Scritto da © Silvia De Angelis - Mer, 09/03/2011 - 19:45
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Nasce a Grado Biagio Marin. Dopo gli studi a Gorizia e Pisino si trasferisce a Firenze, facendo parte del gruppo di giuliani legati alla “Voce”, pur nutrendo sentimenti irredentistici, fu influenzato dall’intellighenzia austriaca.
Dopo la guerra in cui combattè come volontario si laureò a Roma, insegnò a Gorizia e Trieste e fu bibliotecario a Trieste.
I lutti e le gravi afflizioni che costellarono la sua lunga vita trovarono conforto nella fede e nell’attività poetica, intensa fin all’età più tarda.
A partire da Fiuri di Tapo (1912) pubblicò numerosissime raccolte di poesie nel dialetto arcaico di Grado. Notevoli le sue antologie, curate da Pierpaolo Pasolini (Solitàe [Solitudine]), La vita xe fiama, A sol calao, per giungere a “Un secolo di poesia”, in diverse lingue.
La poesia del Marin rimane sempre legata alle radici della terra natìa e alla sua cultura primitiva marinara che fa capo ai dolori della vita, alle gioie e amori vissuti nel passato, ove il vernacolo, con la sua risonanza, acquista un’essenza morale e religiosa. L’autore riesce a creare un linguaggio elegante che, nel corso della sua lunga attività poetica, raggiunge uno stile elevato e grandi livelli di essenzialità e musicalità
Ninte no xe passao (Dialetto veneto)
Ninte no xe passao
e duto vive e xe presente;
un sielo solo levante e ponente,
un solo sol m’ha iluminao.
I primi vogi che m’ha inamorao
xe quii che ‘desso rie
e infinite restie
basa dì e note el lio de Grao.
Ogni gei xe incùo
ansi xe adesso,
ogni vento xe el messo
de Dio, nel sielo de velùo.
E ninte mai more
nel mondo:
un solo, ma fondo
xe ‘l corso del l’ore.
La mutassion origina el canto;
no ‘vè paura de sparì;
dura un atimo el di
ma xe eterno l’incanto. (Biagio Marin)
T R A D U Z I O N E
Niente è passato
Niente è passato
e tutto vive ed è presente
un cielo solo levante e ponente
un solo sole m’ha illuminato
I primi occhi che m’hanno innamorato
sono quelli che adesso ridono
e infinite onde
baciano giorno e notte il lido di Grado
Ogni ieri è oggi,
anzi è adesso,
ogni vento è il messo
di Dio, nel cielo di velluto
E nulla mai muore
nel mondo:
uno solo, ma in fondo,
è il corso delle ore.
La mutazione origina il canto;
non aver paura di sparire;
dura un attimo il giorno,
ma è eterno l’incanto.
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