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Corvo scopre la fame e crea il mondo - Lewis Hyde

<< Sembra che l’intero universo fosse un tempo coperto dalle tenebre. Nelle isole della Regina Carolina (Pacifico) vi era una città in cui vivevano gli animali. Un animale capo e sua moglie vi risiedevano insieme al loro unico figlio, un bambino che amavano tantissimo. Il padre cercò di tenerlo al riparo da ogni pericolo. Gli costruì un letto sopra il suo nel retro della sua grande dimora. Lo lavava regolarmente e questo crebbe fino a diventare un giovinetto.
Ma di lì a poco, si ammalò; e poco tempo dopo morì. I genitori non finivano di piangere. Il padre, animale capo, convocò i membri della tribù alla propria dimora. Quando questi vi si raccolsero, ordinò che il corpo del figlio fosse composto. “Estraetegli le budella!” ordinò. I servitori lo adagiarono, gli tolsero gli intestini, li bruciarono nel letto e sistemarono il corpo sul letto che il padre aveva fatto costruire per lui. I genitori piangevano ai piedi della sua salma ogni giorno, e la tribù piangeva con loro.
Un giorno, prima che albeggiasse, la madre, recatasi per piangere, guardò e vide un giovane scintillante come il fuoco giacere dove era stato deposto il corpo del figlio. Chiamò allora il marito, il quale salì sulla scala e chiese: “Sei tu mio adorato figlio?”. “Sì, sono io”, rispose il giovane, e i cuori dei due genitori si riempirono di gioia.
Quando i membri della tribù giunsero per consolarli, rimasero sorpresi nel vedere quel giovane radioso. Il quale si rivolse loro dicendo: “Il cielo era molto seccato dei vostri continui lamenti, così mi ha mandato giù a confortare i vostri pensieri”. Tutti furono molto contenti che il principe vivesse nuovamente fra loro, e i genitori lo amarono più che mai.
Il capo aveva due grandi schiavi, un poveretto e sua moglie. Costoro venivano chiamati Bocca-a-Ciascuna-Estremità. Ogni giorno portavano a casa cibi di tutti i generi. Quando andavano a caccia tornavano con grossi tranci di carne di balena che cuocevano sul fuoco e poi mangiavano.
Il giovane scintillante invece non si nutriva. I giorni trascorrevano. Masticava piccoli pezzi di grasso, non li ingoiava. La moglie del capo tribù cercava di invogliarlo a mangiare, ma egli rifiutava tutto e viveva senza cibarsi. La madre era molto in ansia, e temeva che il figlio potesse di nuovo morire. Un giorno, mentre questi si trovava fuori per una passeggiata, il capo salì in cima alla scala dove il giovane aveva il proprio giaciglio. E lì vide la salma del figlio! Ciò nonostante continuò a voler bene al nuovo arrivato.
Poco tempo dopo, mentre il capo e la moglie erano fuori, i due schiavi chiamati Bocca-a-Ciascuna-Estremità entrarono portando con sé grossi tranci di carne di balena che cucinarono sul fuoco per mangiarseli. Il giovane scintillante arrivò e chiese loro: “Che cosa vi rende così affamati?”. “Sentiamo la fame perché abbiamo mangiato la crosta dei nostri stinchi” risposero gli schiavi. “Vi piace ciò che mangiate?” domandò il giovane. “Sì mio signore!” rispose lo schiavo.
“Allora assaggerò la crosta di cui parlate” replicò il principe. “No, mio signore! Non vorrete diventare come noi” urlò la schiava. “La assaggerò solo e poi la sputerò” disse il principe. Lo schiavo tagliò un pezzo di carne di balena e vi mise dentro una piccola crosticina. La moglie lo sgridò: “Malvagio! Cosa stai facendo al povero principe?”
Il giovane principe prese il pezzo di carne contenente la crosta, l’assaggiò e lo sputò. Poi se ne andò a letto.
Quando il capo e la moglie ritornarono, il principe disse alla madre: “Madre sono affamato”. “Oh, caro, davvero?” ella rispose e ordinò subito agli schiavi di procurare un lauto pasto al suo amato figliolo. Questi mangiò tutto, e non appena finito, ebbe di nuovo fame. Gli schiavi gli davano sempre più da mangiare, ed egli divorò ogni cosa, per giorni e giorni. Ben presto tutte le provviste della casa del padre finirono. Il principe si recò allora di casa in casa per tutto il villaggio, divorando tutte le scorte di cibo, e questo perché aveva assaggiato le croste di Bocca-a-Ciascuna-Estremità.
Le riserve alimentari di tutta la tribù andarono presto quasi esaurite. Il grande capo era triste e provava vergogna a causa del figlio. Radunò la tribù e comunicò: “Manderò via mio figlio, prima che divori tutto il nostro cibo”. La tribù convenne sulla decisione; il capo convocò il giovane nel retro della casa e gli disse: “Caro figliolo, ti manderò al di là dell’oceano, sul continente”. Gli diede una piccola pietra tonda, un manto di corvo e una vescica di leone marino essiccata piena di ogni specie di semi. “Quando indosserai questo manto di corvo diventerai Corvo e volerai – gli disse”. Quando sarai stanco di volare, lascia cadere questa pietra in mare e troverai riposo. Quando raggiungerai il continente, spargi i diversi semi di frutti sulla terra e le uova di salmone in tutti i fiumi e torrenti, e anche quelle di trota, così che non ti mancherà cibo finché sarai al mondo”. Il figlio indossò il manto di corvo e volò verso oriente.
Successivamente, Corvo crea il mondo così come lo conosciamo: colloca i pesci nei fiumi e diffonde i frutti sulla terra. Quando arriva nel nostro mondo, si accorge che manca la luce, ma ricordandosi che vi era luce nel cielo da cui proveniva, vi ritorna per rubarla, in modo che la terra non sia più avvolta dalle tenebre
Questo è il mito delle origini di Corvo e del suo appetito.>>
 
(Lewis HYDE, "Il briccone [= Trickster] fa il mondo. Malizia, mito e arte", Torino, Bollati Boringhieri, 2001 (ed. or., 1998), pp. 33-35.)
 

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