Recensioni Films
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Memorie di una Geisha
Un film di Rob Marshall. Con Zhang Ziyi, Ken Watanabe, Kôji Yakusho, Michelle Yeoh, Kaori Momoi.Titolo originale Memoirs of a Geisha. Drammatico, durata 137 min. - USA 2005.
Finalmente ho avuto l'occasione di vedere questo stupendo film tratto dal romanzo di Arthur Golden e liberamente ispirato alle vicende biografiche di Mineko Iwasaki. La trama è ambientata nella città di Kyoto nella quale la piccola Chiyo, futura Saiyuri, dovrà frequentare l'okiya, ovvero la casa delle geishe, alla quale era stata venduta dai genitori malati. La vita della piccola Chiyo non sarà facile anche perchè intralciata dalla maiko Hatsumomo che attraverso una serie di inganni tenterà, purtroppo con successo, di rovinare la carriera da geisha della piccola Chiyo all'intenro dell'okiya. All'età di 9 anni Chiyo incontra l'uomo che cambierà la sua vita, un non meglio definito Direttore Generale del quale si innamorerà perdutamente. Grazie alla sua tacita intercessione Chiyo cambierà okiya e verrà protetta ed istruita da Mameha, sarà ribattezzata sotto il nome di Saiyuri. Da questo momento inizierà la sua educazione da geisha vera e propria ed in poco tempo riuscirà a scardinare il primato di Hatsumomo, ma la mia narrazione si ferma qui. Diversi sono i passaggi di questo film che mi hanno emozionata e che sono degni di riflessione. Innanzitutto Chiyo-Saiyuri possiede una particolarità inusuale per un orientale : gli occhi azzurri. Secondo la definizione che viene fuori dal film avere gli occhi azzurri significa essere dominati dall'elemento acqua, uno degli elementi naturali più forti poichè capace di distruggere, spegnere il fuoco e aprirsi dei varchi ove pare impossibile, ed infatti la vita di Chiyo è costituita dalla sua ferma volontà di amare il Direttore Generale, anche tacitamente e segretamente, purchè ella possa farlo. Un altro particolare degno di nota è la descrizione struggente delle Geishe e della loro vita in cui viene sottolineata la funzione estetica ed il piacere, non sessuale, che elle dovevano essere capaci di donare agli uomini. Erano donne che venivano istruite a qualsiasi tipo di arte di intrattenimento, incaranavano un simbolo di raffinatezza eterea ed immaterica, delle bambole di cristallo costrette a mettere da parte il proprio cuore e i sentimenti. Sinceramente non so quanto questo sia vero storicamente, i giapponesi hanno sempre avuto una cultura particolare fondata su valori precisi e severi, ma ciò non toglie che molte caratteristiche siano state enfatizzate dal film e alcune parti del romanzo sembra che, addirittura, siano state create senza fondamento, motivo scatenante della querela che la ex-geisha Mineko Iwasaki mosse contro Golden. A parte queste piccole notizie da confermare, ho trovato il film veramente stupendo, fa emozionare e muovere qualcosa dentro l'animo. Vivamente consigliato. Alexis
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I Sette Samurai
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Il Settimo Sigillo
Un film di Ingmar Bergman. Con Bibi Andersson, Max von Sydow, Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot, Nils Poppe. Titolo originale Det Sjunde Inseglet. Drammatico, b/n durata 96 min. - Svezia 1956.
La trama, storicamente allocata nel periodo medievale della peste ( 1300 ca.), è costituita da diverse storie che si intrecciano sullo sfondo di un avvenimento comune e cruciale: una partita a scacchi con la Morte. Il personaggio che decide di sfidare la Morte al suo gioco preferito è uno dei due crociati in ritorno dalla battaglia in preda ad un a crisi mistica. Le due figure in questione, i due compagni di guerra, sono, non a caso, diametralmente opposti l'uno dall'altro: in uno regna il cinismo, la disillusione, la piena consapevolezza che la "guerra santa" non è altro che l'astuta manovra di "qualcuno che è rimasto felicemente seduto al riparo dai pericoli", mentre nell'altro si insinua il dubbio, quel dubbio che genera la crisi, quella speranza di non aver ucciso per nulla che culmina nel dialogo con la ragazza posseduta e condannata al rogo, la volontà di redimerla e salvarla. La scelta di Bergman di porre queste figure antitetiche sotto le vesti di due crociati è già un chiaro segnale di un'aperta critica mossa a quella religiosità frammista a bigottismo e superstizione che impera nel racconto, dalla sfilata dei flaggellanti, umili uomini costretti a mortificare se stessi in nome di un dio osannato dai frati indenni, allo schernimento dell'attore costretto a danzare come un pagliaccio sui tavoli e continuamente umiliato dagli spettatori che, poco prima, avevano amaramente dialogato sulla punizione divina, sulla peste, sulla fine. La Morte è vista come una liberazione dal mondo, dalle sue pene e dalle sue contraddizioni che costano caro alla vita degli innocenti, il prolungamento concesso da essa al soldato è ancorato alla volontà di quest'ultimo di cercare una risposta da Dio, dal dio nel quale egli ha fermamente creduto durante la caccia all'infedele e che adesso sembra non vedere più, offuscato e annebbiato dalle malattie, dalle guerre e dalla violenza degli uomini, la Morte è la degna fine, la miglior fine di un viaggio, di un pellegrinaggio percorso alla volta della conoscenza e al recupero della Fede, quella vera ed autentica. Ed Essa salva la piccola famigliola di artisti, quasi a voler loro concedere la possibilità di guardare avanti, di conoscere il mondo nella sua più rigogliosa prosperità e positività in virtù, anche, della nuova vita che la coppia accoglie; una luce di speranza che si illumina alla fine del film non a caso donata a chi ha la possibilità di "vedere" ciò che gli altri non vedono. Alexis
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300
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Seven Swords
Un film di Tsui Hark. Con Donnie Yen, Leon Lai, Charlie Young, Honglei Sun, Yi Lu, So Yeun Kim, Kar-leung Lau.Titolo originale Qi Jian. Azione, durata 144 min. - Hong Kong 2005.
Non c'è nulla da fare: il cinema made in Estremo Oriente mi affascina e ieri ho avuto l'occasione di vedere su Rete4 in prima tv assoluta questo film di Tsui Hark del 2005. La vicenda narra della difficile situazione cinese intorno al 1660 ca, agli albori della dinastia Ching, anni in cui venne emesso un editto che vietò la pratica delle arti marziali in tutto il Paese. A sostenere questa ignobile causa fu chiamato il corrotto generale Vento di Fuoco, il quale, avvalendosi di guerrieri scelti e sanguinari, mise a ferro e fuoco diversi villaggi uccidendone tutti gli abitanti per ricavarne il maggior numero di compensi monetari, finchè uno strano anziano non apparve nell'ultimo villaggio distrutto impossessandosi delle tavolette recanti i nomi delle vittime. Egli è una delle Sette Spade. Dopo essersi scontrato con un guerriero di Vento di Fuoco, il vecchio ferito fu portato da una giovane al proprio villaggio, ricevendo cure e una condanna a morte per una vecchia questione con un abitante del villaggio. La ragazza che lo aveva salvato, però, avvertì che quell'uomo aveva qualcosa di molto importante da svelare e decise di organizzare una fuga insieme ad uno stalliere, suo amico. Loro sono Wu Yuanyin The (la cascata del paradiso) e Han Zhibang (la Divinità), le Quinta e la Sesta Spada. I ragazzi verranno condotti dall'anziano sul Tian dove incontreranno le restanti spade (Yang Yunchong (la transitorietà), Chu Zaonan (il dragone), Tai Li Wu (I cacciatori delle stelle) e Mulang (il raggio celeste) ) e da qui inizierà la loro avventura per la difesa del villaggio e la sconfitta dell'armata di Vento Di Fuoco. Con la trama mi fermo qui.Le prime scene del film sono connotate da uno strano e particolare effetto seppia che attenua tutti i contrasti tra colori, mettendo in risalto solo il rosso, colore del sangue della violenza dell'armata di Vento di Fuoco e per tutta la durata del film la fotografia la farà da padrone per sottolineare avvenimenti, stati d'animo e persionaggi, alcune scene appaiono addirittura in rallenty, quasi a voler dare visivamente il senso dello spessore di quella determinata immagine. Le vicessitudini dei personaggi volano veloci come le lame delle sette spade, i combattimenti sono cruenti, ma mai eccessivi. E' sempre presente un'eleganza di fondo tipicamente orientale; i guerrieri diventano leggeri come piume e ogni aneddoto ha un preciso significato e connotazione all'interno della trama, così come vige la totale interconnessione tra armi e personaggi, altro aspetto simbolico-narrativo tipicamente orientale. Alexis
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Australia
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Apocalypto
Un film di Mel Gibson. Con Rudy Youngblood, Dalia Hernandez, Jonathan Brewer, Morris Birdyellowhead, Carlos Emilio Baez.Azione, durata 139 min. - USA 2006. - Eagle Pictures.
«Una grande civiltà viene conquistata dall'esterno solo quando si è distrutta dall'interno.» Con questa frase si aprono le scene di questa particolarissima pellicola che tenta di ricreare uno spaccato della civiltà Maya ai tempi della conquista spagnola, 1519. Un gruppo di cacciatori-guerrieri si adopera nella cattura di un tapiro, che sarà il pasto quotidiano e tra le risa e gli scherzi dalle tinte grottesche uno di loro, Zampa di Giaguaro, avverte delle presenze nella foresta. Ad un tratto si configurano nel fogliame delle sagome di uomini, ragazzi, donne, bambini e vecchi distrutti dalla malattia, una sorta di peste e l'incontro ravvicinato con questa gente spaventata insidia qualcosa nel cuore di Giaguaro, qualcosa di ancora sconosciuto per il giovane. Il gruppo torna al proprio villaggio dove regna l' ilarità e la giocondità, si raccontano storie, si balla, si ride e tutto sembra procedere regolarmente fino al mattino, ma l'abbaiare costante ed insistente di un cane squarcia il silenzio della foresta svegliando Zampa di Giaguaro e la moglie. Ad un tratto il cane tace e riaffiora alla memoria un sogno premonitore che Zampa di Giaguaro aveva fatto poco prima, si accorge del pericolo: una tribù più forte sta per avvicniarsi al villaggio per distruggerlo. Giaguaro porta sua moglie ed il suo primogenito in una grotta vicina per tarli in salvo, lui torna sul campo a combattere e viene fatto prigioniero. Da qui inizia il lungo ed insidioso viaggo del ragazzo verso la città da cui proviene la tribù nemica ed è un susseguirsi di violenza, di paura, di pericolo e di mistero. Lungo il tragitto una bambina appestata pronuncia una profezia che sa di morte e distruzione, la città pullula di schiavi, di sangue, di morte e di ricchezza sfrenata, di abbondanza sudicia: "where the Earth bleeds" - "dove la terra sanguina" così è definito questo luogo. La corruzione di una civiltà cittadina lotana dalla quiete e dalla semplicità del villaggio. E da qui sospendo il racconto perchè è bene non svelarne la conclusione per chi volesse guardare questo film. Sono diversi gli spunti di riflessione che Apocalypto riesce a suscitare. Intanto c'è la volontà di mettere in discussione la ormai assodata tesi sulla fine delle popolazioni precolombiane, la quale è stata attribuita agli Europei, cercando di aprire delle parentesi critiche sugli usi e costumi "primitivi et barbari" della civiltà Maya; tale interpretazione può essere accolta, anche se personalmente non la condivido per nulla, perchè si rischierebbe in tal modo di discolpare e di insabbiare le atrocità compiute dagli europei in suolo americano, le quali non furono affatto meno cruente dei sacrifici umani Maya. In secondo luogo viene affrontato il tema della paura, la più rovinosa delle malattie umane, colei che blocca quando c'è bisogno di agire o spinge ad azioni istintive che il più delle volte portano alla rovina di se stessi, importante in questo senso il monito del padre di Zampa di Giaguaro e il soprannome che viene dato a quest'ultimo da un guerriero della trbù nemica: Almost - Quasi. Per quanto riguarda la ricostruzione degli usi e costumi, delle capigliature e degli abiti cerimoniali, delle maschere e dei tatuaggi della civiltà Maya devo dire che mi è piaciuto parecchio. Una pecca fondamentale riguarda certe espressioni dialogiche, troppo americanizzate e modernizzate, ma forse anche questo è un escamotage per sfatare il mito della solennità delle civiltà antiche e personalmente avrei cercato di focalizzare di più l'attenzione sulla cultura Maya, ma il disegno del regista era comunque finalizzato a mostrare le brutture di tali civiltà, per questo forse sono rimasta un pò delusa dalla trama, perchè i mezzi per creare qualcosa di migliore e spettacolare c'erano, ma gli intenti no. Alexis
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-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Film di autori vari
-La città Proibita, Memorie di una Geisha, I sette samurai, Il settimo Sigillo, 300, Seven Swords, Australia, Apocalypto
-Recensioni: Alexis, duevitecolorate
-Editing: Alexis, Emy Coratti, Manuela Verbasi
-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto
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