Poesie
Altri la chiamano
Non sono poeta.
Scrivo.
Altri mi chiamano,
hanno chiamato.
non ho scelto
il mio nome
Tu,
potevi scegliere,
decidere il mio nome,
farne parte.
ora non so più
come mi chiami
Nonostante,
scriverò ancora di te,
anche se ora so che l’eco
è aliena al tuo mondo.
E non mi ripetere
la chiamo poesia,
l’hai scritta tu
non mi lusinga.
La uccidi.
Frattaglie, mie
sono frattaglie /quelle che scrivo
stracci di carne /quand’ero vivo
rimasti sul desco /del ristorante
di vita trascorsa /senza badante
scrivi m’han detto /che ti fa bene
è propedeutico /conforta le pene
così sbarazzi /le scorie indecenti
delle bugie /incastrate tra i denti
Il resto è sepolto
sotto vecchie cicatrici
mai asciugate.
frattaglie
Pezzo per pezzo
impresse nel bianco
ne fo poesia.
come sindone blasfema
Non eri un peso
Eri leggero
quando spingevo
nella carrozzina
i tuoi cinquant’anni
lungo le corsie.
Non eri un peso
quando ti aggrappavi
alle mie spalle
e scordavi il letto
per pochi momenti.
Non eri un peso,
quando trattenevo
il tuo desiderio
di prendere il volo
assieme alle rondini.
Poi,
fu macigno la vita,
la tua assenza,
papà.
Overbooking
quando verrà l’ora
se l’assenza sarà vento
nelle tue mani
e piombo i tuoi piedi
non sarà facile
partire insieme
non cercarmi
il silenzio mentirà
“non c’era posto
accanto al finestrino”
sarò dentro di te