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Osho Rajneesh

In modo molto indiretto, in modo molto delicato, Basho dice: “Prugni bagnati dalla luna...Non aver fretta, “Aspetta, la primavera arriverà.” 

 

È una metafora. Riguarda te, non gli alberi di prugne.

 

Devi solo aspettare, tutti hanno la loro primavera. Se aspetti nel modo giusto, la primavera può arrivare anche in questo momento. Dipende tutto dalla profondità della tua attesa. 
 

Tratto da: Osho, 
Hyakujo: The Everest of Zen
Copyright © 2002 Osho International Foundation

 

 

 

Il seme non può sapere cosa accadrà - il seme non ha mai conosciuto il fiore.
E il seme non può neppure credere di avere la potenzialità di diventare un fiore meraviglioso.
Il viaggio è lungo, ed è sempre più sicuro non affrontarlo mai,
poiché il sentiero è sconosciuto e nulla è garantito.
Nulla può essere garantito.
I rischi lungo il cammino sono infiniti, i trabocchetti in cui cadere moltissimi e il seme è al sicuro, nascosto all'interno del suo duro involucro.
Eppure il seme compie degli sforzi, fa tentativi; lascia cadere il rigido guscio che rappresenta la sua sicurezza, inizia a muoversi. E subito inizia la lotta: la battaglia col terreno, con le pietre e le rocce. Il seme era duro; il germoglio sarà estremamente fragile e i pericoli saranno immensi.
Per il seme non c'era pericolo, avrebbe potuto sopravvivere millenni, mentre per il germoglio i pericoli sono infiniti. Eppure si lancia verso l'ignoto, verso il sole, la fonte di luce, senza sapere dove andare, senza sapere il perché. Pesante è la croce da portare, però il seme ha un sogno, e va avanti.
Il sentiero dell'uomo è simile: è arduo e richiede molto coraggio.
Lo Zen afferma che, se abbandoni il sapere - e nel sapere è inclusa ogni cosa: il tuo nome, la tua identità, tutto quanto, poiché queste cose ti sono state date dagli altri - se lasci cadere tutto ciò che gli altri ti hanno dato, acquisirai nel tuo essere una qualità totalmente diversa: l'innocenza. Sarà una crocifissione della "persona", della personalità, e avverrà una resurrezione della tua innocenza: di nuovo tornerai a essere un bambino, rinato.
Buddha ha scelto una delle parole con maggior potenziale - shunyata.
Il termine inglese equivalente, "il nulla", non è altrettanto bello. Ecco perché vorrei tradurlo come "nessuna-cosa": perché il nulla non è semplice nulla, è tutto. Vibra di ogni possibilità. È potenziale, potenzialità assoluta. Ancora non è manifesto, ma contiene ogni cosa.
All'inizio è la natura, alla fine è la natura, perché dunque fare tanto chiasso nel mezzo? Perché preoccuparsi tanto, essere così ansiosi, così ambiziosi, nel mezzo; perché creare tanta disperazione?
L'intero viaggio va dal nulla al nulla.

Osho

 

 

 

  « Se non c'è uno specchio, non vuol dire che non hai un volto. »
 
(Osho, Con te e senza di te)
 
 
 
Osho, nato Chandra Mohan Jain (Hindi: चन्द्र मोहन जैन), anche noto come Acharya Rajneesh dagli anni Sessanta in poi e comeBhagwan Shree Rajneesh[1] negli anni Settanta e Ottanta (adottò il nome Osho - che significa probabilmente "oceanico" nel 1989) (Kuchwada11 dicembre 1931 – Pune19 gennaio 1990), è stato un filosofomistico e maestro spirituale (guruindiano, che acquisì seguito internazionale. I suoi insegnamenti sincretici enfatizzano l'importanza della meditazione, della consapevolezza, dell'amore, della celebrazione, della creatività e dell'umorismo - qualità che egli riteneva soppresse dall'adesione a sistemi di credenze statici, alla tradizione religiosa, al socialismo. Fu un forte critico delle religioni organizzate e dei sistemi di potere ad esse legati. Egli considerava la maggior parte delle credenze religiose come superstizioni che nascondevano la verità sull'illuminazione.[2] Le sue idee ebbero un notevole impatto sul pensiero New Age occidentale[3][4] e sulla controcultura ereditata dagli anni '60 e la loro popolarità è decisamente aumentata dalla sua morte.[5][6].

Osho era un professore di filosofia e viaggiò per l'India negli anni Sessanta del XX secolo come conferenziere. Le sue posizioni contro il socialismo e la religione istituzionale erano considerate controverse. Sosteneva anche una più aperta attitudine verso la sessualità, una posizione che gli guadagnò il nomignolo di "guru del sesso" presso la stampa indiana e successivamente internazionale[7]. Nel 1970 si stabilì per un po' a Bombay. Prese ad iniziare discepoli, noti come neo-sannyasin e assunse il ruolo di maestro spirituale. Nei suoi discorsi rentrerpretava gli scritti di tradizioni religiose, mistici e filosofi di tutto il mondo. Trasferitosi a Pune nel 1974, fondò un'ashram che attrasse un gran numero di occidentali. L'ashram offriva terapie derivate dallo Human Potential Movement ai suoi seguaci occidentali, e apparve sui giornali in India e all'estero, in particolare per i suoi insegnamenti permissivi e provocatori. Verso la fine degli anni Settanta, vi erano contrasti crescenti col governo e con la società indiani.

Nel 1981 Osho si trasferì negli Stati Uniti e i suoi seguaci fondarono una comune, in seguito nota come Rajneeshpuram, nello stato dell'Oregon. Entro un anno la guida della comune entrò in conflitto con i residenti locali, principalmente riguardo all'uso dei terreni, con episodi di ostilità da ambo le parti. L'ampia collezione di Rolls-Royce di Osho, donata da alcuni ricchi seguaci, divenne famosa. La comune di Osho collassò nel 1985, quando Osho in persona rivelò che i dirigenti della comune avevano commesso numerosi gravi crimini, incluso un attacco biologico contro i cittadini di The Dalles. Osho fu arrestato poco dopo e accusato di violazioni della legge sull'immigrazione. Fu estradato dopo una richiesta di patteggiamento.[8][9][10] Ventuno Stati gli negarono l'ingresso, e Osho dovette viaggiare a lungo prima di tornare a Pune, dove morì nel 1990. La sua ashram è oggi l'Osho International Meditation Resort.

 

(da wikipedia enciclopedia libera)

 

 

biografia

 

Osho nasce l'11 dicembre 1931 nel Madhya Pradesh, in India centrale. Fin dalla più tenera età si pone di fronte all'esistenza come spirito libero, desideroso di sperimentare la vita in prima persona, insofferente a regole e a norme imposte o acquisite ciecamente.
La sua ricerca della verità raggiunge il punto culminante all'età di ventun anni, il 21 marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di consapevolezza sperimentabile dall'uomo: l'illuminazione. Descritta in Oriente come "l'istante in cui la goccia si fonde nell'oceano, nell'attimo stesso in cui l'oceano si riversa nella goccia", per noi è più facile comprenderla come "la totale rottura e la caduta delle maschere con cui comunemente ci identifichiamo per sopravvivere e attraverso cui viviamo la nostra vita e i rapporti con gli altri, perdendo la capacità di metterci in contatto diretto con la realtà dell'esistenza".

Avere aperto gli occhi sulla realtà dell'esistenza così com'è, libera da pregiudizi, non condizionata da immagini mentali e non distorta da desideri e speranze, lo spinge a condividere quell'esperienza di trasformazione. Inizia quindi a viaggiare per tutta l'India, prima partecipando a convegni e dibattiti e successivamente (alla fine degli anni cinquanta) tenendo conferenze a folle di anche centomila persone. Termina comunque gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera universitaria come professore al Sanskrit College di Rajpur prima e come docente alla cattedra di filosofia presso l'università di Jabalpur dopo.

Solo agli inizi degli anni sessanta si sente pronto a intraprendere un tipo di lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a vivere la stessa esperienza da lui sperimentata. Tenta così di fare ciò che non può essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò che non potrà mai - per sua stessa natura - essere insegnato. Paradossalmente, è proprio a partire da questa "incomunicabilità" che a lui si uniscono alcuni ricercatori, la cui vera motivazione è conoscere il proprio essere direttamente, senza alcun tipo di mediazione. E nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di Meditazione durante i quali utilizza tecniche innovative, di tipo dinamico, in grado di aiutare a cogliere quel "silenzio oltre i silenzi" in cui la nostra vera natura si manifesta, nell'esplosione di un'esperienza indubitabile.

Nel 1966 Osho abbandona completamente la carriera universitaria e alla fine degli anni sessanta si stabilisce a Bombay, dando vita a un ashram, o "comunità spirituale", che viene trasferito a Pune il 21 marzo 1974, in occasione del ventunesimo anniversario della sua illuminazione.
Riconosciuto come "Maestro di Realtà" da quanti vivono intorno a lui, dopo un'esperienza in America, conclusasi tragicamente con il suo arresto e l'avvelenamento - scoperto grazie ad analisi mediche solo nel 1987 - l'ashram di Pune torna a essere il cuore del suo lavoro: qui Osho crea, alla fine degli anni Ottanta, un "laboratorio di crescita" il cui impatto richiama ancor oggi da ogni parte del mondo ricercatori del vero, consapevoli di trovare in questo luogo, fortemente immerso nella meditazione, lo stimolo esistenziale in grado di scuotere l'equilibrio interiore e spostare il centro della propria autoidentificazione dal senso di separatezza che ci contraddistingue a una profonda appartenenza alla vita.

Osho ha spiegato che questo nome con cui vuole essere ricordato deriva da "Oceanico" (pronunciato osheanic, in inglese). Questo termine, coniato dal filosofo inglese William James, è stato usato per indicare l'esperienza del "dissolversi nell'oceano dell'esistenza", comune alle varie forme di esperienza religiosa.
"Ma oceanico descrive solo l'esperienza" ha spiegato. "Come definire colui che fa quell'esperienza della vita? Per definirlo usiamo il termine 'Osho'".
Un suono, dunque, che evoca forti echi nel nostro essere, più che una figura storica... così Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, quasi a testimoniare che la ricerca del vero e l'evoluzione della consapevolezza, trascendono la vita del singolo individuo, appartenendo all'esistenza dell'uomo in quanto tale, nei secoli.

Osho ha affermato: "Io non faccio parte di alcun movimento. Il mio operare è qualcosa di eterno che sta accadendo da quando il primo uomo apparve sulla Terra e continuerà fino all'ultimo uomo. Non è un movimento, è l'essenza stessa dell'evoluzione: io sono parte dell'eterna evoluzione dell'uomo. Cercare la verità non è cosa nuova né vecchia. La ricerca del proprio essere non ha nulla a che fare con il tempo. Potrei non esserci più, ma ciò che sto facendo continuerebbe. Nessuno ne è il fondatore, nessuno ne è il leader, è un fenomeno immenso! Molti illuminati sono apparsi, hanno dato il loro contributo e sono scomparsi, ma il loro contributo ha condotto l'umanità un po' più in alto, l'ha resa un po' migliore, un po' più umana. Essi hanno lasciato il mondo un po' più bello di come l'avevano trovato".

 
 
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a cura di Ezio Falcomer

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