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16- concorso anonimo - Un'altra stagione "di chi sono questi anni? (ché io mica me li sento, li conto solo)"

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Potrei restare con gli occhi che mi hanno dato, potrei anche restare senza una voce che mi spieghi, potrei camminare su quel filo che mi hanno segnato a mano libera, potrei seguire anche il pregiudizio del fato, trovare una strada che mi porti a un dignitoso soggiorno, infilarmi nelle mie vecchie, comode scarpe, potrei,
come l'improvviso si svolge, levata per aria, sciolta nel movimento, il primo fremito della giornata si allunga lento, è un fruscio lieve, il sapore della bocca asciutta.
Come il tempo che cambia, il primo giorno di una nuova stagione, uno, due, dieci, mille segni e non c'è niente di univoco, nel bene e nel male, durare e funzionare, scioglilingua del futuro, da portare a memoria, mobile, modulare, nulla è ancora mutato, nelle cucine, nei salotti, nulla neppure nel privato del mondo, solo certi impercettibil minuti, racimolati nella distrazione di chi confida la mia presenza, mi pago, mi regalo il resto del tempo, torno per quel che mi rimane in un lettino stretto, mi cerco, di nuovo per la prima volta, con la stessa famelica vergogna, lascio intatta una promessa fatta a mia madre e agli occhi di mio padre, naturalmente è tutto diverso, naturalmente è tutto unico, il peso che devo sopportare sul collo e sui talloni è altro, l'arco del tempo, la memoria unica di tutte le mie facce, tutte adesso, strofinate sulla sindone del lenzuolo bianco, un verso animale, imbrigliato dall'attributo che gli devo dare, che non trovo nelle parole, perso in fondo agli occhi; Da adesso mi troveranno un nuovo vezzo nei capelli, per qualche giorno ancora, dovro cercare la misura nel frattempo e le parole e il tono, per far credere che ancora una volta, niente è cambiato; 
Ma è il primo giorno di una nuova stagione e una ragazzina magra si solleva dal suo lettino, si fa la coda con i corti capelli e va incontro al resto degli anni, non ricorda quanti, non li sente, non li vede.
 
Valdo marco

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