Se non è agitato, il nero è piatto.
Quando questo accade ascolto battiti,
ma per tutta l’ampiezza della schiena
nessun altro mormora. Sono allora insostenibili
le vicende che hanno un volume. Gli accaduti
si preparano nuovamente ad accadere. Le scomparse
diventano introvabili e le mani protese sono sussurri
legati ad un punto nel sogno.
Il sogno: cos’altro è
se non le onde di una qualche eco? Anche l'incubo
nella parte più prossima alla soglia, scaglia la mente
ben oltre la camera della pelle. Non
dovrei chiedere conforto, per questo.
Per questo non dovremmo
tacere ciò che ci tocca o su cui lasciamo impronte.
Nè lasciare alla tenebra la parola in memoria.
Chiamato all'udienza, porto i reperti alla luce:
“È improbabile che l’occhio possa arrivare,
e così da sé si chiude per vedere le cose”.
Dice Brodskij da Cape Cod. Nella ninnananna
è perciò il visto oltre la palpebra chiusa.
Presagi o cordate di storia a vapori
anche qui, ma tessuti unti e consunti.
Così l’universo, lontano per rumore di fondo
è un simulacro del mare più nero
una folgore nei nervi.
Nervi lucidi e luminosi
o tristi ed oscuri. In questo senso il buio è una sibilla
e su tutte le foglie scrive il responso
liberato dagli occhi.
Sia soddisfatta la notte personale di Josif
di tutti i suoi verbi certi e solenni
e dei miei sperduti ceri che le danno rumori.
- Blog di ferdigiordano
- 645 letture