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L'elfo violinista - Tiziana Capocaccia

 
C’è un nonno panciuto che vive da qualche parte al polo nord. Porta regali a tutti i bimbi, il suo nome è Babbo Natale. Abita in una calda casetta di legno, con sua moglie. Accanto c’è un’enorme fabbrica di giocattoli che produce regali per ogni bambino del mondo da sempre. Per tutto l’anno Babbo Natale, aiutato da tutti i suoi amici elfi, lavora di buona lena all’industria dei giocattoli, finché la notte tra il 24 ed il 25 dicembre, indossato il suo abito più caldo, percorre tutta la terra a bordo della slitta, trainata dalle magiche renne volanti, per consegnare i doni. Di tanto in tanto, gli elfi più anziani vanno in pensione, lasciando il loro posto ai più giovani, che iniziano così ad imparare il mestiere.
In genere, non ci vuole molto tempo perché un elfo apprenda il lavoro, per loro è una vera e propria vocazione. Tuttavia, ad un certo punto, si creò un caso abbastanza particolare, che cambiò non poco le cose nell’industria dei giocattoli e nel modo di vedere le cose da parte di Babbo Natale. Il caso dell’elfo violinista. Un anno, sul finire dell’estate, momento in cui gli elfi anziani vanno in pensione, tra i giovani pronti ad entrare all’opera c’era anche Aranel, nipote di Tinúviel ormai pronto a ritirarsi, dopo 123 anni di onorata carriera. Secondo tradizione, il nuovo elfo andava a ricoprire la mansione del suo predecessore, ma Aranel non era felice. Durante il lavoro non faceva che sospirare.
Nessa, un’elfa più anziana che lavorava con lui era preoccupata, “cosa c’è che non va?” gli chiese “Nulla, solo...mi manca il mio violino”. “È vero” sorrise Nessa “tu suoni il violino, ed anche molto bene a quanto ho sentito dire. Beh, ma puoi suonare ogni volta che vuoi nel tempo libero” gli disse carezzandogli una guancia in segno d’affetto, ma Aranel si scostò quasi arrabbiato “Tu non capisci, non posso suonare nel tempo libero! Ho bisogno di suonare l’intera giornata. È l’unica cosa che mi faccia felice, l’unica che renda la mia vita degna d’essere vissuta!” rispose d’un fiato il giovane. Nessa lo osservò preoccupata, ma non disse più nulla. Entrambi tornarono al lavoro. I giorni proseguirono trasformandosi in settimane. Ad un certo punto, l’insoddisfazione di Aranel divenne insostenibile, oltre che per lui, anche per i suoi colleghi. Si distraeva, lasciando cadere le caramelle. Era cupo ed il suo umore depresso turbava gli altri che gli volevano bene. Nessa, preoccupata per lui, una volta gli disse “Domani potresti portare con te il violino e suonarlo nei momenti di pausa”. Aranel inarcò le sopracciglia e spalancò la bocca in un gran sorriso, come non gli si vedeva fare da settimane. “Ma certo!” esclamò “come ho fatto a non pensarci prima. Ti ringrazio Nessa, domani suonerò per te durante la pausa” concluse. Nessa sorrise, sicura di aver risolto il problema. L’indomani, Aranel arrivò al lavoro sorridente come non aveva mai fatto prima, stringendo tra le braccia la custodia del suo amato strumento. Il lavoro parve scorrere più agevole del solito per lui quel giorno, nella trepidante attesa di poter iniziare a suonare. Non appena arrivò il momento di fare pausa, Aranel corse a prendere il violino. Appoggiatolo sulla spalla, iniziò a suonare. Era davvero molto bravo. Nessa e gli altri colleghi rimasero incantati ad ascoltarlo. Fu veramente difficile ritornare al lavoro. Aranel avrebbe voluto continuare a suonare, ancora e ancora. Aranel continuò a portare con sé il violino ed ogni volta, si attardava a fine pausa per continuare a suonare. Gli altri elfi all’inizio ebbero pazienza, ma, dopo qualche settimana, divennero meno tolleranti. “Nessa, tu sei quella più in confidenza con lui” gli disse un giorno Lòlindir, l’elfo anziano che dirigeva il reparto, “è necessario che gli parli, non può suonare il violino invece di lavorare, abbiamo bisogno anche di lui, altrimenti l’attività non va avanti bene!” concluse. Nessa sapeva che Lòlindir aveva ragione, al tempo stesso, però, temeva di turbare l’animo del giovane, che invece era così pieno di vita quando poteva suonare e si limitò a sperare che col tempo Aranel avrebbe cambiato il suo comportamento. Purtroppo la previsione di Nessa non si avverò. Aranel continuava a passare la maggior parte del tempo a suonare il violino. La produzione ne risentiva, Lòlindir era preoccupato ed anche un po’ arrabbiato. Fu così che un giorno, durante una delle abituali riunioni tra Babbo Natale e gli elfi anziani di ogni reparto, Lòlindir fece presente la situazione. Babbo Natale si sorprese, non era mai capitato nulla di simile. Gli elfi si erano sempre impegnati al meglio nel loro lavoro. Qualcuno riusciva meglio di altri, ma è nella natura delle cose. Perlomeno era ciò che aveva pensato Babbo Natale fino a quel giorno. Quella sera ne parlò con sua moglie che gli suggerì di discuterne con Nessa che conosceva il giovane Aranel più degli altri. Così, dopo qualche giorno l’anziana elfa venne invitata a cena da Babbo Natale.
“Vedi ssa, non vorrei turbare Aranel, ma non posso neppure lasciare le cose come stanno, il vecchio Lòlindir è preoccupato” disse ad un certo punto Babbo Natale. “Lo so, così le cose non vanno, quel brontolone di Lòlindir si è lamentato anche con me. Se vuoi saperlo, penso che nemmeno lui sia tanto contento del suo lavoro. Aranel, perlomeno, cerca di assecondare le sue aspirazioni!” rispose Nessa. Babbo Natale rimase perplesso, ma non disse nulla dei pensieri che lo turbavano.
“Cos’hai caro?” gli chiese sua moglie più tardi “Ti vedo pensieroso” aggiunse. “Lo sono” rispose lui “ma ora è tardi, dormiamo” concluse. Qualche giorno dopo Babbo Natale tornò sull’argomento
 “Quel che più mi ha fatto riflettere sono state le parole di Nessa su Lòlindir” disse a sua moglie.
“Cosa vuoi dire, caro?”, “E se fosse sbagliato obbligare anel ad andare contro i suoi desideri? E se il vecchio Lòlindir, per quanto gran lavoratore, fosse burbero perché infelice di ciò che fa?” domandò.
“Sono contenta che tu abbia detto queste parole” rispose sua moglie “è proprio quello che ho pensato anch’io” disse “forse potresti parlare con Aranel” suggerì.
Babbo Natale ascoltò il consiglio, l’indomani andò a parlare ad Aranel. Già prima di entrare, poteva udire una bellissima musica, che veniva dal violino di Aranel. Gli elfi salutarono Babbo Natale. Tuttavia, mentre alcuni sorridevano, raccontando d’essere felici di udire il giovane elfo suonare. Altri erano tutt’altro che lieti di ascoltare la sua musica. “Non si impegna!” dicevano alcuni, “Suona invece di lavorare. Crede che non piacerebbe anche a noi coltivare un hobby, invece di lavorare?” obiettavano altri. Queste parole turbarono molto il vecchio Babbo Natale, che non poté non chiedere loro “Non siete felici di ciò che fate?”. Arrossirono dicendo che erano lieti. Babbo Natale non era del tutto convinto, ma lasciò correre. Proseguì verso Aranel. Gli parlò dicendogli quanto il suo aiuto fosse importante per gli altri rassicurandolo sul fatto che poteva suonare durante le pause. Aranel si dispiacque. Per quel giorno ripose il violino, osservando molti elfi annuire soddisfatti, mentre l’umore di Aranel divenne cupo. Dover mettere da parte la sua grande passione lo rattristò sempre più col passare del tempo.
Nessa decise di confidarsi con la moglie di Babbo Natale. “Quel ragazzo sta andando contro la sua natura” le disse “quel povero ragazzo è davvero depresso!” concluse preoccupata. Quella sera stessa, la moglie di Babbo Natale parlò a suo marito. “Caro, oggi Nessa è venuta a parlarmi” esordì “Ancora problemi col giovane Aranel?” domandò suo marito. “Beh, non sono sicura che il problema sia stato provocato da lui” gli rispose sua moglie “penso piuttosto che sia vittima innocente di una situazione” concluse.
Babbo Natale ascoltò con attenzione. “Che cosa posso fare?” disse dopo un po’ “Mi dispiace che Aranel non sia felice, ma mi dico che col tempo starà bene. Che abituandosi alla nuova attività, possa trovarla piacevole...” sua moglie lo interruppe “Credi che Lòlindir sia felice? Che abituandosi al lavoro, ne abbia tratto soddisfazione?”. Questa domanda lasciò Babbo Natale in silenzio per alcuni minuti. Lisciandosi la barba, rifletté sulle parole di sua moglie, che da sempre sapeva dirgli la cosa giusta. “Non posso più lasciare che Aranel vada contro la sua naturale propensione alla musica. Diventerebbe un vecchio burbero, proprio come Lòlindir” disse. “Domani stesso gli parlerò, farò in modo che si occupi della costruzione di strumenti musicali per i bambini e che, in molti momenti, possa allietare se stesso e gli altri suonando il suo amato violino” concluse. “Ben detto” concordò sua moglie “ma faresti una bella ingiustizia!” aggiunse. A queste parole Babbo Natale trasalì “Come un’ ingiustizia? Credevo fossi d’accordo con me sul dare ad Aranel l’opportunità di assecondare ciò che gli detta il cuore!” esclamò.
Sua moglie si spiegò meglio “Vedi caro, è giusto che il giovane Aranel possa realizzare la sua natura, non permetterglielo sarebbe una grande cattiveria, ma sarebbe altrettanto sbagliato permettere a lui di realizzare se stesso nell’attività che più ama, non dando la stessa opportunità anche ad altri”. Suo marito annuì, accarezzando la sua lunga barba bianca. “Dovrei parlare anche al vecchio Lòlindir, in realtà credo che al cosa migliore sarà parlare con ogni elfo, per chiedere a ciascuno se era davvero felice e, in caso contrario, aiutarlo. Ci saranno un bel po’ di cambiamenti da fare, ma ne varrà la pena” concluse soddisfatto di aver trovato la giusta soluzione al problema. Dopo alcuni giorni, Babbo Natale indisse una riunione generale, cui parteciparono tutti gli elfi. Fece loro un lungo discorso.
Non mi sono curato di ciò che ciascuno di voi desidera. Ho lasciato che il caso guidasse la vostra vita, non avrei dovuto”. Queste parole non colpirono solo Aranel, ma anche il vecchio Lòlindir e tutti quelli cui non era toccata in sorte un’attività che li rendesse davvero felici. Babbo Natale proseguì “Vi domando scusa, perché ho trascurato la vostra vera natura, invece di spingervi ad attività che vi permettessero di realizzare al meglio la vostra personalità, ho lasciato la scelta al caso, alla necessità. Devo aver reso infelice più di qualcuno. Ora però è mia intenzione rimediare”. Molti arrossirono, ma sorrisero anche. Alcuni che, come Aranel, si trovavano a svolgere una mansione lontana dalla propria indole, si commossero. Ci furono alcuni cambiamenti nella fabbrica di giocattoli. Babbo Natale aveva detto a tutti di andare a parlare con lui, per discutere con ciascuno della sua condizione. Tutti gli elfi lo avevano fatto. Chi per dichiararsi soddisfatto, chi per aprire il suo cuore, confidando le sue aspirazioni, fino ad allora represse per senso del dovere. Aranel, con sua grande gioia, fu spostato al reparto strumenti musicali, riservandosi del tempo per suonare.
Solo Lòlindir non era andato a parlare con Babbo Natale e, mentre ora tutti erano davvero soddisfatti di mettersi al lavoro ogni giorno, lui rimaneva scontroso e cupo. Si lamentava di continuo “Sono stati premiati i lavativi!” diceva “io sì, che so cosa voglion dire forza di volontà e spirito di sacrificio!” ripeteva a tutti quanti. “Credo che dovrò andare a parlare col vecchio Lòlindir” disse una sera Babbo Natale a sua moglie. “Fai bene, perché ne ha più bisogno di tutti gli altri” rispose Ireth.
Pochi giorni dopo, si presentò l’occasione. Babbo Natale si trovava nell’ufficio letterine, insieme agli elfi addetti alla lettura. Passò di là proprio il vecchio Lòlindir, che, entrando, spalancò gli occhi, perdendo l’espressione accigliata. Babbo Natale lo invitò ad avvicinarsi. Guardando il vecchio elfo, capì i suoi pensieri e gli disse “Ti piacerebbe aiutarmi qui?”. Lòlindir non sapeva cosa dire “Oh, ecco se tu hai bisogno, lo faccio volentieri, ma questo non significa che non voglia più svolgere il mio dovere al reparto ‘incarto caramelle’!” concluse irrigidendosi. “Caro amico mio, ora basta. So con quanto senso del dovere mi hai aiutato in tutti questi anni, negandoti la possibilità di realizzare davvero la tua natura. Ora, so che le caramelle e i loro sapori gustosi non sono la tua inclinazione. Finalmente, mi rendo conto di quanto ami leggere. È tra le letterine dei bambini, con l’amorevole attenzione di un nonno, che è il tuo posto. Ti voglio qui d’ora in poi” concluse.
Lòlindir aveva gli occhi lucidi, dopo aver ascoltato le parole di Babbo Natale. Si sentiva riconosciuto nella sua più intima vocazione. Smise di essere il vecchio burbero e cupo che tutti conoscevano, diventando un sorridente nonnetto. Da allora in poi, Babbo Natale si preoccupò che i giovani elfi potessero seguire le loro passioni, non lasciando più la felicità al caso. È importante che ciascuno possa fare quel che più desidera. Quando chi ci ama riconosce la nostra vera natura ci rende davvero felici.
 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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