Scritto da © Ezio Falcomer - Ven, 28/10/2016 - 13:09
<< Che sciocco. La quantità di inchiostro che spreco in sfoghi insensati, fracassare orologi nella mia mente, urlare con l’immaginazione. Lascia perdere l’orologio. Non ha potere sul tempo. Le parole invece sì, e ora sono tentato di strappare queste pagine. E’ così che voglio essere ricordato? Con queste parole? Da te?
Ma no, per ora non le strapperò, dato che tu non le vedrai mai. Le scrivo per me stesso, per evocarti nella mia mente. Sono scritte solo per me.
“Studiare la Via è studiare l’io” ha detto Dogen. Ho giurato di fare “zazen” e studiare i miei pensieri e i miei sentimenti meticolosamente, nel modo in cui uno scienziato dissezionerebbe un cadavere, allo scopo di migliorare me stesso quanto più possibile nelle brevi settimane che mi restano. Ho giurato di rivelarmi a te, anche se non leggerai mai questo diario. Strapparne le pagine non servirebbe a espungere la viltà dal mio cuore più di quanto strappare le lancette dal quadrante di un orologio servirebbe a fermare il tempo.
Davvero, sono uno dei fortunati. Ho ricevuto un’istruzione e la mia mente è addestrata. Ho la capacità di riflettere sulle cose.
“Filosofare è imparare a morire”.
L’ha scritto Montaigne, parafrasando Cicerone, sebbene l’idea, ovviamente, non fosse nuova, anzi risalisse addirittura a Socrate in Occidente e a Buddha in Oriente… sebbene senza dubbio il concetto di “filosofare” fosse diverso.
“Studiare la Via è studiare l’io. Studiare l’io è dimenticarlo. Dimenticare l’io è essere illuminati dalla moltitudine delle cose”. >>
(“Ruth Ozeki, “Una storia per l’essere tempo”, traduzione dall’inglese di Elisa Banfi, Ponte alle Grazie – Salani, Milano, 2013 p. 402-03)