12- Sotto la pietra

Non possedevo più spazio per conservare i ricordi, poiché il loro volume d'aria tendeva i tessuti delle bisacce, appese alla cintura in cui li riponevo, come le pareti di un pallone aerostatico colorato, alla deriva tra nuvole di stupore. Sarebbe stata sufficiente un’altra incursione appuntita per provocarne l’irrimediabile fragorosa esplosione e la dispersione nel mare delle dimenticanze, insieme alle percezioni che ancora ho di te. Così, al fine di impedire che le mandibole del presente e del futuro riducessero in briciole il già fragile ricordo dei tuoi piaceri amorevoli, seppure dolorosi, decisi di conservare il nostro trascorso collocandolo sotto un sasso del mio giardino zen, provvedendo a disegnarne una mappa particolareggiata, con la specifica indicazione del luogo esatto in cui ti avrei riposto. Non sia mai che per non dimenticare un ricordo, dimenticassi di ricordarlo! E così, quando avrò la necessità dell’abbraccio della malinconia, fingerò di essere un predatore di tesori e, con lo sbigottimento negli occhi, mi lascerò nuovamente affascinare dalle sole tue dolcezze mendaci, adagiate come un lombrico conturbante tra la tenera umidità e la dura pietra. I cataboliti concimano ciò che mi rimane di te…