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poesia di discese a perdita d’occhio e casi d’incoscienza

solo
consuetudine
non lo faccio con
studiata mia maldicenza
porto sempre con me la
scatola scura dove
ho posto come sede il
pozzo delle anime
in vero solo il
solito inferno personale
che gioca sempre
brutti scherzi
con questi magici
caffè corretti
preparati ad arte di
vapore sofferente
nel conto alla rovescia del
massacro quotidiano
il mio dio che di
vodka accompagna le
sognanti ore di tutte le
notti tutte insieme
con la vanità di sedere su
un trono d’oscuri presagi
cammino
piano senza la fretta della
modernità
gettando via una lacrima di
rabbia e
ora che sei  andato
se mi seccano pure patti
giuro che sparo al
primo caprone che
incontro al prossimo concerto
intanto che le anime dei
dannati soffiano sui
carboni ardenti
pronti a preparare la
giusta brace per cuocere i più
teneri capretti
non più sanguinanti per
via delle perizie dei
macellai
nel frattempo alla sede del
consiglio i migliori
banditi rubano pezzi di
intonaco
intascando a piene mani i
documenti nelle bacheche
tutta roba da evitare di
esporre alla meraviglia di
un popolo che ha
rinunciato alla praticabilità del
verbo
accettando una posizione di
sicura subalterna attrattiva
piegando la schiena alla
frusta
come un soffio di schiavitù da
posizionare al centro della
tavola imbandita
ospiti del più diabolico tra i
conduttori televisivi
raccontando storie di
antiche virtù in
questo pianeta da
proibire
assolutamente

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