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Richard Avedon

retrospettive foto Ansel Adams
"Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi"
Richard Avedon
Richard Avedon, artista dallo straordinario talento fotografico, nasce a New York il 15 maggio del 1923, da una famiglia ebrea di origine russa.
Suo padre, amante della  fotografia, gli regala nel 1932 la prima macchina fotografica una Kodak BROWNIE. A 10 anni, Richard realizza il suo primo ritratto: il pianista Sergueï Rachmanivov, vicino di casa della famiglia Avedon.
A 19 anni,  lascia gli studi per imbarcarsi nella Marina Militare e poter così relizzare uno dei suoi sogni, quello di girare il mondo.
Rientrato in America, dopo la fine della seconda guerra mondiale diventa fotografo professionista e inizia a collaborare con la rivista The Elm. La svolta arriva quando si iscrive a un corso presso la New School for Social Research, dove insegna Alexy Brodovitch, art director di Harper's Bazaar, che ne apprezza le doti, tanto da farlo entrare nello staff del prestigioso magazine. Avedon non dimenticherà mai il suo pigmalione, al quale dedicherà Observation, una raccolta di sue immagini commentate da Truman Capote, pubblicata nel 1959.
Per visualizzare le immagini clicca sulle miniature
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Avedon durante la sua lunga carriera si è accostato a diversi settori  della fotografia, dalla moda al reportage, evidenziando sempre eleganza ed originalità.
Nella moda è il primo a voler abbandonare per sempre la fotografia “artificiosa” ideata in studio portando le modelle nelle strade di Parigi, nei caffé e nei salotti.
Dovima con elefanti, Abito da sera di Dior, Cirque d'Hiver, Parigi, agosto 1955 è la più celebre fotografia di moda di Avedon, essa vive del fascino del contrasto ed esprime ineffabile eleganza.
Avedon è stato anche un grande scopritore – o creatore – di icone femminili che hanno segnato gli immaginari di generazioni di ragazze. Veruschka, Twiggy, Lauren Hutton gli devono gran parte della loro fama.
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Anche nel ritratto, a cui l’autore si è dedicato contemporaneamente alle foto di moda, lo stile di Avedon si è imposto per la sua intensità. Personaggi famosi, bambini ignari, artisti di strada e molti altri: sono tutti ritratti con le loro imperfezioni e debolezze, in momenti di smarrimento e in espressioni di transizione che lasciano trapelare la verità interiore. I soggetti sono vivi, le pose sono plastiche e i movimenti enfatizzati. L’espressività dei suoi personaggi non può lasciare indifferenti: colpisce ed interroga l’animo di chi guarda.
Nei ritratti di uomini di stato, artisti, attori ed attrici laddove comunemente ci si aspetterebbe un’immagine fissa, rigida di una persona, la sua fotografia scardina l’icona della foto da cartolina. Che si tratti di star del cinema come Katherine Hepburn, Humphrey Bogart, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe o ancora Buster Keaton e Charles Chaplin, o personalità del calibro di Karen Blixen, Truman Capote, Henry Kissinger, Dwight D. Eisenhower, Edward Kennedy, The Beatles, Andy Warhol e Francis Bacon, ogni ritratto si imprime nella memoria in modo indelebile e ci restituisce di ognuno, l’idea e l’immagine del personaggio pubblico e privato.
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Nei primi anni '70, con Arbus, pubblica un libro su Alice nel paese delle meraviglie, nel quale, come in un lavoro dello studio di Andy Warhol, le fotografie hanno un aspetto teatrale per la sequenzialità e la gestualità studiata dei personaggi fotografati.
Nel 1974 espone al MOMA di New York una serie sulla lenta morte del padre Jacob Israel Avedon sconvolgendo critica e pubblico: una commovente testimonianza dell’inevitabile declino di una personalità forte nonché una tenera testimonianza del suo rapporto con il genitore. Più tardi, pubblica In the American West, libro che infrange il mito del West a stelle e strisce (tipico dei cowboy) focalizzando l’attenzione su minatori, braccianti, piccoli impiegati e disoccupati. In seguito realizza una serie dedicata ai malati di mente del Louisiana State Hospital e, come disgustata presa di posizione contro la guerra, una sequenza sulle vittime del napalm in Vietnam.
Sono queste le uniche sue opere in cui appaiano chiaramente cenni di violenza che Avedon ha sempre rifiutato di rappresentare, perché convinto che le immagini di violenza producano solo violenza.
Nel capodanno del 1989 Avedon si reca a Berlino vicino alla Porta di Brandeburgo in occasione della caduta del muro, mostrando ancora una volta che il suo lavoro non è solo rivolto alla moda - per cui è giustamente famoso - ma rappresenta uno strumento sensibile anche per capire mutamenti politici, risvolti psicologici o filosofici.  I colori delle immagini della serie  della "Porta di Brandeburgo" esprimono una varietà di emozioni: dalla felicità più sfrenata alla paura del futuro.
Le sue opere sono esposte a New York al MOMA, al Metropolitan Museum e al Whitney Museum of American Art. Nel 1994 il Museum Ludwig organizza una retrospettiva imponente e una rassegna delle sue fotografie di moda.
Il 1 ottobre 2004 muore a San Antonio, in Texas, mentre lavora su incarico del New Yorker - a soli due mesi dalla scomparsa di un altro grande maestro, Henri Cartier-Bresson.
Nel 2005 nasce la Fondazione Richard Avedon.
   
   
- Fotografie:  ©The Richard Avedon Foundation
- Testi tratti da Fotografia del XX secolo - Taschen
- Ricerca\adattamento materiale: Anna De Vivo

- Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano - Rosso Foto
- Supervisione:  Manuela Verbasi
- Editing:   Anna De Vivo

 

 

 

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