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Succede anche questo nei giorni che precedono il Natale, succede in una strada del centro di una cittadina di media grandezza del nord Italia, Bergamo, città da cui sono avvinta da una relazione di amore e odio, come spesso capita nelle relazioni vere e durature.
Succede che, in un sabato pomeriggio come tanti, diverso solo perché prossimo alle festività del Bambinello, e quell'aria che avvolge ogni centro di bontà soffusa e diffusa, che par trovar nutrimento tra le luminarie che affogano le migliori intenzioni di vera unità d'intenti, si incontri il solito ragazzo che vien da fuori, intabarrato di tutto punto, con le solite cianfrusaglie del mondo suo, pronto ad allungar le braccia per sdoganarti l'accendino rosso d'ultima generazione (!?) o il libricino di fiabe autografe di qualche sconosciuto autore del corno d'Africa.
Del tutto assorta dalla giostra multicolore cui mia figlia piccola dedica i migliori minuti della sua giovanissima esistenza, e con l'occhio di riguardo a mio marito che segue le peripezie scanzonate di Alessandra, divertita a inviarci baci coloratissimi dal cavallino che la sollazza, deve apparirmi uno sforzo estremo destinare il mio sacro tempo a sillabar parole di contorno al signore scuro che mi si avvicina dolente, il volto semiascoso dagli indumenti invernali; alla prima parola gli rifilo "no, grazie", ma lui imperterrito prosegue e io ripeto, tonante, nel dubbio sia affetto da sordità congenita, le due paroline che non lo accontentano e io allora mi avvicino meglio, scalfita dal pensiero di non aver compreso il suo interloquire.
"Avevo solo detto Buon Natale", e la sua voce è una lama tagliente che mi colpisce come il gelo che mi opprime le orecchie, chiuse per il pregiudizio atavico che la dignità di quei signori lì stia tutta nella roba di terz'ordine che sciorinano, zigzagando mesti tra le vetrine alla moda delle vie più frequentate. Scivola via sconsolato, prendendo una stradina laterale affatto illuminata, corrosa dall'odor di piscio di cane raffermo dal tempo, il testone fermo sul corpo abusato di frustrazione, e io ho solo il tempo di spostare il mio sguardo sui capannelli di gente elegante disposta all'aperitivo della sera, e di ammutolire per il resto del percorso che mi separa dalla mia abitazione tutta lustrini e paillettes.
 
Oggi mi sono svegliata presto e l'ho ringraziato in silenzio per quel volto triste e per la maggior consapevolezza, che mi è derivata da quell'incontro casuale, della mia stoltezza di donna italiana.
 

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