Franco
Pucci


Poesie

Altri la chiamano

Non sono poeta.
Scrivo.
Altri mi chiamano,
hanno chiamato.
            non ho scelto
            il mio nome
Tu,
potevi scegliere,
decidere il mio nome,
farne parte.
            ora non so più
            come mi chiami
Nonostante,
scriverò ancora di te,
anche se ora so che l’eco
è aliena al tuo mondo.
E non mi ripetere
            la chiamo poesia,
             l’hai scritta tu
non mi lusinga.
La uccidi.

Frattaglie, mie

sono frattaglie /quelle che scrivo
stracci di carne /quand’ero vivo
rimasti sul desco /del ristorante
di vita trascorsa /senza badante

scrivi m’han detto /che ti fa bene
è propedeutico /conforta le pene
così sbarazzi /le scorie indecenti
delle bugie /incastrate tra i denti


Il resto è sepolto
sotto vecchie cicatrici
mai asciugate.

                        frattaglie

Pezzo per pezzo
impresse nel bianco
ne fo poesia.

                 come sindone blasfema

Non eri un peso

Eri leggero
quando spingevo
nella carrozzina
i tuoi cinquant’anni
lungo le corsie.

Non eri un peso
quando ti aggrappavi
alle mie spalle
e scordavi il letto
per pochi momenti.

Non eri un peso,
quando trattenevo
il tuo desiderio
di prendere il volo
assieme alle rondini.

Poi,
fu macigno la vita,
la tua assenza,
papà.

Overbooking

quando verrà l’ora
se l’assenza sarà vento
nelle tue mani
e piombo i tuoi piedi

                   non sarà facile
                   partire insieme

non cercarmi
il silenzio mentirà
“non c’era posto
accanto al finestrino”

                   sarò dentro di te