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Narciso

Nacque da Cefiso, divinità fluviale e dalla ninfa Liriope; alla madre che aveva consultato un indovino sulla vita del proprio figlioletto neonato era stato risposto: ”Vivrà finchè non conoscerà se stesso”.Egli era splendido e inebriante nella sua bellezza, amato da fanciulli e fanciulle. Ovidio racconta nelle Metamorfosi l’amore della ninfa Eco per lui che fugge e la sfugge. Eco era stata privata della voce da Era perché la intratteneva mentre Zeus intrecciava flirt con le ninfe. Disperata, dopo il rifiuto di Narciso Eco si ritira nei boschi dove si trasforma in pietra. Di lei resta solo il riflesso della voce. Nel frattempo la dea Nemesi (vendetta) maledice Narciso: ”Che possa innamorarsi lui e non possedere mai chi ama.” Narciso, fermo a una fonte, vede per la prima volta la sua immagine riflessa e s’innamora perdutamente di sé senza saperlo. Tenta di abbracciare il fanciullo nell’acqua ma trova il nulla. Ne morirà e verrà trasformato in un fiore il cui nome, Narciso deriva dal greco narke, torpore o morte.
Il fanciullo non riconosce l’altro, non può comunicare, il suo rapporto con Eco è una corrispondenza fra due riflessi, uno acustico, l’altro visivo. L’amore non può essere intransitivo. La chiave di lettura è qui “il rischio del fallimento”. La paura del fallimento esclude la possibilità del successo. Il narcisista rifiuta il confronto con altri che hanno la capacità di mettere in discussione l’IO distogliendolo dall’amore per sé e focalizzando l’affettività verso l’esterno’amore rompe il guscio narcisistico, chi ama è timoroso perché si mette nelle mani dell’altro. Il narcisista manca della fiducia primaria, non ha mai imparato a tradire se stesso perché troppo precocemente tradito dal mondo e costretto a rintanarsi nella sua corazza.
 
Danila Corlando

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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