Scritto da © erremmeccì - Dom, 19/01/2014 - 21:41
Forse non tutti sanno che c'è un poeta- grande- che era cugino del grandissimo Tomasi di Lampedusa, quello del "Gattopardo", e che si chiamava Lucio Piccolo.
Ho visitato, qualche tempo fa, la villa di Capo d'Orlando, dove visse con il fratello Casimiro e la sorella Giovanna e l'amatissima madre: ho visto i suoi libri, il pianoforte - che amava suonare, specie per l'illustre cugino- i suoi oggetti, i divani, le cristalliere piene di porcellane antiche, di argenti. Ho sudato sotto il sole di agosto, camminando nel parco della villa; ho visto il cimitero dove sono sepolti tutti i cani della famiglia Piccolo di Calanovella, un luogo davvero unico, che riesce a trasmettere la tenerezza e l'affetto che Lucio ( ma anche Tomasi ) nutriva nei confronti dei suoi "compagni di vita".
E siccome, in occasione della visita alla residenza dei Piccolo, ho approfondito la conoscenza non solo della vita di Lucio, ma soprattutto delle sue poesie, voglio condividerne qualcuna con i "viandanti" di Rossovenexiano.
Ecco la prima:
SCIROCCO
E sovra i monti, lontano sugli orizzonti
è lunga striscia color zafferano:
irrompe la torma moresca dei venti,
d’assalto prende le porte grandi
gli osservatori sui tetti di smalto,
batte alle facciate da mezzogiorno,
agita cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
schiarite apre azzurre, cupole, forme sognate,
i pergolati scuote, le tegole vive
ove acqua di sorgive posa in orci iridati,
polloni brucia, di virgulti fra sterpi,
in tromba cangia androni,
piomba su le crescenze incerte
dei giardini, ghermisce le foglie deserte
e i gelsomini puerili – poi vien più mite
batte tamburini; fiocchi nastri…
Ma quando ad occidente chiude l’ale
d’incendio il selvaggio pontificale
e l’ultima gora rossa si sfalda
d’ogni lato sale la notte calda in agguato.