Scritto da © Anser - Ven, 11/03/2011 - 01:06
«Guarda, l’onda si spezza in due
come la notte divide il cielo»
dicevi e mescolavi tarocchi
con un sorriso d’acrobata cinese.
Ti guardavo prendere la schiuma
per il verso contrario dei capelli
«Non m’interessa questa stupida acqua
che sa di sale e pesce morto»
quell’iceberg di prua ricorda qualcosa,
ogni fiordo è uno squarcio immoto,
un fottuto incrocio di sventura.
The Flying Dutchman beccheggia al largo
tra Southampton e New York
senza possibili sbagli di sestante
«Ti voglio nuda, voglio il tuo corpo ora,
non so che farmene del cuore»
adesso che incrociamo il profondo del blu
il Titanic canta le sue dita d’agonia
a ghermire ogni segnale di soccorso.
«Avanti nostromo, piega la barra a dritta,
non indugiare, non è possibile morire»
urlavo tra nebbie e angoli paralleli
dove il tempo è domanda oscena.
E mi pieghi le labbra, così, senza parole
in un riso che ricorda il silenzio d’una duna
il profumo del tè, il canto disilluso
d’una nenia berbera davanti alla luna
che somiglia alla culla dei sogni di dio.
«Sono tua da tanto tempo, da quando
hai preso la scorciatoia per il nord»
e scuotevi la testa senza muovere
quel sorriso piantato nell’aurora.
E io, come un menestrello provenzale
cantavo un semitono smorzato di colore
«Si vede la luce dell’alba ad est del cielo
dove Orione ride con sillabe rapaci»
e il timone indolente disegnava
spirali di rotta mentre sfioravo
con dita distratte i tuoi seni, il tuo viso,
e la sirena suonava un tango argentino
per evitare ogni sorta di naufragio.
The Flyng Dutchman : L’olandese volante, un vascello fantasma
Southampton-New York: La rotta prevista per il Titanic.
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