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Prometeo

[img_assist|nid=11305|title=|desc=|link=popup|align=left|width=200|height=230]Prometeo (colui che riflette prima) era un Titano, figlio di Giapeto e Climene, cugino di Zeus, fratello di Atlante ed Epimeteo (colui che riflette dopo. il tardo.) L’azione del mito ci porta ai primordi dell’umanità e si esplica in antitesi a Zeus, dando origine alla condizione mortale.
I Titani si erano ribellati a Zeus che aveva scatenato un diluvio, punendo anche Atlante che era stato condannato a portare sulle spalle il cielo per l’eternità. Pur essendo un Titano, Prometeo si era schierato dalla parte di Zeus insieme ad Epimeteo ed era presente alla nascita di Atena, promotrice di tante arti essenziali alla conoscenza. Da sempre Prometeo provava amicizia per gli uomini e quando Atena diede un numero limitato di buone qualità da distribuire ai viventi, poiché il fratello maldestro (Epimeteo) si era dimenticato degli uomini, rubò ad Atena uno scrigno in cui erano contenute intelligenza e memoria e li donò al genere umano. Zeus non approvò perché temeva che gli uomini divenissero troppo potenti e quando, durante un sacrificio, Prometeo lo schernì dando agli uomini la parte più succulenta del banchetto, si arrabbiò sul serio, condannando gli uomini alla mortalità. Tolse loro il fuoco e Prometeo rubò una scintilla dal carro di Elio (il sole) portandola sulla terra. Per questo venne punito, incatenato sulla vetta del Caucaso, dove un’aquila ogni giorno gli divorava il fegato che di notte ricresceva. Questo durò tremila anni, finchè Ercole lo liberò. Nel frattempo Giove aveva ordinato a Efesto di creare una donna provvista di doni meravigliosi (Pandora) che, a causa della sua superficialità cedette alla curiosità e aprì il vaso che le era stato affidato con un veto categorico: tutti i mali del mondo ne uscirono, rendendo per sempre infelice la vita umana. Restò solo la speranza (Spes ultima dea.).
 
Prometeo, eroe benefattore dell’umanità ebbe un culto molto diffuso in Atene che gli dedicò feste pubbliche in cui si percorrevano le strade con torce di fuoco. E’ una figura presente in tante opere letterarie e variamente interpretata. Chi è veramente? Il ribelle, il trasgressore, l’innocente, il colpevole, l’antidio, il Dio buono, il senza Dio, il super uomo, l’uomo alle prese con la sua coscienza?
Per Eschilo che gli dedica due tragedie, è il ribelle ma anche colui che si priva della sua condizione divina per amore dell’uomo, altri lo vedono addirittura come un antesignano del Cristo, nel medioevo verrà poi demonizzato, nel rinascimento sarà il simbolo del sapiente che libera l’uomo aiutandolo a realizzarsi da solo. Ogni epoca ha rivisitato il suo mito in modo diverso, nessuna lo ha trascurato perché simboleggia l’impegno, il sacrificio, il dono a beneficio degli altri.
 
Danila Corlando

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a cura di Ezio Falcomer

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