastava, si lavorava e la sera quando tutto era pronto, le nonne il pandolce... se lo portavano a letto! Si dice lo mettessero sotto le lenzuola per farlo lievitare meglio. Naturalmente le lenzuola erano tenute alzate da-o præve il prete), cioè da un enorme aggeggio, che si metteva sotto le coperte, fatto come una specie di slitta sopra e sotto in modo che rimanesse uno spazio dove mettere lo scaldino per intiepidire il letto. Poi si cuoceva nel ronfò, o si portava dal fornaio di fiducia. E finalmente, una volta cotto, il pandolce eccolo in tavola: panciuto con gli immancabili tre taglietti a triangolo e con su piantato un ramoscello d'alloro.
Vi erano poi i vari preparativi. L'albero era d'alloro, addobbato con nastri bianchi e rossi, maccheroni, frutta secca, arance, mele, ecc. L'antivigilia di Natale era il giorno della preparazione del pandolce e, in casa, l'animazione era incredibile. Si impastava, si lavorava e la sera quando tutto era pronto, le nonne il pandolce... se lo portavano a letto! Si dice lo mettessero sotto le lenzuola per farlo lievitare meglio. Naturalmente le lenzuola erano tenute alzate da-o præve il prete), cioè da un enorme aggeggio, che si metteva sotto le coperte, fatto come una specie di slitta sopra e sotto in modo che rimanesse uno spazio dove mettere lo scaldino per intiepidire il letto. Poi si cuoceva nel ronfò, o si portava dal fornaio di fiducia. E finalmente, una volta cotto, il pandolce eccolo in tavola: panciuto con gli immancabili tre taglietti a triangolo e con su piantato un ramoscello d'alloro.
Viva o Natale
Viva o vin bon
Viva o pandoçe
Viva o torron:
Tûtto l'è bon!
Viva o vin bon
Viva o pandoçe
Viva o torron:
Tûtto l'è bon!
(dal sito di Paolino)