Scritto da © woodenship - Ven, 11/04/2014 - 15:50
Padre mio che ti abbandoni tra presente e passato
odo fievole la tua voce uscire dal petto. E penso:
perchè l'impellenza delle ombre?
Batteri in sonno si era su nuvole di ghiaccio
sogni nel cosmo verso la meta danzando gravi
polline cosmico per nuovi inizi
diversa emanazione/ stesso il ceppo
il tuo/ padre mio dal remoto canto
arcana dannazione.
Senza resurrezione ma ben oltre la polvere
così mi abbandoni padre mio
crocefisso dal degrado della mente
corrugata la pelle/ assottigliate le carni
rimpicciolito negli arti
essere poi che non sa ma sente e mente.
Complesso organismo consapevole mi lasci
padre mio dall'infinito stanco:
artefice non credente d'infingimenti
artifizi che saziano paure e precarietà di crismi
non più eletti a fede/ mera passione
ginocchioni pel calvario dai vetri taglienti
che nemmeno l'altre generazioni a venire
lo faranno di tradire il ritorno alle stelle.
Così anch'io adesso mi abbandono/ padre mio
sfiancati d'artrosi i pensieri cartilaginei
sclerotizzate l'articolazioni e l'ossa
sebbene tanto l'affetto e l'amore filiale:
lacrime siamo gocce di sangue
dal mare della memoria esondanti.
In una posa di morte ci si abbandona
e più si appressa l'alterità dell'astro
vivente di noi abbandonati dagli anni.
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