Scritto da © Antonio Cristof... - Mar, 28/05/2013 - 15:47
Ebbene si! Ho avuto anche io una zia d'America, si chiamava Rose Fierro e suonava il violino in un'orchestra di Filadelfia.
Una volta venne in Italia e mi regalò dei suoi spartiti un po' particolari: si trattava di poesie di Eduardo, Totò, Peppino e Russo che lei stessa aveva messe in musica,
Mi rimase impresso quel che disse:
- Antonio, non c'è nulla di più musicale del dialetto napoletano. Esso è viola, violino, chitarra e mandolino insieme...-
Ecco perchè non sono daccordo nel mettere una fredda traduzione al calore ed al colore di una poesia in vernacolo. Vero è che la mancanza di una traduzione è a discapito della comprensione dei versi stessi, ma pensate a certe famose romanze e considerate che pur non capendone molte parole ne si apprezza lo stesso il motivo e la tonalità.