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Sia soddisfatta la notte personale di Josif

Se non è agitato, il nero è piatto.

Quando questo accade ascolto battiti,

ma per tutta l’ampiezza della schiena

nessun altro mormora. Sono allora insostenibili

le vicende che hanno un volume. Gli accaduti

si preparano nuovamente ad accadere. Le scomparse

diventano introvabili e le mani protese sono sussurri

legati ad un punto nel sogno.

                                         Il sogno: cos’altro è

se non le onde di una qualche eco? Anche l'incubo

nella parte più prossima alla soglia, scaglia la mente

ben oltre la camera della pelle. Non

dovrei chiedere conforto, per questo.

                                         Per questo non dovremmo

tacere ciò che ci tocca o su cui lasciamo impronte.

Nè lasciare alla tenebra la parola in memoria.
Chiamato all'udienza, porto i reperti alla luce:

È improbabile che l’occhio possa arrivare,

e così da sé si chiude per vedere le cose”.

Dice Brodskij da Cape Cod. Nella ninnananna

è perciò il visto oltre la palpebra chiusa.

Presagi o cordate di storia a vapori

anche qui, ma tessuti unti e consunti.

Così l’universo, lontano per rumore di fondo

è un simulacro del mare più nero

una folgore nei nervi.

                              Nervi lucidi e luminosi

o tristi ed oscuri. In questo senso il buio è una sibilla

e su tutte le foglie scrive il responso

liberato dagli occhi.

Sia soddisfatta la notte personale di Josif

di tutti i suoi verbi certi e solenni 
e dei miei sperduti ceri che le danno rumori.

 

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