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Dati i tempi che corrono, lo strano è che qualcuno non abbia realizzato sul serio un reality show di quel tipo. Ma ci arriveremo, ne sono più che certa.
Il film è un finto documentario (tanto è vero che, a scanso di equivoci, a dirigerlo è stato proprio un documentarista premio Oscar, il veterano Bill Guttentag), e crea una sorta di cortocircuito mentale che convince per l’efficacia visiva e il ritmo. La sensazione di chi guarda è straniante, perchè i vari piani di finzione si sovrappongono e si attraversano senza mai scontrarsi o intralciarsi; la stessa protagonista è come scollegata dalla realtà, sembra vivere anche lei in un reality, sensazione che ci trasmette la telecamera che l’accompagna e la segue in continuazione e ne documenta il quotidiano, così che, quando arriverà il momento di confrontarsi con l’atto pratico e le conseguenze delle sue scelte, il suo edulcorato e rampante mondo televisivo, fatto di share e videoclip, si sbriciolerà sotto i colpi inferti da una coscienza improvvisamente ridestata. E’ qui che il primo importanteStop della vicenda (e non dico quale per rispetto di chi non ha ancora visto il film) potrebbe deludere per l’apparente superficiale semplificazione; invece una tale scelta, così come le vicende che seguono, consequenziali e scontate, per assurdo, sono proprio quelle più plausibili, in quel genere di mondo, così troppo simile al nostro.
Il concetto di reality è dunque analizzato nel suo significato più viscerale ed estremo, ma anche più vero; quello che, a una riflessione più seria, se mai, può spaventare è la credibilità del soggetto che testimonia la effettiva degradazione della comunicazione mediatica e la degenerazione degli usi e costumi della platea televisiva. Degenerazione vera, ma non tanto sorprendente: o credevamo davvero di essere superiori in qualche modo, più maturi, più consapevoli e civili degli antichi romani?
“Pensateci, dal Colosseo a Roma, dove c'erano solo posti in piedi, alle folle a Parigi che venivano a vedere la ghigliottina, gli uomini sono sempre stati affascinati dalla morte e, cosa più importante, dal fatto di assistere alla morte''.
Da questa riflessione, espressa all’inizio del film dalla protagonista, prende infatti spunto la pellicola.
“Il Grande fratello”, “La talpa” e gli altri reality sono ormai diventati quotidianità televisiva (Beato chi li guarda!). Sono show in cui tutto sembra essere fatto per la gloria ed il successo dei concorrenti, invece questi vengono manipolati attraverso le loro vite personali, rendendo pubbliche le loro angosce emotive ed i loro problemi personali. Spinti da logiche di mercato, i network televisivi hanno nell’audience il fine ultimo delle proprie produzioni, e sono ormai lontani anni luce dalla ricerca di prodotti che abbiano contenuti culturalmente validi.
“Live!” è dunque una critica non soltanto alle tv, ma al pubblico ormai disinteressato alla cultura ed attirato soltanto da immagini scioccanti e ignobili scandali, senza più un briciolo di buon senso.
Se Guttentag risulta ottimo come regista, capace di utilizzare con furbizia la macchina da presa, in particolare durante lo show televisivo, difetta però come sceneggiatore, limitando in parte il valore della pellicola soprattutto nella struttura ipotizzata nel gioco che, con alcuni stratagemmi, poteva portare a risultati decisamente migliori. I personaggi infatti sono poco approfonditi, dato che la loro presenza è limitata alle schede di presentazione dello show. Se invece di indugiare eccessivamente sugli episodi relativi alla produzione dello show, si fosse dato più spazio alle vite quotidiane dei concorrenti, si sarebbe creata una maggiore empatia tra lo spettatore e questi ultimi. Infatti durante lo show finale è difficile parteggiare per uno o per l’altro essendo tutti dei perfetti sconosciuti.
In più ci sono dei difetti strutturali evidenti nell'impostazione del gioco stesso: se morisse il primo concorrente, lo spettacolo sarebbe già finito? Oppure: se rimanesse la pallottola in canna e l’ultimo concorrente, questi si dovrebbe sparare?
“Live! - Ascolti record al primo colpo” risulta dunque un film piuttosto penalizzato dalla sceneggiatura, ma in fin dei conti cattura lo spettatore fino ai titoli di coda, grazie anche ad alcuni riusciti colpi di scena. Poteva essere uno spunto di riflessione su questioni morali che già coinvolgono l’opinione pubblica (vedi il caso di Jade Goody, ex concorrente del Grande Fratello inglese e malata di cancro che ha venduto i diritti televisivi dei suoi ultimi giorni di vita).
Alla fine, però, se si vuole, “Live! - Ascolti record al primo colpo” può far riflettere davvero.
Maila Meini
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