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La minaccia dei cookie - in breve.

Nel precedente articolo sullo stesso argomento (“La tremenda minaccia dei cookie”) temo di essere stato eccessivamente prolisso, e pertanto poco chiaro. Poiché ritengo che l'argomento sia di particolare importanza, ci torno su in maniera più pragmatica.
Prima di tutto, a chi interessa questa segnalazione?
Se non hai, o hai avuto, siti o blog di tua proprietà, puoi cercarti altro da leggere. Se hai (o hai avuto) un sito o un blog, ed hai la situazione sotto controllo, idem.
Se hai (o hai avuto) un sito o un blog, e non sai nulla a proposito di cookie e privacy, ti consiglio caldamente di andare avanti con la lettura di questo articolo.
Dal 2 giugno 2015, è obbligatorio, per i proprietari dei siti che installano cookie, avvisare l’utente del fatto, in modo chiaro ed evidente.
Le multe previste in caso di inadempienza vanno da un minimo di 6.000 ad un massimo di 120.000 euro.
L'installazione di cookie  (qualunque cosa essi siano), tipicamente, non è controllata da chi crea o gestisce il sito o blog, quindi lo scarico di questi piccoli file avviene di solito all'insaputa di questi, che però è comunque ritenuto responsabile.
Ora, se ti colleghi al tuo sito/blog, e viene visualizzato un avviso o informativa a proposito di cookie e privacy, probabilmente sei a posto. In caso contrario:
o  il tuo sito/blog non fa uso di cookie;
o stai correndo il rischio di dover sborsare cifre come quelle indicate sopra.
Come scoprire se il proprio sito usa cookie è dettagliato nel precedente articolo; è inoltre disponibile un video su YouTube, all'indirizzo https://youtu.be/JbBz93z-qyk , che mostra come fare con l'utilizzo dei browser Google Chrome e Mozilla Firefox.
Se il controllo risulta negativo, e cioè il tuo sito non fa uso di cookie, puoi tirare un respiro di sollievo (e magari anche scusarmi se ti ho allarmato per niente)
Se dalla verifica descritta salta fuori che nell'elenco dei cookie ora installati nel tuo pc ce n'è qualcuno proveniente dal tuo  sito/blog, puoi tranquillamente cominciare a preoccuparti. E, possibilmente, correre ai ripari.
Come?
Non sono un esperto in materia, bensì uno che ha scoperto in modo del tutto accidentale l'esistenza di questo problema, per cui non sono in grado di rispondere in tutto e per tutto a questa domanda.
Le possibilità più spicce che vedo sono le seguenti:
a) verifica se la piattaforma che ti offre ospitalità (Blogger, Iobloggo, Altervista…) può fornirti gli strumenti necessari, gratuiti e semplici da usare, per gestire il problema. So per certo che Altervista lo fa, ed immagino facciano altrettanto anche gli altri siti;
b) se ti sei fatto costruire il sito da un professionista, contattalo al più presto;
c) se hai messo su il sito da solo, fa' un po' di ricerche su Internet e vedi come gestire la cosa;
d) se nessuna delle precedenti tre soluzioni è adottabile, cancella subito il tuo sito/blog.
In particolare vedo a rischio siti o blog messi su in passato ed ora abbandonati. Magari dimenticati. Autentiche mine vaganti per i loro possessori. Perché se tanti anni fa hai creato, magari solo per gioco, il sito www.robamia.it e poi non l'hai più seguito, ed io posso capitarci per caso, e per questo venire “infettato” da quei perfidi biscottini senza preavviso… beh, amico mio, questo po' di “monnezza” rischia di costarti veramente caro.
Spero di essere stato più esauriente e chiaro che con lo scritto precedente.
Quello che vorrei aggiungere è: ma quando hanno legiferato questo provvedimento avevano bevuto, erano reduci da un cocaina party, o si erano lasciati andare alla più sfrenata delle ingordigie? Si può realmente pretendere l'esborso di cifre astronomiche come quelle previste solo per non aver informato un eventuale visitatore dell'installazione sul proprio PC di un piccolo file spesso non solo innocuo, ma necessario per il corretto funzionamento del servizio cui si sta chiedendo di accedere? Anche i cookie di profilazione, quelli più terribili, quelli che possono costarti oltre centomila euro, alla fine che danno producono? Quello di andare a “spifferare” ad un potenziale venditore che sei interessato ad un articolo (un asciugacapelli, delle catene da neve, una spazzola per cani…) che quel fornitore può, appunto… fornirti? Una buona parte delle pagine che visitiamo su Internet sono farcite di pubblicità, talvolta anche invadente e fastidiosa, che dobbiamo in qualche modo sorbirci, ma che dopotutto è anche all'origine della gratuità di Internet stesso. Ora, che problema c'è se anziché vedere la propaganda di un assorbente, articolo al quale non sono minimamente interessato,  mi viene mostrato lo spot riguardante un dopobarba su cui avevo appena effettuato una ricerca?
Problemi di privacy? Fossero così severi per le moleste telefonate che quotidianamente ti arrivano a casa mentre stai pranzando, o mentre sei al cesso, e corri a rispondere perché potrebbe essere qualcosa di importante, anche se ti sei iscritto al registro delle opposizioni!
E poi… davvero aver spifferato ad un rivenditore Philips che sto pensando di acquistare un rasoio elettrico può meritare una sanzione di centoventimila euro?
Potrebbe essere questa una delle tante leggi italiane promulgate ma mai applicate? Chissà.
Ma chi potrebbe accettare di vivere comunque sotto una minaccia del genere? Con il rischio che questa si trasformi in un nuovo divieto di sosta? Sappiamo bene come funziona, no? In città, i posti in zona vietata sono i primi ad essere occupati, spesso sono i più comodi, non vi si paga alcun pizzo, e tanto non passa mai nessuno a controllare… Poi un giorno il comune decide di incassare, e sguinzaglia i suoi vigili urbani. Vabbe', a conti fatti, la cosa conviene anche al povero automobilista, cercare di essere tutti i giorni in regola forse gli costerebbe anche di più.
Ma centoventimila euro…!
 

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