Scritto da © giuseppe pittà - Mer, 23/10/2013 - 17:17
le ombre del futuro
giocano con il giorno della mia
autorevole autovendetta
saccheggiano direttamente dalle
visioni della diversa condizione di
vita
tra macchine volati e cieli
violentemente violati
finisco sempre per
svegliarmi all’improvviso
piagato dall’ansia per qualcosa che
dovrà accadere
qualcosa di brutto e terribile
sei fragile in questo tempo di
fragilità
perfettamente nella normalità
mi dici con la pericolosità dell’aspide
guardandomi fino in fondo al
cuore
come solo tu sai fare
ho paura di te almeno 100 volte al
giorno
percorrendo spazi già
conosciuti nell’era della
follia creativa
quando scrivevo per
poche lire poesie a comando
già schiavo delle
piccole mostruose agiatezze della
cartamoneta
quando inventavo storie di
sacro erotismo
da tradurre in
pura soprannaturale pornografia
destinandola alla parte succosa delle
vetrine nelle edicole della
stazione ferroviaria
trovando poco alla volta la
generosità di Caronte
per una storia di grandi viaggi
nel concetto centrale di una
innovativa invenzione infernale
al binario 1 dello scoppio
quando pezzi di occhi e pensieri
rubarono la scena madre ai
tg della sera
io già fantasma nel
legame di sangue con
l’abitudine alla rivolta
provai come provo
un salutare conto alla rovescia
per riportarmi come inutile sacrificio
d’altare confortevole o tempeste insicure
all’inizio del mio antico mondo futuro
quando le troppe cose successe nel
frattempo
tornano a succedere
ma facendo meno male
giocano con il giorno della mia
autorevole autovendetta
saccheggiano direttamente dalle
visioni della diversa condizione di
vita
tra macchine volati e cieli
violentemente violati
finisco sempre per
svegliarmi all’improvviso
piagato dall’ansia per qualcosa che
dovrà accadere
qualcosa di brutto e terribile
sei fragile in questo tempo di
fragilità
perfettamente nella normalità
mi dici con la pericolosità dell’aspide
guardandomi fino in fondo al
cuore
come solo tu sai fare
ho paura di te almeno 100 volte al
giorno
percorrendo spazi già
conosciuti nell’era della
follia creativa
quando scrivevo per
poche lire poesie a comando
già schiavo delle
piccole mostruose agiatezze della
cartamoneta
quando inventavo storie di
sacro erotismo
da tradurre in
pura soprannaturale pornografia
destinandola alla parte succosa delle
vetrine nelle edicole della
stazione ferroviaria
trovando poco alla volta la
generosità di Caronte
per una storia di grandi viaggi
nel concetto centrale di una
innovativa invenzione infernale
al binario 1 dello scoppio
quando pezzi di occhi e pensieri
rubarono la scena madre ai
tg della sera
io già fantasma nel
legame di sangue con
l’abitudine alla rivolta
provai come provo
un salutare conto alla rovescia
per riportarmi come inutile sacrificio
d’altare confortevole o tempeste insicure
all’inizio del mio antico mondo futuro
quando le troppe cose successe nel
frattempo
tornano a succedere
ma facendo meno male
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