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Mi serve una malattia - Mordecai Richler

<< Ero l’ultimo paziente della giornata, ma mentre stavamo nel suo studio continuando a cazzeggiare si spalanca la porta e ci vediamo piombare addosso Duddy Kravitz, visibilmente alterato, che butta da una parte il capotto di cachemire e la sciarpa di seta bianca (sotto i quali porta uno smoking scicchissimo), mi fa malapena un cenno di saluto, quindi si rivolge a Morty. “Ho bisogno di una malattia”.
“Prego?”.
“E’ per mia moglie. Senti, ho una fretta terribile. Mi sta aspettando in macchina. Scusa se è una Jaguar ultimo modello. Dovresti fartene una anche tu, Barney. Se paghi in contanti ci rimangono di merda. Su, che quella frigna”.
“Perché non ha una malattia?”.
E allora Duddy ci spiega che secondo sua moglie né i miliardi che ha accumulato, né le donazioni alla Montreal Symphony Orchestra, alla galleria d’arte moderna, al Montreal General Hospital, all’università, e neppure l’assegno che una volta all’anno stacca per l’assistenza ai meno agiati erano bastati a far colpo sulla buona società di Westmount.. E così quella sera, mentre stavano andando al ballo annuale del museo (“di solito ci danno una tavola in ventesima fila”), Duddy aveva avuto una folgorazione. “Ci deve pur essere un morbo di cui nessuno ha mai sentito parlare, cui dedicare una fondazione benefica che organizzi un gala al Ritz, magari coinvolgendo qualche stella del balletto o un paio di tenori. Non faccio questione di prezzo, l’importante è che se ne parli, e che la gente faccia a cazzotti per venirci. Ma sarà dura, lo so. La sclerosi multipla è andata, e anche il cancro, il Parkinson e l’Alzheimer. Per non parlare dei disturbi cardiaci ed epatici, e dell’artrite reumatoide. Citami una magagna qualsiasi, e vedrai che qualcuno ci ha già pensato. Per questo mi serve una malattia completamente ignota, e abbastanza arrapante perché io possa creare un ente e mettere a presiederlo il governatore generale o qualche altro imbecille del genere. Sai, una roba tipo quella messa su da suor Kenny, o dalla moglie di Roosevelt. La polio, ecco, la polio era geniale. Ci vuole qualcosa di straziante. La gente ne va pazza”.
“Che ne dici dell’AIDS?” ho buttato lì.
“Ma in che mondo vivi’? E’ preso da un pezzo. Ci sarebbe quella roba delle donne, sai, quando attaccano a mangiare come scrofe e poi si cacciano due dita in gola e vomitano, come si chiama?”.
“Bulimia”.
“Ecco, è una vera schifezza, ma siccome ce l’ha la principessa Diana per quelli di Westmount sarà il massimo. Cazzo” esclamò Duddy guardando l’orologio. “Dài, Morty, sto facendo tardi, e quella fra un minuto si attacca al clacson. Mi fa diventare matto. Stupiscimi”.
“Il morbo di Crohn”.
“Mai sentito. Roba seria?”.
“Ne sono affetti circa duecentomila canadesi”.
“Molto bene. Cominciamo a ragionare. Qualche dettaglio, prego”.
“Altresì noto come colite ulcerosa, o ileite”.
“Parla come mangi, per favore”.
“I sintomi sono aerofagia, diarrea, emorragie rettali, febbre, perdita di peso. Chi ne è colpito va in bagno quindici volte al giorno”.
“E bravo! Fantastico, proprio fantastico. Così telefono, che so, a Wayne Gretzky e gli dico, senti Wayne, conferiresti il tuo alto patronato a una fondazione che aiuta gli scoreggioni? Mr Trudeau, buongiorno, parla Duddy Kravitz. Ecco, Mr Trudeau, ho qui per lei una proposta molto vantaggiosa in termini di immagine. Che ne direbbe di entrare a far parte della fondazione di mia moglie? Di cosa si occupa? Oh be’, di gente che passa il tempo a scagazzare. Buonasera a tutti, a nome mio e di mia moglie vi do il benvenuto all’annuale Gala per la Diarrea. Ascolta, Morty, a mia moglie serve roba, cerca di capirmi, roba di classe. Voglio una soluzione entro le nove di domani mattina”.>>
 
(Mordecai Richler, “La versione di Barney”, Milano, Adelphi, 2012, pp.194-96)
 
 

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