Scritto da © Manuela Verbasi - Ven, 08/10/2010 - 12:02
Siamo negli anni ’50, in un piccolo paesino sperduto sull’appennino emiliano, che nella realtà non esiste ma potrebbe benissimo non essere così.
Il protagonista è una guardia forestale che, dopo aver perso la moglie a causa di un incidente legato ad un terribile fatto di cronaca locale, si riversa a capofitto nel lavoro facendosi assegnare ad una postazione assai remota, tra monti ricoperti di boschi, popolati da lupi e abitati da gente schiva, misteriosa… Saverio è solo su quelle montagne -ricoperte di neve in inverno, fresche e profumate d’estate- che ritrova la pace con se stesso.
E’ nel silenzio popolato da animali invisibili eppur presenti che fa pace con la propria coscienza per i sensi di colpa legati al rapporto con la figlia affetta da epilessia che vede troppo poco, proprio come poco vede i suoi genitori… E paradossalmente è in uno strano rapporto di sfida e di rispetto con una lupa che trova, alla fine del libro, le risposte alle sue domande più difficili.
Il protagonista è una guardia forestale che, dopo aver perso la moglie a causa di un incidente legato ad un terribile fatto di cronaca locale, si riversa a capofitto nel lavoro facendosi assegnare ad una postazione assai remota, tra monti ricoperti di boschi, popolati da lupi e abitati da gente schiva, misteriosa… Saverio è solo su quelle montagne -ricoperte di neve in inverno, fresche e profumate d’estate- che ritrova la pace con se stesso.
E’ nel silenzio popolato da animali invisibili eppur presenti che fa pace con la propria coscienza per i sensi di colpa legati al rapporto con la figlia affetta da epilessia che vede troppo poco, proprio come poco vede i suoi genitori… E paradossalmente è in uno strano rapporto di sfida e di rispetto con una lupa che trova, alla fine del libro, le risposte alle sue domande più difficili.
“Come il lupo” è una bella storia di provincia all’interno della quale si sviluppa e si risolve un piccolo giallo a suo modo inquietante: il ritrovamento dei resti di un cadavere che sembra vecchio di centinaia di anni ma che poi non si rivela tale, legato ad un mistero che avvolge una piccola comunità montana la cui attività principale consiste nella produzione di un pregiatissimo vino, il “San Guilatrone” i cui vitigni hanno una caratteristica davvero singolare: se guardati in controluce i bianchi acini rivelano strane venature rosse, come se si trattasse di sangue… Saverio si trova a dover decidere mettendo sul piatto della bilancia “ciò che è giusto di diritto” e “ciò che è saggio di fatto”: la decisione non sarà semplice, ma alla fine prevarrà il buonsenso e l’istinto..
Scritto con una notevole ricchezza lessicale questo libro ci regala descrizioni particolareggiate che trasportano il lettore davvero sul luogo; il ritmo è tranquillo come se fosse scandito dalla vita tra i monti e consente di gustare i dettagli della vicenda. Da segnalare la potente figura femminile dell’anziana del paese, magistralmente dipinta dalla penna di questo promettente autore italiano.
Federica Venanzi
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