Perle di poesia 47 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Perle di poesia 47

Pierre Auguste Renoir

 

 

 

 

 

Palpito

Gioco con i tuoi occhi,
puntati sul mio viso,
ormai stanco dal conto chiarore degli anni.
Come vorrei essere un lampo per saettare
nell'oscurità dei tuoi gravosi patemi...
invece sono solo un bacio che muore sulle tue labbra
Palpito,
esito per il tuo seno gonfio di desiderio;
piegandomi scorgo le pieghe mobili della tua gioia...
il cui ansimo dona ai miei occhi stelle folgoranti:
come nell'amore.
tocco senza decenza le tue labbra,
voltandomi mi sfiori come farfalla
e nel rossore del tuo voglioso sguardo
ritrovo l'apice di una notte calda,
come il fuoco della passione.

©blinkeye62
 

 

 

 

Cose Così
[tutto in un bacio]


Se potessi amarti tutto in un bacio
nel silenzio del mio amore in piedi
di nevicate gocce su vetri ametista
sarei il tuo pianto di un giorno.

Se potessi amarmi tutta in un bacio
nei momenti in cui scivolo sotto terra
e graffio il cielo per vederlo sanguinare
di pensieri sporchi sulle mie ali fragili.

© Manuela Verbasi
 

 

 

 

Al pianoforte

Son mani senza polsi
quelle che sfiorano la tastiera,
senza respiro il movimento
che fiata appena,
son radici affondate
tra l’ebano e l’avorio,
non temono l’esordio,
adunche,
sentinelle rapaci, mai schiave
della partitura,
ombre lunghe, canti d’usignolo,
fasci di luce a spezzare
 il buio d’un  flauto che
vorrebbe restar muto.

©ortensia53
 

 

 

impressioni di una bambola & altri compagni di viaggio

I
 
<< Dei nostri letti | non resta che
un brandello di vento. | Il volume dell’ istante
le nostre ossa | non consentono. Nessuna
dolce parola ci rapisce, adesso.
Il sole è un vaso di sputo e ossido
di calcio. | Nelle ultime
pietre il respiro dei fantasmi | così,
bestia ridicente, benedici il nostro sangue –
impressione ininterrotta. |  Il mio
amico israeliano sta sotto, il mio compagno
di studio la terra l’ha ingoiato.
 Forse nei giorni di pioggia si scrivono le
favole migliori, cercando sentieri di nuvole in fuga; in silenzio
un motivo sale e si ordina nella mente in posizione di figura. Le
vecchie salivano orazioni, alchimie di formule |
contro il malocchio. | Mi indichi la rotta
dei sognatori o la vita? | David è morto, e con
lui il sogno. | Si impicca nel
 cielo il mio grido. >>
 
II
 
 Poco, fratello, ci è
concesso per godere […] << Dov’è
la mia casa? | Dov’è David | dagli occhi di cristallo? |
Ho provato a camminare | niente c’era da fare | abbiamo passato
 la notte in macchina | era freddo, sai. Un giorno ti racconterò | è
difficile andare a dormire; quando tutto sarà passato,
ogni pietra risollevata >>
 
III
 
Il sole ha sciolto le ali di tutti,
come nel mito di Icaro; dopo anni passati
a lavorarci per renderle candide –
come il tuo tempo, dico | come il tempo di tutti, fai – devo
radermi, fare una telefonata, poi. | Ho provato a camminare, che
potevo io? Occorrevano le gambe di tutti.
Non resta che polvere infine a
risolvere la vita? | E’ il
teatro delle foglie morte, anche
i narcisi sfioriscono | mentre il plessimetro
del polso traccia il sintomo della nudità di ogni uomo. |
Specchi di smalto i pochi vetri, foglie senza rugiada. | Non
porteremo nettare alle ninfe della terra, perdio no! | Non
uniremo voce a cristo nessuno. |
Preghiere restano a tenerci la bocca impegnata. | Ora
trascinano piccoli materassi, abbracciano coperte. | Presagio
in spazio di riverberi | le scarpe delle bambole
sanno l’addio negli occhi di
una bambina. |

©Elia Belculfinè
 


Pierre Auguste Renoir

 

 

 

Firenze, 5 aprile 2009

Parlerai di me (lo so) e non sarai gentile
e avrai ragione a dire ciò che pensi;
la vita non c’inganna, siamo noi che costruiamo
alibi di nulla dove tutto si nasconde.
E tutto cambia nello spazio di un secondo
e tutto si trasforma persino nei ricordi,
ma vedo nel passato una traccia del presente
tu trovi nei miei occhi un enigma senza fine.
©Massimo Acciai
 

 

 

Sementi


A.
Insostenibile piuma
tocco di un monile controverso
cataclisma d'imbarazzo
sul cornicione di un ricordo.
B.
Mi abbandono nell'aerodinamica del sogno
divoratrice di consuetudini.
C.
Preda sul palato
masticato dal tempo
e tu, presenza assente,
ti avverto e celata mi contamini
come anidride nei polmoni.
D.
Affolli la mia solitudine.


©Crobiotermi
 

 

 

...boati e lamenti...

s'era fatta arco di lombi
e volta di cielo azzurro
dandoti la vita, nascerti, crescerti
contro il boato, di nuovo
s'è fatta arco potente, volta
a reggere la rovina di pietre
salvarti quella vita, per
farla volare nel domani

piena di te e di lei.
Terremoto d'Abruzzo
(alla bambina estratta vita da sotto la madre deceduta)

©©bruno6amore
 

 

 

Senza catene

Rimarrà la mia poesia
a percorrere l’infinto istante
imbastito con filo speciale
sulle fronde di un mattino
a cuore aperto
vedrò imbiancare le stagioni
se avrò talento e pervicacia
e sinfonia di voce
e gratterò le incrostazioni
depositarie di leggende
mentre intorno, a fuoco lento
vedrò sbiadire qualche verso…
ma scorrerà l’inchiostro ancora
come il sangue,
- ed io ti libero - e libero l’orecchio,
vivrà d’eterno il mio passaggio, insieme al canto.

©B.Z.
 

 

 

Della sabbia e di ofelia

Della sabbia e di ofelia
Dicono che le bambole
hanno occhi di ceramica
e quando piangono
versano lacrime di vetro

Hanno case isolate
e fiori di ciliegio
sul vicolo del cielo
in quel luogo reale da sognare

Dicono che gli angeli
siano fatti di stoffa
anche loro aspettano maggio
per decorare il volto della luna

con due ciliegie come ornamento
e non importa se è di notte
che verranno a svegliare l’innocenza
di una vita rimasta in pianura

una bambola di pezza
che non basta manco a se stessa
in quest’ora in cui tutto sembra tacere
tra le ruspe e le urla che cercano

A quest’ora ci si dovrebbe fermare
sulla terra ormai cruda e sconfitta
dalla sabbia dell’uomo
che ha venduto l’ultima casa

La dimora di Ofelia la bambola
quella fatta di stracci e di foglie marcite
quella grande in fondo alla strada.
Quando ancora c’era la strada.


©RaffaelaR
 

 

 

Io sono l’altro

Io sono l’altro,
l’altro che fugge,
l’altro che tradisce e che ti fa tradire,
l’altro che accoglie ma che allo stesso tempo respinge,
l’altro che non prega ma si dispera,
l’altro che è dominato dall’ira,
l’altro che impreca, che urla e che ribolle,
l’altro che ama,
l’altro che si strugge,
l’altro che cerchi per fare sesso, quando sei stanca dell’amore,
l’altro che sente ogni tuo respiro,
l’altro che scuote tutto il suo essere se non riceve una telefonata,
l’altro che non può più recriminare,
l’altro che ti fa piangere ma che poi asciuga ogni tua lacrima,
l’altro che assorbe ogni tuo dolore,
l’altro che ostacola il tuo destino, ma che poi lotta per non cambiarlo,
l’altro che incatena il tuo corpo e la tua mente,
l’altro che puoi persino picchiare se solo gli doni un po’ del tuo cuore …
io sono l’altro che tenti di dimenticare ma che nei giorni piovosi torna sempre alla mente …
… io sono l’altro che ti cammina accanto,
l’altro con cui i tuoi pensieri parlano,
 l’altro che se serve deve anche sparire …
… io sono l’altro che raccoglie il vestito incanto
e lo depone nei cassetti del cuore,
per conservarlo sino a quando sentirai di nuovo il bisogno d’amare …
io sono l’altro …
l’altro che aspetta …
… l’altro che aspetti …
©Maluan
 

 


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Autori di Rosso Venexiano
-Editing: Manuela Verbasi
-Segreteria: Eddy Braune
-Opere pittoriche dell'Artista Pierre-Auguste Renoir prese in rete [per qualsiasi impedimento alla pubblicazione, per motivi di violazione dei diritti d'autore, contattaci e rimuoveremo le opere]


 

 

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