Colmare la distanza | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Marco valdo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Colmare la distanza

Per come viene vista, la stanza racchiude una luce tutta sua, di cielo velato, loro non hanno fretta, si prendono tutto il tempo che hanno, non c'è nessun tipo di ansia, l'azione è prestata al piacere, che la fa scorrere lenta, oliata, per non creare attriti. Lui cerca ogni tipo di segno particolare, tutto lascia preludere, la spoglia, è ferma, corpo animato di spirito, se un dio potesse fermare il momento, il movimento si spariglia, diverse intenzioni.
Lei sente le voci, per vocazione, simula intenzioni, si piega ai suoi comandi
“suoi di chi?”
Si chiede lui perplesso, poco solare, alieno ai moti, lui fa le veci, non le voci, che salgono come un mantra, mentre lei esalta le doti cristiane, in modo laico, laido, prega e si piega.
La voce è la sua, ma non esatta, chiede pegno, lei lo appaga, ma per bisogno, i conti comunque tornano, il servizio buono splende della porcellana sua, di denti smaltati che rigano verghe, le mani sue si accapigliano ai capricci dei suoi ricci, della parola sesso,lei ne ha piena la bocca, lui ancora solo l'intenzione, pensa che Barzotto sia il nome di un impiegato della Brianza.
Si chiava, concatenazione di idee, spiegata all'impiegato Barzotto, lei presta le terga ad un aduso abuso di buona fede, profonde rispetto, tutto passa per vie terze, la voce è una domanda, ma come fosse una comanda alla cameriera tettona che staziona sotto il suo grembiule di cotone, lei segna e si segna, paga il fio di una vocazione gemitoriale.
Lui, finalmente resta in testa e lancia l'attacco, ciò che era preluso avviene, l'impiegato adesso è ritto, spinge per un avanzamento di carriera, stretta per sua natura
“chi l'ha dura la vince”
questo lo evince più lei, che cede il passo, non è carrabile, una mulattiera, stretta e ripida, fortuna che il piacere fa tutto scorrere, di preventivate unguenze, che poi sarebbero urgenze unte.
“grasso animale!”
così lei lo apostrofa, lui si sente distrutto, lei invece pensa al tango, allo sbando di una branda maschile che la alletta, che la diletta di lessici familiari.
Lui si inventa inveimenti originali, incollati al suo personale, il movimento adesso è un crescendo, saliscendi, strepitii e crepitii, cigola la branda, questa volta femmina, il costrutto si adopera al suo uso.
“porco!”
grida lei, lui ha i grugno sul suo collo, digrigna insulti, oinchia frasi fatte, deroga il venire.
La coda è tutto un crescendo, amori e umori, artificiose esplosioni, l'umido colla dalle pareti, parenti del distrutto e per veci pure di lei.
La stanza adesso brilla, esplosa e ubriaca di umori, chiede il buio.

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