Scritto da © erremmeccì - Gio, 30/04/2015 - 18:13
Lunghissimo il viaggio, che ogni anno ci portava in treno verso colline fitte di viti, verso estati del nord dall’aria immobile ronzante d’insetti dentro l’afa pomeridiana… un desiderio occupava il cuore prima ancora della partenza: bearmi della luce incerta dell’alba- “aurora dalle rosee dita”- colta con occhi pieni di sonno, attraverso i vetri spessi del finestrino.
Ne ho viste di albe negli anni che, da allora, sono passati!
Albe d’insonnia, albe ancora di viaggio; albe di giorni faticosi e felici - stretti in cinque in un’auto facevamo futili chiacchiere, cantavamo talvolta e piogge battenti sfidavamo e chilometri, ogni giorno, incontro al tempo che impercettibilmente passava …
Anche in questa mattina di freddo e nitore, l’alba tinge man mano spazi sempre più ampi di cielo e d’acqua, ritaglia losanghe di luce sul muro di cinta dell’antica villa al di là della strada.
Riprendiamo…sì, riprendiamo le occupazioni di sempre, consolati dalla percezione viva del nostro essere al mondo.
Ne ho viste di albe negli anni che, da allora, sono passati!
Albe d’insonnia, albe ancora di viaggio; albe di giorni faticosi e felici - stretti in cinque in un’auto facevamo futili chiacchiere, cantavamo talvolta e piogge battenti sfidavamo e chilometri, ogni giorno, incontro al tempo che impercettibilmente passava …
Anche in questa mattina di freddo e nitore, l’alba tinge man mano spazi sempre più ampi di cielo e d’acqua, ritaglia losanghe di luce sul muro di cinta dell’antica villa al di là della strada.
Riprendiamo…sì, riprendiamo le occupazioni di sempre, consolati dalla percezione viva del nostro essere al mondo.
* rielaborazione in prosa di una poesia presente nella raccolta "Ai miei compagni di viaggio", 2012
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