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Collezione di banalità

 
Lei è sempre molto attenta verso ciò che indossa. Soprattutto non le piace passare del tutto inosservata, anche se non cerca mai di porsi troppo al centro dell’attenzione. Difficilmente, anche con i colleghi di lavoro o con le amiche, inizia a parlare per prima se proprio non ne sente l’assoluta necessità: attende sempre che qualcuno le rivolga sufficiente considerazione, che le venga posta una domanda, un quesito anche in forma indiretta, o che sia richiesto il suo parere su qualcosa.
 
Lui appare sempre sicuro di sé, anche se a conoscerlo meglio si capisce come nasconda sotto la scorza molti e forti dubbi, che peraltro cerca costantemente di dissipare con il suo sguardo distante, spesso rivolto soltanto verso un altrove vuoto ed insipido. Fa le cose che fanno tutti, in fondo, parla di quello di cui parlano gli altri, ma tende costantemente a mostrarsi superiore su ogni argomento, come se il suo vero pensiero fosse per qualche motivo già ben oltre quanto tutti continuano a discutere.
 
Insieme si sentono fortemente una coppia, anche se non sempre tra loro si dicono tutto. Anzi, proprio nella continua ricerca di essere leggermente diversi dagli altri, trattengono dentro se stessi gli elementi maggiormente evidenti, dandoli cioè per scontati, affrontando spesso con grande profondità argomenti di fatto superficiali. Quando poi capita loro di separarsi per accudire ognuno le proprie faccende, niente dell’individuale equilibrio che mostrano insieme pare stia in qualche modo cambiando di stato, come se nulla dei loro atteggiamenti o delle loro personalità subisse un qualche contraccolpo per una semplice cosa del genere. Fingono cioè di rimanere integri, come fossero davvero degli individui integri. In realtà non riescono neppure a stare bene quando sono  soli, e appena si sentono davvero così, provano costantemente la necessità di ritrovare in fretta quel sostegno che riescono a scambiarsi soltanto quando stanno insieme.
Lei certe volte dice: sei uno su cui non si  può fare affidamento; pedante, contraddittorio, non hai neppure uno scopo vero in quello che fai. Lui sorride, gli pare che queste cose dette da lei siano più rivolte a se stessa che ad altri, così non contraccambia alcun giudizio e neppure si difende, abbassa la testa, lascia in qualche maniera che tutto faccia il suo corso. Poi lei si calma, lo guarda, sa che per certi versi si assomigliano, ma la sua bocca non lo dirà mai, e così, anche solo mentalmente, prosegue su di lui a disegnare e a ricamargli addosso i propri personali difetti.
A lui non piace essere denigrato, perciò attende il momento opportuno per dirle che sta sbagliando sul suo conto, ma lo fa debolmente, senza grande convinzione, così lei se ne accorge e lo critica anche per questo. Forse lei lo vorrebbe maggiormente forte, convinto delle sue cose, per questo sospira nella sottolineatura di ciò che potrebbe essere e che invece non è. Lui non si lamenta quasi mai, però sente dentro di sé che sarebbe bello se lei fosse diversa: sentirla più vicina, forse addirittura più complice, anche se non vorrebbe mai fosse appiccicosa, cosa della quale scherzando a volte la rimprovera, anche soltanto per farla sentire in una veste che invece non ha.
Insieme si incontrano ogni tanto con i loro amici, e nessuno di questi si sognerebbe mai di prenderli in giro per i loro atteggiamenti: si vede benissimo che sono compressi, vagamente tesi, pronti sempre a difendersi a vicenda, di fatto difendendo solamente ognuno se stesso. Sono brave persone, dicono quasi tutti: si vede che si vogliono bene.
 
Bruno Magnolfi

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