Scritto da © Rovena Bocci - Gio, 22/09/2011 - 09:38
Scelta di essere ciò che sei, o destino di essere ciò che
puoi essere, nel consapevole libero arbitrio stessa
cosa è. È la stessa cosa. Mi chiedo. Quando ti alzi dal
letto la mattina, se ti alzi, perché ti alzi? Invece a volte,
non ti alzi affatto, affranto dal peso della vita che
ti sovrasta. Ti sovrasta il peso della vita, quando non
ti capaciti per il senso. Un senso, ha tutto un senso, e
anche non lo avesse, il sole sorge e sorgerà lo stesso, il
giorno, dando posto alla luna nella notte.
E tu, che resti ad aspettare il passare dei giorni, chissà
perché, in abulia senza muovere paglia, senza un
minimo di organizzazione, perché nella giornata non
hai niente da organizzare, non più, tranne lo stretto
necessario, per la sopravvivenza in vita.
Aprire il frigo, attendere al pasto frugale. Mettersi
in attesa di qualcosa, di qualcosa che dovrà succedere.
Cosa dovrà succedere? Niente se rimani in casa giorni
e giorni, in attesa dei giorni che passano, sperando in
qualcosa che dovrà venire.
Dovrà avvenire, avviene, prendere l’influenza, attendere
che passi, così, esattamente come è arrivata se ne
andrà, forse. E tu attendi e ritardi a prendere soluzioni
per la guarigione del corpo. Hai terrore. Il terrore ti
prende le ossa il gelo t’invade. Se per Destino dovrai rimanere
in vita, ciò accadrà senza che tu debba intervenire
con la chimica esterna, però dubbio: la tua chimica
interna, sarà sufficiente a contrastare la tua non scelta?
Il Destino ti sarà benevolo nella non scelta di intervenire
con la chimica per altri forse letale, e forse non a te?
Il Destino sarà la tua medicina, quel forse si fa la
differenza in meglio, o forse ancor più danno.
Tu e la chimica. Hai scoperto nell’accondiscendere
alle scelte degli altri su di te, (libero arbitrio di una terza
parte sul tuo destino!) di essere pesantemente reattivo
alla chimica, esattamente come il tuo essere è reattivo
a qualsiasi cosa provochi reazioni di fuga. Quindi
stai bene! Se il tuo corpo reagisce, allora ha attive tutte
le sue funzioni di protezione per la sopravvivenza.
Attive le reazioni di sopravvivenza, ti affidi al
Destino, ed ecco la tua cura!
Destino o scelta. La scelta è data al tuo per te, libero
arbitrio, quando puoi liberamente scegliere stai
facendo quello per cui sei stato creato: essere libero di
agire, di fare scelte, anche sbagliate, e andare avanti nel
disegno delle azioni che devi compiere in vita. Le tue
le devi fare solo tu e nessun altro!
Non agire significa avere paura, temere porta a non
ottemperare al compito per cui sei in vita.
Perché sei in vita? Perché proprio tu sei nato in una
probabilità tra miliardi di milioni di miliardi di non
nati?
Se sei nato, hai almeno un compito, quindi un
Destino da compiere.
Ti è dato in vita il libero arbitrio di agire, quindi
di cambiare anche il tuo destino: fai una scelta sul
Destino.
Oppure attendi. Attendi aperto a quello che il destino
ti riserva e lo compi al momento.
Può passare anche tanto tempo ad attendere, nel
frattempo? Le tue azioni devono attendere alla nutrizione,
alla cura familiare, al prendersi cura degli altri
componenti del gruppo.
E tu? Chi si prenderà cura di te quando sarai vecchio
se lo diventerai? Chi? Nessuno.
Qualcuno. Forse.
Il tuo Destino non ti fornisce soluzioni se nelle tue
scelte non costruisci una rete di autotutela. Chi tutela
te quando avrai bisogno? Qualcuno. Nessuno. Forse.
Nessuno prenderà cura di te, se non hai nessuno
intorno a te già e fi n da ora, da ieri e ier l’altro ancora.
Nessuno. Gelo. Già in passato recente, quando
hai avuto bisogno di aiuto, c’era il vuoto intorno a
te. Pensare che ti prodighi tanto invece. Cruda realtà.
Nessuno.
La tua scelta ora, per la tua sopravvivenza deve essere,
pensare a chi potrà prendersi cura di te.
“Nessuno, Andrè.” Dico, se non provvedi.
“Nessuno, Marì.” Dici e ne convieni.
“Nessuno.” Dico.
“Io sono vecchia Andrè, le mie ossa sono stanche.”
Concludo.
Il tuo destino, hai permesso a tanti, troppi di interferire
nelle tue scelte, Andrè, e ora se non corri a
perdifiato verso il Sole, non raggiungerai la Cima.
“Andrè, Sopra la Cima dei monti …”
Ti dico.
“… La Cima, verso il Sole …”
Mi dici.
“… Si Andrè …”
Ti ricordi? Quando ti conobbi Andrè. Mi dicevi di
attendere, aperto a ciò che accade.
Ogni giorno. Nel non avere più neanche la dignità.
Lasciavi correre, dicevi.
Non avevi più dignità, ti stavi lasciando andare, per
scelta o per Destino, che Destino non era, la scelta. Ti
lasciavi andare per non aver più niente da fare, di utile,
per te e per qualcun altro: nessuno. Qualcuno, dov’è?
Allontanato da te che restavi chiuso in quel pigiama
che era la tua corazza, entro una porta chiusa lasciavi
fuori il mondo, tutto, insieme all’altra gente.
Se e quando stavi male, mi dicevi, c’era il 118 che ti
portava via, succedeva qualche volta, chiamavi, quando
avevi la forza di chiamare, non potendo contare su
nessuno.
Quando avevi bisogno, non c’era mai nessuno.
Strano. Più volte il Destino ti dimostrava questo,
e molto chiaramente. Eppure tu c’eri, per gli altri,
Andrè, tu ci sei stato sempre.
… Così è che il Destino, ti è venuto incontro, in
fretta, facendoti scorgere in un lampo, quello che non
avevi avuto l’occhio di vedere prima.
Mi hai invitato quassù oggi, Andrè, dicendomi che
è una bella giornata di Sole, che vuoi che io ti sia vicino,
come vicino ti sono stata negli ultimi tempi, hai
voluto che venissi con te, sebbene io possa solo osservarti,
pieno di luce, mentre sorridi …
Tutt’a un tratto una scossa, come una scossa hai
avuto: un brivido ti pervade.
“… Perché Andrè”
Ti dico.
“ … Perché?”
Sorridi e non rispondi. Lasci i pesi, svuoti le tasche
da tutto, ti allacci le scarpe piegato a tirar su lo sguardo,
un’occhiata d’intesa verso di me, ti fi di, nell’aria
lanci un bacio che va dalle dita tue a me indifesa.
“Ti voglio bene, Marì …”
Mi dici.
Negli occhi il barlume di tutta la malinconia del
mondo io vedo.
Una mossa, un guizzo
Poi giù, giù.
Nel vuoto con il parapendio … Rovena Bocci
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